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Il dilemma di Kalidou

Fughiamo subito il campo da dubbi e diciamolo a chiare lettere fin dalla premessa: secondo noi Kalidou Koulibaly non lascerà Napoli, almeno nel breve – medio periodo. Sicuramente ciò non accadrà nell’estate del 2019.

Detto ciò, De Laurentiis un paio di paroline se l’è fatte scappare. A margine di un evento organizzato dal Corriere del Mezzogiorno, il patron azzurro ha svelato di aver rifiutato un’offerta di 95 milioni di sterline (qualcosa come 105 milioni di euro), ma che al contempo “arriverà il momento in cui non potremo rifiutare altre offerte indecenti”.

IL “VALORE” DI KK NELLO SCACCHIERE AZZURRO

In un’epoca in cui i centrali difensivi bravi scarseggiano, non desta sorpresa che per prendere dal Tottenham un difensore come Walker, il City abbia sborsato oltre 60 milioni di Euro. Il record per il difensore più pagato della storia è stato battuto la stagione successiva, quando Virgil Van Dijk è stato strappato dal Southampton (non esattamente il Real Madrid) per 85 milioni. Non a caso, la spesa più alta di sempre per il Liverpool riguarda un difensore.

Di questi tempi, non vale tanto il discorso sul valore assoluto del giocatore. Legittimamente ci si chiede quanto varrebbero oggi gente come Baresi, Cannavaro e Nesta. Discorso legittimo, ma che presenta un errore di fondo: negli anni novanta e primi duemila esistevano talmente tanti centrali bravi che per una grande squadra c’era solo l’imbarazzo della scelta. Ad oggi uno come Koulibaly potrebbe essere venduto facilmente a cifre che sfiorano la tripla cifra, proprio perché il suo cartellino ha un valore intrinseco che sovrasta di netto quello di mercato.

KK e Sarri

Koulibaly è stato scovato da Benitez e Bigon. Dopo un anno di permanenza qualcuno urlò alla reincarnazione di un redivivo Prunier, poi sulla panchina del Napoli sedette Sarri e la musica iniziò a cambiare. Nel triennio del tecnico toscano il timido e grezzo Kalidou si è trasformato nell’insuperabile K2 azzurro, una montagna sulla quale ha sbattuto il naso anche Mbappe.

Non appare una coincidenza, come riportò Enrico Varriale già la scorsa estate, che la famosa offerta superiore ai 100 milioni proveniva dal Chelsea, attraverso la viva voce di Maurizio Sarri.

LA VOLONTÀ  DEL CALCIATORE  

Partendo dall’aspetto economico, ricordiamo che appena qualche mese fa Koulibaly ha rinnovato a 3,5 milioni netti all’anno fino al 2023, con una clausola di 200 milioni di euro. Un prolungamento significativo, non “di facciata”, a testimonianza del fatto che il ragazzo si vuole legare ancora a lungo alla maglia azzurra.

Le prime sue parole dopo il rinnovo furono di orgoglio e soddisfazione: “Napoli è una famiglia” ebbe a dire il franco senegalese.

Potrebbe non essere così in eterno, certo. Col tempo potrebbero subentrare la ricerca di nuovi stimoli, la prospettiva di vincere qualcosa di importante e, perché no, un conto in banca ancor più ricco.

In questo caso deve essere brava la società, coadiuvata nei prossimi tre anni da Ancelotti, a non demordere, anzi a giocare al rialzo. Sarebbe il caso di affiancare a Koulibaly giocatori del suo calibro. Ovviamente non forti quanto lui, ma almeno in grado di diventarlo. Non dimentichiamo che nel comparto centrale il Napoli conta tra le proprie fila Raul Albiol, che va per i 34, Chiriches che ha il crociato rotto e gli alternativi Maksimovic e Luperto, peraltro impiegati anche da terzini. Acquistare un giocatore importante da piazzare al fianco del numero 26 a breve potrebbe diventare addirittura necessario.

…E IL PROCURATORE?

Poche settimane prima del rinnovo di Koulibaly, il Napoli si assicurò le prestazioni del terzino Malcuit. Il procuratore dell’esterno destro era Bruno Satin, così tutti pensarono ad una sorta di “cioccolatino” per tenersi buono l’agente. Peccato che Satin non assista più Koulibaly e che la trattativa per il rinnovo l’abbia gestita Fali Ramadani.

Fali Ramadani, procuratore di Koulibaly

Cosa cambia? Tutto e niente. Quando un calciatore cambia procuratore, storicamente può voler dire due cose: o vuole cambiare squadra o vuole rinnovare a condizioni che il vecchio agente non riesce ad ottenere. Nel caso di Koulibaly, come ovvio, propendiamo per la seconda ipotesi. Peraltro, lo stesso Satin ha ammesso che i due sono rimasti in buoni rapporti, quindi eventuali ritorsioni sul mercato presente e futuro del Napoli sono assolutamente da escludere.

Dal canto suo, Ramadani gongola. Insieme a Satin e a diversi altri, il macedone è considerato uno dei main agents a livello europeo. Personaggio poco mediatico ma tremendamente efficace, è soprannominato il Mino Raiola dell’est. Gestisce giocatori prevalentemente balcanici, su tutti gli interisti Handanovic e Perisic, gli ex viola Jovetic, Kalinic e Ljajic, ma a Napoli è salito all’onore delle cronache per aver curato la regia internazionale in occasione del passaggio di Sarri al Chelsea.

Insieme a Marcos Alonso (anche lui al Chelsea, segno evidente di quanto Abramovich lo tenga in considerazione), Koulibaly rappresenta il colpo più importante per la scuderia della Lian Sports.

ATTENZIONE ALLA JUVE

E poi c’è Pjanic. Uno degli elementi di punta della squadra di Ramadani. La paura di tanti tifosi è che, come accaduto per Higuaìn, anche Koulibaly un giorno possa accasarsi alla Juventus. Eventualità da escludere? Non proprio.

Innanzitutto per motivi economici: Agnelli non ha avuto problemi ad aumentare i costi di 85 milioni all’anno per quattro anni (tra stipendio lordo e ammortamento) per Cristiano Ronaldo, il più forte al mondo e uno dei più grandi di tutti i tempi, ma pur sempre giocatore di 33 anni.

Inoltre c’è il discorso tecnico. Volendo restare in Italia, la Juve è l’unica in grado di competere per la vittoria della Champions. Koulibaly è cresciuto calcisticamente in Belgio, consacrandosi poi in Italia. Andare all’estero per lui potrebbe essere una sfida avvincente, ma anche rappresentare un grosso rischio di insuccesso.

Infine c’è da farne un discorso “diplomatico”. Gli Agnelli non si fanno scrupoli in fatto di affari ed anzi, negli ultimi anni, l’obiettivo di azzerare la concorrenza nazionale al fine di impiegare le migliori energie per competere in Champions è stato più o meno manifestamente dichiarato.

L’ultima parola, come sempre, spetterà al diretto interessato. E si spera che quell’ultima parola inizi con la ENNE di colore azzurro.

About author

Paolo Esposito è laureato in Economia Aziendale. Per lavoro si occupa di tax auditing con particolare attenzione al transfer pricing, al financial accounting e alle business restructuring. Tuttavia crede che di calcio sia meglio parlare in napoletano.
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