Avevamo analizzato in altra sede come la situazione contrattuale di Kalidou Koulibaly fosse fluida e più che blindata, avendo il senegalese firmato non più tardi di un anno fa un nuovo contratto da 3,5 milioni di euro a stagione fino al 2023, con una clausola monstre di 200 milioni.
La notizia delle ultime ore ribattuta dai media, di un rinnovo a 6 milioni dell’attuale contratto, con eliminazione della clausola di 200 milioni, rafforza ancor di più la sensazione che il Napoli sul crack senegalese faccia molto sul serio.
Come ben evidenziato già nell’articolo di cui abbiamo riportato il link, alla luce degli ultimi accadimenti è plausibile ritenere che il commiato di Koulibaly al Napoli non sia prossimo come molti affermano, anche perché il club azzurro ha dimostrato di saper difendere i propri investimenti, laddove lo abbia ritenuto opportuno.
A questo aggiungiamo che un difensore della levatura di Koulibaly probabilmente al mondo, attualmente, non esiste nemmeno, per età, qualità, esperienza maturata e prospettiva.
Fatte queste doverose premesse, tuttavia, noi crediamo che, qualora dovesse davvero arrivare al Napoli anche una sola delle offerte sbandierate negli ultimi giorni sui mezzi di informazione, il club azzurro non la dovrebbe solo ascoltare, ma accettare senza batter ciglio.
Valore Finanziario
Assumiamo, in primis, lo straordinario valore finanziario che rappresenterebbe una cessione di Koulibaly per un club come il Napoli. A giudicare dal valore assoluto del calciatore e dai parametri di riferimento del calciomercato attuale soprattutto per i difensori centrali, uno come Kalidou Koulibaly vale una cifra tra i 100 e i 130 milioni di euro cash.
Il range è più che plausibile se andiamo a considerare il valore economico di alcune tra le ultime operazioni che hanno coinvolto alcuni pari ruolo del calcio europeo, da Van Dijk al Liverpool (75 mln), a Walker al Manchester City (56 mln) senza scomodare carneadi dai cartellini over value senza apparenti meriti o curricula particolari.
Koulibaly è stato prelevato dal Genk per 7 milioni di euro, ha debuttato con Rafa Benitez per poi diventare un pilastro della difesa azzurra con Sarri e ora con Ancelotti è probabilmente la stella più luminosa della rosa azzurra, insieme ad Insigne e Allan.
Riteniamo che un club che si chiami Napoli, ovvero non una top europea, lontano anni luce dagli sterminati patrimoni degli emiri (PSG e City) o dei russi (Chelsea) e nemmeno avvicinabile a colossi come Bayern, Real, Juventus e Barcellona, per storia, asset, fatturato e bacino d’utenza su scala globale, non solo possa ma debba necessariamente cedere un calciatore come Koulibaly, per garantirsi uno sviluppo ed una crescita continua.
Cedere per continuare a crescere
La politica del club di De Laurentiis è chiara e palese, ormai da tempo. La SSC Napoli è un club dalla gestione virtuosa, un’azienda liquida perché senza patrimonio immobiliare, il cui solo asset è rappresentato dal valore della rosa, dei suoi calciatori.
Il Napoli, in altri termini, non produce altre ricchezze se non generando plusvalenze attraverso la cessione delle prestazioni sportive dei suoi atleti. Le cessioni tra le altre dei Lavezzi, dei Cavani, degli Higuain e dei Jorginho sono tutte figlie di questa premessa, dalla quale nessuna mente sgombra da preconcetti può esulare.
Con le cessioni dei suoi calciatori il club ha posto le basi per una crescita relativamente veloce, graduale ma continua Imposta immagine in evidenzae costante. Se pensiamo che con queste grandi plusvalenze generate la rosa è aumentata esponenzialmente di valore passando dai 180 milioni complessivi del 2010 (dati transfermarkt) ai quasi 500 attuali, frutto di un incremento del tasso tecnico complessivo compiuto di anno in anno e “vidimato” dai risultati calcistici del club che non avrà vinto (se non due Coppa Italia e una Supercoppa) ma si è insediato stabilmente nelle prime tre posizioni della Serie A ormai da quasi 8 stagioni, tranne un paio di casi sporadici e, possiamo dirlo, casuali.
Un target di mercato in continuo aggiornamento
Nel 2010 il Napoli presentava in rosa calciatori come Grava, Garics, Pazienza, Aronica, Gargano poi Yebda, Sosa, Dumitru, per passare ai Behrami, Dzemaili, Inler e Pandev negli anni successivi, fino ai Callejon, Mertens, Allan, Albiol, Higuain e Reina. In panchina si è passati da Donadoni e Mazzarri a Rafa Benitez e Carlo Ancelotti, due top manager di rango mondiale.
Il target medio del livello dei tesserati azzurri è gradualmente migliorato e aumentato, oggi il Napoli è in condizione di sedersi tranquillamente al tavolo delle trattative per un Fabian Ruiz, 21enne gioiello spagnolo seguito dai maggiori club, con clausola di rescissione di 30 milioni, oppure di andare a saccheggiare l’Ajax, fucina di talenti costosi ma dal pedigree garantito come Milik e Younes, di fiondarsi su giovani in rampa di lancio come Zielinski e Rog e spendere 25 milioni per un portiere di 20 anni come Meret.
Questa crescita è essenzialmente dovuta ad una solidità economica e finanziaria costruita nel tempo, ad una esposizione bancaria pressoché nulla, figlia di una gestione virtuosa e giammai pindarica, di una strategia che rimane pressoché identica e fedele a sé stessa, nonostante tutto.
Koulibaly out e investire sui nuovi Fabiàn
Anche per Koulibaly, quindi, valga lo stesso discorso dei Cavani e degli Higuain o dello stesso Jorginho. Il Napoli non opera attraverso la plusvalenza selvaggia (stile Roma), ma con metodo e con parsimonia, senza svilire l’aspetto sportivo e depauperare il patrimonio tecnico che, invece, viene salvaguardato nel tempo (basta dare uno sguardo alla durata dei contratti dei calciatori più rappresentativi).
Introitare 120-130 milioni per Koulibaly significherebbe non solo poter trattenere quegli altri quattro o cinque elementi di peso della squadra attuale, ma anche garantire un gettito di denaro fresco nella casse tale da aumentare la potenza economica, per sedersi ai tavoli del mercato con la sicurezza di chi può investire somme importanti.
E magari individuare altri 4 o 5 talenti di rango europeo, stile Koulibaly, Milik o Fabian, per innervare in più ruoli una rosa che salirebbe certamente di qualità complessiva, pur perdendo una colonna portante ed un calciatore di valore assoluto, che, va ricordato, è stato scovato, svezzato e coltivato proprio dal Napoli.
Dire di no alle offerte indecenti che arriveranno dalla Premier per il centrale senegalese, potrebbe comportare una decompressione del portafoglio ed una involuzione del club, che si ritroverebbe a dover trattenere un calciatore che è anche un uomo, con le proprie ambizioni e la necessità di trovare magari nuovi stimoli, quindi a forte rischio nel rendimento.
Nel calcio come nella vita esistono i cicli ed il ciclo di un calciatore nello stesso club, tranne casi rarissimi, dura 4 o 5 anni, se parliamo di club di primissima fascia (ed il Napoli ancora non lo è). Ecco perché siamo convinti che l’eventuale cessione di Koulibaly non dovrebbe esser vista dai tifosi come un dramma sportivo, perché pur essendo una perdita significativa a livello tecnico, rappresenterebbe un’opportunità, nel segno della continuità della politica azzurra, per un Napoli ancora più forte e competitivo nei prossimi anni.
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