Ecco, forse bisognerebbe partire da questa affermazione di Carlo Ancelotti per far discendere tutto il resto.
Leggendo un poco qui ed un poco là nel piccolo microcosmo della realtà del Calcio Napoli, tra siti di pseudo informazione sportiva, freelance, opinionisti ben informati, giornalisti d’accatto, tifosi che dicono di amare la maglia e personaggi in cerca d’autore, c’è una voce comune che descrive un Napoli in grande difficoltà. Una squadra poco competitiva, che pare si sia indebolita, che molto probabilmente tirerà la cuoia già nel prossimo campionato, anche grazie ad un calendario mefitico sin dall’inizio, tra scontri diretti e Champions League.
Sono già tutti pronti con la carabina di precisione puntata o con la lupara a rosa di pallini in modo da non mancare un bersaglio facile facile, sparare in quel punto sarebbe davvero un gioco da ragazzi. Anzi, dopo la brutta figura di ieri sera (perchè di brutta figura si è trattato), il bersaglio è già bello e a fuoco nel mirino.
Tira una brutta aria, come non la si respirava da molti anni e, se i risultati sportivi non dovessero dare gli esiti sperati, ci sarà la resa dei conti: ‘Una sfida all’OK Corral’ in salsa partenopea tra papponisti ed anti-papponisti. Si potranno immaginare schiere di tifosi con coppolone, maschere di pulcinella e randello in mano fare le ronde tra via Chiatamone e Castel Volturno alla caccia di chi è un fervente seguace del presidente più odiato della storia del Napoli.
Oramai in questo Paese funziona così, o sei con me o sei contro di me, in tutti i campi: politica, discussioni social, realtà virtuali o reali, ed ancor di più in un ambito come quello sportivo in cui il tifo, il tenere per dei colori, acuisce tali pulsioni. Spesso e volentieri si va oltre, si costruiscono teoremi che montano in maniera abnorme come fosse pasta per le pizze, un blob informe, senza senso, che attanaglia tutti dai più esagitati ai più equilibrati. Una voce, una confidenza, una semplice idea buttata lì così quasi per gioco, si trasforma in notizia, in rivelazione fatta dall’amico dell’amico, dall’avvocato amico dell’amico avvocato e quando poi non si verifica, cresce la frustrazione. Tutto si tramuta in un nonnulla, si trasfigura in biglietti d’aereo, in alberghi prenotati, in visite mediche ormai imminenti, in messaggi da lanciare nelle chat, prima di tutti e con la fatidica frase a corredo: “E’ fatta”.
La SSC Napoli, i suoi sostenitori e la città sembrano essere ad un bivio e sembra quanto di più inspiegabile e grottesco possa esistere. Tutto quanto costruito in questi anni, potrebbe sgretolarsi in appena 10 giornate di campionato, oppure magicamente risorgere in termini di entusiasmo e vitalità, ed ovviamente in quest’ultimo caso tutti a dire: ‘L’avevo detto io’ dimentichi delle panzane cavalcate appena pochi giorni prima. Molto dipenderà dai risultati del campo, gli unici fatti inoppugnabili, le uniche certezze che non si possono inventare o mistificare. Un pallone che varca una linea di porta una volta più degli avversari, anche se il tuo gioco, non sarà di una bellezza scintillante come quella del toscanaccio di Chelsea.
Carlo Ancelotti, è questo il compito più arduo che ti attende: dovrai continuare a divertirti, a chiudere quei ragazzi nel tuo spogliatoio, lontano da tutto e da tutti e dovrai far di tutto per diventare pericoloso, così come hai detto in questi giorni. Hai davanti un compito difficile, forse impossibile, forse il più difficile della tua scintillante carriera e se ne uscirai da vincente, come tutti si auspicano, avrai compiuto il miracolo, più di San Gennaro e, come lui, verrai venerato, come sempre accade ad una città alla perenne ricerca di un santo a cui rivolgersi che possa salvarla. Tutto l’ambiente del calcio a Napoli, non sta attendendo altro che spingere dalla rupe ‘il cafone romano’ (diavolo e non santo) con tutti i sui seguaci. E’ già accaduto in passato, quando un signore spagnolo, fu tacciato di essere aziendalista, come te. ‘Il chiattone’ ebbe l’ardire di dire a tutti la verità, commise l’imperdonabile svista di essere sincero e questa cosa non gli venne mai perdonata, nonostante avesse regalato gli ultimi trofei veri alla società ed a questa città.
Rafa Benitez ha commesso molti errori, ma ha anche sponsorizzato spesso una frase importante “Spalla a Spalla”, in quella frase, con quelle tre semplici parole ci ha fatto comprendere tutta l’inadeguatezza di un ambiente che è individuale nel DNA. Ci ha fatto capire che per vincere, oltre che una società sana, un presidente esteticamente discutibile ma fondamentalmente bravo come imprenditore, un allenatore all’altezza, una rosa competitiva checché se ne dica, c’è bisogno di altro: di un ambiente contiguo alla società fatto di giornalisti, operatori del settore e tifosi, che debbano si criticare quando è giusto farlo e nei modi corretti, ma che nel momento della pugna e del bisogno siano corpo unico. Questa città però ha bisogno di chi la blandisca, che addirittura la faccia sentire unica, ma anche in quel caso, come nella circostanza del triennio sarriano, il tifoso napoletano ha avuto modo di discettare sulle incapacità del migliore allenatore che forse abbia mai conosciuto. Napoli è realtà complicata in tutti i campi, il calcio è però, al momento, l’unico settore in cui riesce ad esprimere una eccellenza internazionale, ciò sembra quasi dare fastidio ai più. Si tratta di un sentimento trasversale che attraversa tutti gli strati sociali, perché il calcio ne è sua espressione, senza alcuna distinzione. Il calcio da fattore di unione della città, sembra in questo momento essere invece dirimente, divisivo e luogo di scontro, con queste premesse, sarà difficile divertirsi, statene certi.
Possiamo solo augurarci che un giorno non ci si debba pentire di essere riusciti nella difficile missione di far fallire tutto ciò. Il tifoso napoletano ha smesso di divertirsi e lentamente sembra si stia trasformando sempre più in quello più osteggiato, quello che si appresta a vincere l’ottavo scudetto, ma che si divertirà solo dopo aver alzato la coppa dalle grandi orecchie.
Lao Tzu diceva: “Colui che vince gli altri è potente, chi vince se stesso è forte” C’e differenza tra chi è potente e chi e forte, chi è potente lo è per un periodo, chi è forte lo è per sempre.
Viviamo in un periodo di decadenza dove i fatti non hanno più dignità di esser tali, ciò che conta è il rumore assordante del nulla, il silenzio a volte avrebbe più senso di mille parole, di mille congetture, di mille non notizie di facili affermazioni. “In questa decadenza
in mezzo a tanta oscurità, le speranze non hanno chance“.
La ricerca della vittoria ad ogni costo. Un malessere che autolesionisticamente ci porterà all’auto-distruzione e non ci saranno Edinson Cavani, Gallo Belotti o CR7 a risolvere il problema.