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Partenopeismi

Pezzottari, alla prossima fermata si scende

De Laurentiis sta facendo il pieno di antipatia. Ma siete così sicuri che l’estate chiacchierata del numero uno azzurro sia stata la peggiore pubblicità che il patron azzurro potesse fare a se stesso?

La piazza gli è contro, nonostante sia riuscito a creare una realtà calcistica importante in Italia e in Europa in un territorio in cui l’economia e il progresso hanno sempre vacillato a metà classifica.

La gente lo accusa di aver raggiunto il successo lucrando sulla passione dei napoletani, di badare unicamente ai bilanci, di aver salvato la Filmauro grazie al Napoli, di aver sistemato nel consiglio d’amministrazione del club i suoi familiari e di distribuire loro dividendi tra i più alti della Serie A.

Una situazione che vive ai margini del paradosso. Una sorta di stupido limitatore di velocità auto-imposto.

Lo riteniamo inconcepibile seppur Aurelio De Laurentiis non sia immune da errori.

La rubrica del vero/falso, ad esempio, è stata perlomeno opinabile, soprattutto nella forma. Il format è stato discutibile, ci sarebbe piaciuto vedere la società fluttuare con fare distaccato al di sopra delle parti.

Il patron del Napoli ha preferito percorrere una strada diversa, agli occhi di tanti, quella su cui avanza l’onda anomala del protagonismo irrinunciabile. La sua, invece, è stata una eccellente mossa difensiva: fake news vi dice qualcosa?

A Napoli si vive una sorta di delusione post-aspettative. Se, oggi, è diffusa tra i tifosi una più o meno latente delusione per il mercato operato dalla società partenopea, la colpa è di chi ha alimentato false speranze, puntualmente smentite da Aurelio De Laurentiis.

Il patron azzurro non si è fermato qui. Dopo aver difeso la sua società e gli interessi della stessa, è andato al contrattacco rispondendo colpo su colpo a chi persevera nel contestarlo.

Non riesco a capire questo fare distruttivo”

Voi lo capite? Noi no, come il Presidente. Cosa c’è di sbagliato in questa affermazione? Vi riportiamo a questa lettura per l’estrinsecazione della nostra posizione (clicca qui).

Ma il Presidente ha detto anche qualcosa di più pesante:

“Ma poi chi sono questi tifosi (riferendosi ai contestatori)? Non sono i 40 mln nel mondo ma, qualche malato, drogato che non capisce nulla facendosi il mercato con gli amici e facendo delle scommesse interne, magari scommettendo a 3, a 5 o a 10 che arriva qualcuno”. 

I riferimenti ai malati e ai drogati sono da censura immediata ma, se scavalchiamo l’etica espressiva, non ci imbattiamo per caso in una verità insindacabile? De Laurentiis non fa di tutta l’erba un fascio, condanna in maniera decisa i contestatori per default, quelli che si rifiutano di vedere i dati di fatto per fare spazio a istinti frutto di frustrazione che diventano pretesa. Noi andiamo oltre e vi diciamo che questa espressione cela, addirittura, un complimento implicito alla Napoli che apprezza e ringrazia, alla Napoli riconoscente e comprensiva, ritenuta la parte sana e addirittura maggioritaria. Quindi, quale Napoli dovrebbe ritenersi offesa? La minoranza, quella che si trova dalla parte del torto.

Ma gli ossessionati dalla vittoria a tutti i costi non sono gli unici bersagli del Presidente. Nel calderone che bolle ad alte temperature, vi è anche la mentalità partenopea, non sempre simbolo di positività:

“A Napoli c’è il gusto del pezzotto, vogliono spendere i miliardi di euro per compare i giocatori ma poi fanno il pezzotto, spingono ai tornelli per entrare in più”

In questo caso, il Presidente non ha solo ragione; meriterebbe, pure, una statua. Mettiamo da parte il comprensibile ma insensato difensivismo patriottico, cogliete inesattezze nelle parole del Presidente?

Forse è il caso di accettare la critica – basata su fondamenti purtroppo più che saldi – e provare a salire sul pullman della modernità e della civilizzazione guidato da un Aurelio De Laurentiis che non riceverà più critiche: almeno lì, è vietato parlare al conducente.

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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