La più brutta e inutile invenzione da quando esiste lo sport è senza dubbio il giornalismo di parte. Chiamatelo come vi pare: fazioso, tifoso, schierato, l’etichetta di facciata non cambia nulla rispetto ad una sostanza (povera) condita da tante parole al vento.
Parole inutili, come l’invenzione stessa, ma che alla lunga paradossalmente rischiano di diventare deleterie per la piazza, la squadra e la società. Non faremo nomi, perché l’accusa è un atto di ostilità che non serve alla causa, ma riferimenti sì, cercando di spiegare perché la Napoli calcistica è una piazza in continuo (e non sempre positivo) fermento.
Il “vero – falso”
Tra le manifestazioni peggio allestite di tutta l’estate azzurra probabilmente il gradino più alto del podio lo merita il “vero – falso”. Non un’idea sbagliata in partenza, perché l’intento era quello di comunicare alla piazza tranquillità attraverso messaggi conservativi: “non correte dietro le centinaia di presunte notizie di calciomercato, se ci sono novità ve le daremo noi”, sembrava essere il diktat.
Un diktat tuttavia messo in pratica nel peggiore dei modi. Col tempo è diventato lo sfogatoio di De Laurentiis tra accuse dirette, minacce più o meno velate e un tweet ufficiale nel quale talune testate e giornalisti, accuratamente selezionati, sono stati pubblicamente derisi.
Per legittimare l’operato della società in sede di calciomercato, la massima autorità radiofonica collegata alla SSC Napoli chiosa garantendo che Simone Verdi in due anni diventerà uno dei cinque migliori esterni al mondo.
Volendo prescindere dall’età, dal tipo di carriera che un giocatore può intraprendere, finanche dal fatto di essere o meno nel giro della Nazionale (e Verdi ad oggi non lo è), questa è una dichiarazione che fa sorridere.
Chi è a secco di conoscenza di calcio internazionale potrebbe rivolgersi ad amici più esperti, i quali gli spiegherebbero che nel ruolo del nostro ottimo Simone gioca gente che si chiama Neymar, Messi, Bale, Hazard e Salah, solo per scomodare i primi cinque (appunto) che vengono in mente a caso.
Si creano aspettative inutili su un giocatore (ottimo, ripetiamo) che non più tardi di due anni fa faceva fatica a trovare spazio nel Carpi. Queste aspettative potrebbero influire negativamente sul ragazzo stesso, chiamato ad assolvere un compito al di sopra delle sue possibilità.
Le bombe di mercato
Il calciomercato, si sa, è un enorme pentolone nel quale entrano ed escono ingredienti di ogni tipo. Trattative vere e proprie, sondaggi, semplici interessamenti e il più classico depistaggio. E’ inutile ricordare tutte le tappe della vicenda Cavani, ma chi ha un po’ di pazienza può rileggerle con calma per comprendere la differenza tra le fonti credibili e tutto il resto.
Fuori dal pentolone c’è chi parla, o prova maldestramente a farlo, di ciò che accade dentro. Ed ecco che inizia il balletto delle fonti, dirette o indirette, appartenenti agli addetti ai lavori o a semplici conoscenti ai quali “il calcio non interessa”.
In questo festival internazionale della fake news c’è chi ha una posizione privilegiata nel salotto romano di proprietà della Filmauro: l’anteprima la concedono a loro se da contratto non spetta alla radio ufficiale.
Tra notizie date o solo fatte capire, “bombe” lanciate e poi taciute, rassicurazioni su colpi poi non messi a segno (ricordate Lainer?), i malcapitati semicustodi delle verità agostane hanno trovato riscontri largamente negativi tra i tifosi.
La chiosa finale “sarà un grande Napoli” non ha prodotto esattamente una standing ovation da parte di chi ha creduto alla storia di Cavani e alla fine si ritrova a rimpiangere perfino Inglese.
In questo contesto sembra quasi che le notizie non si vogliano dare, men che meno in anteprima, per paura di perdere quell’ipotetico diritto di esclusiva che lega l’emittente alla società di De Laurentiis.
La valutazione dei calciatori – il caso Koulibaly
Calciomercato, talvolta, non significa solo acquistare e vendere calciatori. Anche un rinnovo lungo può essere visto, di fatto, come un nuovo acquisto. Dare una notizia come quella del rinnovo di Koulibaly è importante, ma non c’è motivo per andare oltre.
Invece pare che esista il “partito del significato” dalle parti di casa De Laurentiis. Qualsiasi cosa facciano il Napoli e il suo presidente è motivo di interpretazione, dietrologia, sottolineatura. Tutto splendido, tutto radioso, basta che porti la firma in calce di Aurelio il Magnifico.
Salvo poi scadere nel falso, affermando (giusto per fare un esempio) che De Laurentiis col Napoli non ci guadagna niente. Oppure nella contraddizione, come nel caso del rinnovo del forte difensore azzurro.
Lungi da noi autocitarci, ma qualche tempo fa pubblicammo un pezzo (consultabile qui) nel quale se ne ipotizzava un valore prossimo ai 70 milioni. Era un pezzo studiato, ragionato, soprattutto basato su dati di mercato concreti.
Alla notizia di una possibile cessione di KK il partito del significato inizia a correre dietro al (presunto) volere presidenziale, sentenziando “magari qualcuno portasse 60 milioni per Koulibaly”, aggiungendo poi che il pezzo è “una ricostruzione storica, ben più che una provocazione”.
Alla notizia del rinnovo, ecco che il pezzo in questione viene subito declassato a provocazione e la firma sul nuovo contratto diventa un’operazione clamorosa, addirittura fuori budget per il Napoli.
Per il partito del significato in giro non ci sono difensori completi come lui. Il messaggio è chiaro: non ci sono Bonucci, Sergio Ramos, Piqué, Thiago Silva e Hummels che tengano. Il più forte è lui.
Conclusioni
Alla luce di tutto quanto si scrive e si dice sul Napoli, di cui questo è solo un piccolo esempio, non c’è da meravigliarsi se in città si respira una brutta aria. Ci sono troppe aspettative, troppe valutazioni gonfiate e troppa autoreferenzialità. Se si iniziasse a scendere un po’ tutti dal proprio piedistallo, magari raccontando i fatti ed essendo un po’ meno di parte, forse la Napoli calcistica sarebbe un po’ meno turbolenta.