La cosa apparentemente più scontata che si possa dire è che questa sconfitta sia innocua perché non ha compromesso la qualificazione.
Per noi non è propriamente così.
Non è la sconfitta in sé che brucia ma il modo con cui è giunta, un modo che accende luci sempre più intense su quello che sembra essere il tallone di achille degli azzurri.
Quando Milik è andato in rete si è inculcata nella testa degli azzurri la convinzione secondo cui la qualificazione fosse già ottenuta.
Ne è venuta fuori una rimanente parte di gara irritante, fatta di inconcludenza offensiva e sufficienza sparsa nelle altre zone del campo.
Una porzione di partita che ha visto Meret raccogliere per ben tre volte la palla dalla porta da lui difesa.
Morale della favola: qualificazione ottenuta ma tanta delusione piovuta su Napoli.
Ha fatto male vedere una squadra incapace di essere feroce sempre; una squadra che accetta con supina apatia un risultato diverso dalla vittoria; una squadra che non azzanna le caviglie degli avversari al primo come all’ultimo minuto, sul 3-0 o sullo 0-3, indistintamente.
Se il Napoli vuol diventare davvero grande deve assolutamente tramutare la sua saltuaria veemenza agonistica in una costante, deve imprimere nella testa di tutti gli avversari l’icona di una squadra che ha nella testa la sua forza più determinante.
La Juventus vince perché è forte nella testa, perché ha convinto tutti gli avversari che non c’è trippa per gatti. E’ questo il motivo per cui prima di scendere in campo vince già uno a zero.
Ancelotti nella conferenza stampa post gara ha difeso la squadra giustificandone il rilassamento ma siamo convinti che nello spogliatoio si sia fatto sentire eccome. Se Meret nella gara di andata sul finale di partita non avesse compiuto quel miracolo, questa sera saremmo andati ai supplementari. E lo avremmo fatto con Hysaj al centro della difesa causa l’infortunio di Chiriches. Sarebbe stata una impresa qualificarsi.
Ma adesso siamo lì, ai quarti di finale, risultato storico che la società azzurra ha ottenuto solamente cinque volte nell’arco della sua centenaria storia.
Iniezioni di cattiveria agonistica cercasi.