Il Napoli ha trovato anche la straordinaria prestazione di Piotr Zielinski. Il gioiello polacco sta lentamente trovando la tanto ricercata continuità, quella tante volte invocata dallo stesso Sarri, il primo grande estimatore del fantasista dal piede fatato.
Che Zielinski avesse qualità lo sapevano tutti. Il nazionale polacco, nato il 24 maggio del 1994, è ormai alla terza stagione in maglia azzurra ed a 24 anni non è più proprio quel che si dice un campioncino in erba. E’ arrivato a Napoli a 22 anni appena compiuti, su di lui c’era chi scommetteva barili di credito e reputazione, perché Piotr era seguito da grandi club, su tutti Liverpool e Milan.
Piotr sul trono di Marek
Zielinski nel primo biennio ha giocato a sprazzi offrendo lampi di qualità e tecnica sopraffina, certamente, ma la discontinuità è stata sua inseparabile compagna di viaggio del primo biennio azzurro in cui ha totalizzato 47 presenze e 6 reti nella stagione 2016/17, altri 47 gettoni con 7 reti nella stagione successiva, l’ultima con Sarri in panchina.
Giunto a Napoli con le stimmate del campioncino da sgrezzare, con l’effigie stampata di “futuro Marek Hamsik” per le affinità tecnico/tattiche con l’ex capitano slovacco, ha dovuto faticare per entrare in pianta stabile nella squadra titolare. Con Sarri era per lo più il “dodicesimo”, l’uomo che veniva subito dopo i titolarissimi, supportato anche da una duttilità che gli consentiva di giocare in più zone ed in più ruoli nel campo.
La ribalta con Carlo da Reggiolo
Nella prima stagione con Ancelotti, Zielinski ha subito avuto un ruolo più centrale nel nuovo scacchiere tattico azzurro: il tecnico di Reggiolo lo ha schierato da titolare in quasi tutti i ruoli dal centrocampo alla trequarti nel 4-4-2 ma anche nel 4-3-3: esterno sinistro, esterno destro, centrocampista centrale, trequartista dietro la punta ed a volte finanche seconda punta.
Questo perché Zielinski ha questa capacità di non cristallizzarsi troppo in una posizione precisa, avendo la tendenza ad entrare in mezzo al campo, nel vivo del gioco, nello sviluppo della manovra. La grande qualità tecnica, il saper trattare il pallone “dandogli del tu”, gli consente una facilità di calcio e di esecuzione, nel palleggio e nella conclusione, che abbinata alla sua visione di gioco ed alla buona capacità balistica lo rende un giocatore con potenzialità e margini importanti.
In questa stagione Zielinski ha collezionato in poco più di metà stagione già 37 presenze totali tra campionato e coppe, mettendo a segno 5 reti. I numeri, rapportati a quelli passati, sono lo specchio di una crescita sicuramente visibile, perché Piotr sta giocando con più continuità e questo aiuta le prestazioni. Ancelotti ha puntato sin da subito sul talento polacco, prima nel 4-3-3 come mezzala, poi anche nel 4-4-2 in più ruoli e chiedendogli più interpretazioni tattiche ma anche più soluzioni nella giocata da fare.
La prima parte della stagione, dopo un avvio col botto, aveva lasciato intravedere una consacrazione ormai imminente. Poi Zielinski si era gradualmente spento, con prestazioni al di sotto della media voto generale della squadra azzurra. Pur sciorinando giocate di qualità, Piotr non riusciva ad ingranare le marce alte, ricadendo continuamente nel suo peccato originale, quel difetto conclamato: la solita discontinuità. Il rischio di rimanere imbrigliato in quell’ antipatica etichetta di eterna promessa, quel crack annunciato da lustrare a lucido e mostrare alla vetrina di mezza Europa, iniziava pure a materializzarsi, ma da un mese a questa parte qualcosa è cambiato.
L’ombra di Laio-Marek e l’incoronazione di Edipo-Piotr
L’addio di Marek sembra aver “liberato” Zielinski. Sarà un caso ma da quando Hamsik si è fermato prima per l’ infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo per poi lasciare Napoli direzione Cina, il polacco sembra rivitalizzato, nel morale e nel fisico.
La media voto che si attestava tra il 5 ed il 5,5 nelle precedenti uscite ha subito un’impennata considerevole con le gare disputate a gennaio e febbraio che hanno visto Zielinski attestarsi su una media voto tra il 6 e mezzo ed il 7 (*media voti dei principali quotidiani nazionali). Un miglioramento lampante, limpido, che non lascia adito a dubbi: è come se Zielinski si fosse affrancato dall’ombra ingombrante di Hamsik, suo alter-ego come tipologia di calciatore, equilibratore e luce della manovra al tempo stesso.
Una prova scintillante nel 2-1 con la Lazio che ha rappresentato il passaggio tra il vecchio e il nuovo, con Fabian al posto di Hamsik nel ruolo di cucitore di gioco. Poi un’altra prova su livelli altissimi nel 3-0 alla Samp, sempre il migliore anche nei pareggi con Milan, Fiorentina e Torino, infine la prova scintillante di Parma. Nel mezzo una gara da protagonista con lo Zurigo in Svizzera nei sedicesimi di Europa League, dove il polacco ha anche marcato.
Ancora troppo poco per dire che Piotr Zielinski possa davvero compiere il definitivo salto di qualità che tutti si attendono da lui, ma certamente un buon viatico in prospettiva.
La partenza di Hamsik verso Oriente, ora, deve facilitare la definitiva consacrazione di Piotr, portando alla sua incoronazione come novello Edipo pronto a ricevere il testimone da Re Laio Marek ed Ancelotti può essere la chiave di sblocco per lanciare definitivamente Zielinski nel firmamento delle grandi stelle del calcio europeo.