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Six frames da Roma-Napoli

Roma-Napoli sancisce la fine del progetto Ancelotti al Napoli. Con la sconfitta all’Olimpico il Napoli finisce a distanze siderali dal primato, ormai affare esclusivo di Inter e Juventus. Per gli azzurri si apre un nuovo torneo, quello che dovrà riportare il Napoli in Champions, che sembrava essere obiettivo minimo ma che allo stato attuale diventa l’unico (e nemmeno semplice) vero obiettivo degli azzurri, per limitare i danni di una stagione al momento sciagurata.

IL RITORNO DI ULISSE – Era il ritorno di Kostas Manolas nella sua vecchia casa, laddove è stato condottiero stimato per cinque lunghi anni. Abbracci, baci e pacche sulle spalle all’ingresso in campo, poi come è giusto che sia al fischio di Rocchi “nemici come prima”. Ulisse torna nella sua Itaca, un ritorno amaro.

APPROCCIO FLOP – E’ timido quello del Napoli, più reattiva la Roma, che gioca e tira, con grande e sufficiente scioltezza. E’ evidente che il mercoledì nero con l’Atalanta e le polemiche infinite del post Giacomelli siano ancora bene impresse nella testa degli azzurri. Movimenti senza palla nemmeno per sbaglio, linea di centrocampo compatta ma poco incisiva e creativa; Milik e Mertens l’uno di fianco all’altro, ma scarsamente ispirati, almeno nella prima fase. In generale i ritmi sono bassi, solo una fiammata può accendere la partita e la regala il solito Zaniolo che ha tutto il tempo di stoppare e mirare l’angolo alto alla sinistra di Meret, per il primo vantaggio giallorosso.

MERET! In un momento topico e complicato ci mette i guantoni, fermando dagli undici metri niente meno che l’infallibile Kolarov. Il Check di Rocchi alla VAR per un tocco di braccio di Callejòn da alla Roma la possibilità di uccidere definitivamente la partita degli azzurri e l’ istantanea del portierone che tiene in vita il Napoli è da congelare e lasciare nella mente per un bel po’. Sul secondo rigore, quello di Veretout ci arriva ancora, ma non basta ad evitare il gol. In generale parate da vero campione che riscattano la “papera” sul tiro di Freuler di mercoledì scorso.

SWITCH PIOTR – E’ Zielinski a dare lo switch al Napoli, cambia passo il polacco e inizia a dipingere calcio e traiettorie, suona la carica e gli azzurri sfiorano il pari due volte con Insigne, una volta con Milik, una con Di Lorenzo che si vede strappare il gol da Smalling che interviene sulla linea di porta, poi colpiscono due volte i legni prima con Milik che incorna di testa e stampa la traversa e sulla ribattuta proprio Piotr coglie palo pieno con una conclusione velenosa dal limite. Esiste la sfortuna? Ebbene si. Ma esiste anche la classe. Quella di Zielinski.

SI AMMAINANO LE BANDIERE – Sul 2-0 escono di scena Mertens e Callejon: è quasi l’istantanea di un malinconico addio proprio nel giorno in cui probabilmente muore definitivamente il Napoli dell’ultimo lustro. Le due bandiere degli azzurri lasciano mestamente il campo sotto la pioggia, in un nostalgico novembre. Il Napoli deve ripartire dopo di loro, ricostruendo sulle ceneri di quello che è stato.

SPRAZZI DI HIRVING – Nel giorno del tramonto del “vecchio” Napoli qualcosa si è intravisto, un bagliore nel buio: Hirving Lozano. Il suo ingresso ha rivitalizzato un Napoli spento, è il messicano l’autore dell’assist per Milik e sempre lui rischia pure di farsi fischiare un fallo a limite dell’aria che sarebbe stato manna pura per il sinistro dell’attaccante polacco. Nel grigiore generale, nel giorno del declino del Napoli, Lozano (con Zielisnki e Milik) regala qualche timido sorriso e una speranza per il Napoli del domani.

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Francesco Romano è laureato ed ha un master in comunicazione e marketing. Ama scrivere, lavora presso Mediaset.
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