Difficile parlare di calcio. Ciò che ci resta di Napoli-Genoa è lo sguardo pietrificato degli undici calciatori del Napoli al triplice fischio finale.
Un’involuzione – quella degli azzurri – che ha del clamoroso: è aberrante pensare che questa squadra non più di un anno e mezzo fa ha rischiato di vincere lo scudetto a suon di bel gioco e punti.
L’accoglienza è di quelle che ti aspetti: il San Paolo non è estremo, dopo giorni a dir poco difficili, chiede educatamente rispetto. Lo dice esplicitamente uno striscione ma lo dice anche il gelo che si percepisce allo stadio. Una reazione – quella del pubblico partenopeo – condivisibile, matura, giusta, inevitabile.
Pronostici azzeccati
Il pronti-via è un misto tra timidi applausi e delicati fischi, segno che amore e delusione hanno passeggiato a braccetto per tutta la prima frazione di gioco.
La gara il Napoli non la sblocca anzi, a tratti la patisce. Il finale – nostro malgrado – è un altro pronostico azzeccato: bordata di fischi che certifica – qualora ce ne fosse bisogno – la crisi più acuta della gestione di Aurelio De Laurentiis.
Tra fischio iniziale e fischio finale soltanto tanta incredulità. Qualità del gioco inesistente, confusione tattica divenuta grave indecifrabilità e, poi, tanti paradossi: lo sconosciuto Agudelo che vale Lozano e Insigne messi assieme, Fabian Ruiz da gioiello seguito dai più grandi club europei a fantasma formaggino.
Zielinski strappa a sprazzi
Una delle poche note liete. Vederlo tirare in porta due volte (una volta di destro e una volta col sinistro) nell’arco di dieci minuti ha meritato un’annotazione sul taccuino.
Piot, breve parentesi romana a parte, è stato spettatore non pagante per dodici giornate di campionato, seppur omaggiato praticamente sempre della maglia da titolare. Questa sera lo abbiamo visto vivo, volitivo, voglioso di osare. Il gol non è arrivato ma la strada è quella giusta.
Senatori al tramonto
A Roma, una settimana fa, i minuti 58° e 65° hanno segnato la fine delle gare di Mertens e Callejon. Stasera, stessi minuti, vanno fuori Callejon e Insigne. Lo scenario è chiaro, chiarissimo: questo Napoli è una squadra smembrata che è tenuta unita da una forzatura: l’obbligo di portare a termine la stagione.
Sarà difficile andare avanti, intanto, domani, giocano le altre e il Napoli rischia di trovarsi a 5/6 punti dalla zona Champions, sponda vitale per la sopravvivenza di un Napoli di questo livello.