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Partenopeismi

#MyDimaro 9 – Dalla meccanica sarristica allo scacchiere liquido

Un occhio poggiato su di una realtà è un occhio che registra. Sul campo di Carciato per nove giorni si è posato il mio. Una visione soggettiva, certo. Un’ottica inconsueta, inusuale, momentanea e a tempo determinato, che si esaurisce in concomitanza con il nostro arrivederci a Dimaro.

Domani lascio il Trentino e con esso il solito clima piacevole, a trecentosessanta gradi.

Qui ho fatto il pieno del nuovo Napoli di Carlo Ancelotti.

Il clima

Molto positivo, come al solito. E’ notorio che l’aria che si respira nello spogliatoio azzurro è salubre, come quella della Val di Sole. Merito della società: unire qualità tecniche a quelle umane è stata sempre una prerogativa fondamentale. E i frutti si vedono.

Ancelotti si è inserito alla grande in un contesto già collaudato. Gli strumenti usati? Tanta umiltà e zero arroganza. Due assiomi che di solito si associano ad aggettivi invertiti se riferiti ad un tecnico del suo blasone.

Un uomo calato

Si è parlato di spiegazioni dettagliate e personalizzate, di umore goliardico alla faccia dell’aspetto burbero, di docce fatte con i calciatori. Tutto vero. Carlo Ancelotti è proprio così, un uomo che è rimasto normale, umile ma consapevole. Un uomo intelligente che ha saputo calarsi nella realtà Napoli con una disinvoltura disarmante.

Sul campo, quasi sempre sotto un sole cocente, ha seguito tutto con particolare attenzione, seguendo tutto il gruppo, parte di gruppo o anche il singolo calciatore. La sua voce si è fatta sentire spesso, in tribuna mi è arrivata chiara: quasi tutti i “richiami” sono stati di natura tattica, relativi a suggerimenti ai possessori di palla durante le partitine a campo ridotto, oppure ai tempi di gioco.

Passo lento e goffo, capo chinato, questa la sagoma del mister. A una manciata di metri da lui il figlio Davide, emblema di tutte le sue qualità umane racchiuse in una silhouette giovane e dinamica.

Una rosa ottima e recettiva

Anche qui a Dimaro non è passato giorno in cui non si pensasse a Cavani o a Benzema. Così come non è passato giorno ad esaltare il pedigree di Carlo Ancelotti. In pochi, in pochissimi, hanno esaltato ciò che forse ha più valore in assoluto: il calibro di questa rosa.

Ho cercato di cogliere ogni sfumatura delle espressioni di Carlo Ancelotti, mi sono finanche chiesto se l’inarcamento del sopracciglio sinistro fosse casuale o legato agli argomenti a lui sottoposti. Ne sono venuto fuori con la convinzione più bella: a Carlo questa rosa piace davvero.

Le novità sul campo

La linea non è tutto

Nessuna ossessione per la linea difensiva e nessuna esercitazione specifica per i quattro di difesa. Carlo Ancelotti ha allenato i difensori sempre in situazioni di gioco, privilegiando condizioni attive ad esercitazioni passive avulse dal gioco a tutto campo.

I terzini a braccetto

In fase propositiva spingono entrambi dando doppia possibilità ai costruttori di gioco di scaricare palla verso gli esterni. Prerogativa del prototipo dei terzini? Avere il piede buono. L’interprete del ruolo si trova spessissimo in situazioni di gioco che preludono alla conclusione verso la porta avversaria. Carlo Ancelotti ha spesso gridato loro “cerca la porta!”, intendendo dire che la palla andava messa in direzione area piccola del portiere.

Catalizzare senza magnetizzare

Abbiamo tremato, tutti. Me compreso. Hamsik nel ruolo di vertice basso lo abbiamo visto come una minaccia all’imperforabilità della difesa azzurra. Questi giorni di ritiro mi hanno fatto comprendere che il duo Hamsik/Diawara non saranno i sostituti di Jorginho. Occuperanno la stessa posizione di campo, ma saranno entrambi meno catalizzatori, potranno proporsi in fase offensiva ed essere “coperti” da una delle due mezz’ali, non saranno necessariamente binari su cui scorrerà la manovra azzurra.

Gli esterni alti? Saranno Ghoulam e Hysaj

E’ stata una rivoluzione terminologica. Da Sarri ad Ancelotti gli esterni sono diventati interni, i terzini sono diventate ali. I Vari Insigne, Verdi, Callejon, Ounas, Mertens, sfrutteranno le loro qualità sul breve in posizione più accentrata sulla trequarti campo, pronti a ricever palla dalle retrovie ed innescare il gioco sugli esterni alti (Ghoulam e Hysaj), saliti a dar man forte alla manovra d’attacco.

Un calciatore completo

Nel ruolo di centravanti il mister vuole un calciatore prestante, che sappia difendere palla e smistarla, insomma, un calciatore completo. La ricerca sul mercato di una punta posa ombre su Milik e Inglese. Se un acquisto in questo reparto dovesse andare a buon fine, uno dei due sarà in uscita.

Lascio a Dimaro un gruppo fantastico e coeso. Ma anche qualche perplessità, qualche timore: il tiki-taka sarriano affolla ancora la casella dei mie ricordi e dinanzi a noi abbiamo un orizzonte tutto nuovo. Noi, tutti, dovremmo abituarci e disabituarci al tempo stesso, sperando che i risultati ci diano da subito ragione.

MyDimaro finisce qui. Almeno per quest’anno. E lo fa forse sul più bello.

Paradossale, vero? Almeno quanto l’aver visto Carlo Ancelotti sempre in tuta e Maurizio Sarri a Londra in giacca e cravatta.

 

 

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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