Mancano pochi giorni al 22 ottobre, giorno in cui la F.I.G.C sarà chiamata a porre fine alla sua ottava gestione commissariale in 120 anni di storia: l’Assemblea Straordinaria Elettiva coinciderà con l’uscita di scena di Roberto Fabbricini, dirigente di lungo corso dello sport italiano chiamato generosamente a tentare di salvare una nave che affonda sempre più ogni giorno che passa.
Del resto dal 34° Presidente Federale sarà giusto non attendersi miracoli, considerando il contesto in cui verrà eletto, molto simile a quello delle tornate elettorali politico-amministrative e d’altronde la torrida estate vissuta dal calcio nostrano non induce all’ottimismo.
Gabriele Gravina è rimasto come unico candidato in pectore dell’ormai celebre “gruppo del 73%” composto dai vertici delle componenti di Lega Nazionale Dilettanti (con il suo numero uno Sibilia pronto a fare un passo indietro in cambio del secondo mandato da vice presidente vicario), Lega Pro, Associazione Calciatori ed Arbitri contrapposto a quello formato dalle Leghe di A e B, con l’Asso Allenatori in posizione fin qui neutrale.
Uno scenario diverso rispetto a quello visto il 29 gennaio scorso quando non si riuscì a direzionare questo peso elettorale su una candidatura unitaria e che pare si voglia evitare in questa tornata assembleare anche alla luce del forte interesse del CONI e del Governo sulle sorti politiche del pallone di casa nostra considerando che da novembre 2017 ad oggi si è vissuti un anno di sostanziale stallo.
Ma procedendo con ordine: chi è Gabriele Gravina? Artefice del miracolo Castel di Sangro, apprezzato e stimato imprenditore e dirigente, 65 anni compiuti lo scorso 5 ottobre, pugliese di nascita ma abruzzese d’adozione: identikit da uomo del fare ma di buon senso, che lo ha reso come candidato più credibile nel corso di questi mesi di incontri e trattative.
Su quale basi si poggiava il suo programma 10 mesi fa?
Al di là delle storiche e annose problematiche sull’impiantistica sportiva (annunciate da qualsiasi candidato Presidente), il tema su cui sembra spingere molto Gravina è quello della sostenibilità, sia economica che gestionale, con uno sguardo allargato anche ai “parenti poveri” quali il calcio femminile, quello a 5 ed il beach soccer.
Favorevole all’inserimento delle seconde squadre, Gravina ha sempre posto l’accento sulla riforma dei campionati: A e B a 20 squadre, tre gironi in C da 20 squadre ma con la novità del passaggio al semi professionismo, lasciando invariato lo status di Dilettanti dalla Serie D a scendere, il tutto anche nell’ottica di un consolidamento dell’attività giovanile agonistica di alto livello rispetto a quella di base.
Progetto ambizioso ma senza dubbio non privo di difficoltà quello dell’attuale numero uno della Lega Pro che dovrà sicuramente fare i conti con pareri discordanti già dei suoi alleati ed un probabile avversario nominato dalle Leghe di A e B, anche se in questa fetta di elettorato Gravina sembra aver già trovato alleati, su tutti Aurelio De Laurentiis.
In tutto ciò il prossimo Presidente potrebbe trovarsi a partire con la Nazionale maggiore nel punto più basso della storia, con la mancata qualificazione al Mondiale appena passata e lo spettro della retrocessione nel Gruppo B di Nations League molto concreto…
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