Il mondo non è l’unico ad esser bello perché vario. Anche il calcio lo è.
Ce lo ha insegnato Carlo Ancelotti.
Eravamo aggrappati all’ancora sarriana come sanguisughe, spaventati come agnellini a seguito dell’abbandono della nave da parte del “capitano”.
Di quel gioco, abbiamo smarrito le tracce. Quella manovra, avvolgente e globale, che muoveva gli interpreti come soldatini telecomandati, è solo un gradito ma lontano ricordo.
Attenzione, però: Il Napoli è cambiato ma non è peggiorato.
Gli è stato cambiato l’abito, il modo di pensare e di muoversi.
Adesso è il calciatore che fa lo schema e non il contrario. Il vestito che indossa adesso a seguito di una serie di brevi prove è un 4-4-2. Lo definiamo così perché prevede l’utilizzo di quattro difensori, quattro centrocampisti e due attaccanti.
Ma scordatevi i giochi di ruolo al computer e pure le rigide regole del fantacalcio; in campo, tutti devono saper fare tutto.
In quanti avreste detto che Zielinski sull’esterno sarebbe stata una oscenità? In quanti avreste detto che Insigne punta centrale si sarebbe trovato a disagio? In tanti.
Eppure, abbiamo visto altro. Quelle di Ancelotti si chiamano prove di responsabilizzazione. Il calciatore deve sapere quale è la sua zona di campo ma deve affidare all’estemporaneità, all’intraprendenza e alla sua fantasia le chiavi della giocata.
E i fatti gli stanno dando ragione. Il Napoli gioca bene, spinge con gli esterni, alterna i centrali di centrocampo per gli inserimenti offensivi, costruisce per la finalizzazione della punta centrale attorno alla quale gira un attaccante di sostegno con caratteristiche completamente diverse.
Quel posto è di Lorenzo Insigne, Mertens l’alternativa di lusso.
Attualmente – però – i due pare siano in competizione per guadagnarsi un posto in panchina. Lorenzo ultimamente sembra smarrito, non solo alla ricerca della miglior posizione in campo ma anche di quella convinzione che gli ha consentito uno straordinario inizio di campionato.
Il belga, dal suo canto, ha il classico atteggiamento di chi ama la maglia, la città e i tifosi ma anche quello di chi a casa abbia già le valigie fuori la porta. E non per sua volontà.
Ma tralasciamo i momenti di forma dell’uno e dell’altro, soffermiamoci, piuttosto, sulla tipologia di calciatore.
Il profilo è quello di un brevilineo, bravissimo tecnicamente, rapido nella giocata, pensata ed eseguita.
Che il futuro prossimo sia tutto di un certo Simone Verdi?