Questo mercato di riparazione per il Napoli rappresenta un ritorno al passato, o forse al futuro, volendo parafrasare la saga cinematografica di Zemeckis. Gli innesti di Diego Demme e Stanislav Lobotka, calciatori finalmente “da Napoli”, utili alla causa, funzionali alle esigenze tecnico-tattiche del momento e con parametri economici sostenibili, rappresentano la traccia da seguire anche per il Napoli che verrà.
ADDIO CHIMERE, FINALMENTE LA REALTA’ – Dopo l’estate delle chimere e dei sogni infranti, che tanta delusione e frustrazione hanno comportato nella piazza partenopea, questa è una prima buona notizia perché ci viene restituita la sana realtà. L’arrivo di Carlo Ancelotti aveva insinuato l’errata convinzione che fosse arrivato, per il club partenopeo, il momento di fare l’ultimo salto, quello definitivo per entrare stabilmente nel calcio dei potentati. Ma il Napoli non ha la forza, la struttura e l’organizzazione di un top club.
L’aver accostato al mercato azzurro nomi alla James Rodriguez, alla Mauro Icardi e chi più ne ha più ne metta, non ha fatto bene al Napoli ed a tutto l’ambiente azzurro. Non aver condotto a termine determinate operazioni di mercato, sbandierate ai quattro venti ma evidentemente troppo costose e sovradimensionate per i paletti imposti dal club, ha generato solo tanta confusione in seno al club. Oltre ad aver prodotto tanta illusione poi diventata delusione nel tifo azzurro.
Il Napoli ha compiuto il suo percorso di ascesa, nell’ultimo decennio, grazie ad una politica precisa, ad una strategia rivelatasi vincente: puntare su calciatori giovani ed in rampa di lancio, farli crescere e diventare campioni, per poi rivenderli accumulando sonanti plusvalenze con cui accrescere fatturato e potenzialità.
DURA LEX, SED LEX – E’ l’amara verità, ma occorre farsene una ragione: il Napoli ha solo una strada, almeno questo Napoli, con De Laurentiis al comando. Allo stato attuale e con questa proprietà, per il Napoli non esiste altro modo di lavorare se non quello di individuare i nuovi Lavezzi, Hamsik, Cavani e Koulibaly. Andare dall’Udinese e prendersi Allan, per poi farlo diventare il calciatore che è diventato e magari, però, accettare le avances del PSG di turno, che un anno fa avrebbe portato denaro sonante e plusvalenza mostruosa da reinvestire per altri prospetti, per i nuovi Allan e i nuovi Koulibaly.
CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA – Il Napoli ha iniziato a perdere ed a decretare la sua fine quando ha smesso di fare il Napoli. Era il caso di puntare tutto su calciatori che avevano dato il massimo in maglia azzurra? Probabilmente, pur non avendo la controprova, i vari Allan, Koulibaly, Mertens e Callejon, se ceduti al culmine delle loro prestazioni, avrebbero portato tanti di quei denari che oggi probabilmente il Napoli starebbe già due anni avanti nel nuovo progetto di ricostruzione.
Il club azzurro, invece, si ritrova ad aver svilito il suo patrimonio tecnico, portando a scadenza calciatori come Mertens e Callejon, invece di cederli nel momento in cui andavano ceduti, ma col fardello aggiuntivo che per ricostruire non avrà a disposizione le risorse finanziarie che avrebbero portato le cessioni di questi calciatori. E non sarà facile trovare i nuovi Mertens e i nuovi Callejon in giro per l’Europa, anche perché il mercato è cambiato e con esso le quotazioni.
Il Napoli ha decretato la propria morte sportiva proprio nel momento in cui non ha saputo fare quello switch, con coraggio e convinzione, andando contro la piazza che in quel momento avrebbe certamente crocifisso la proprietà, ne siamo certi. La morale è che oggi, ci ritroviamo con una squadra che sarà probabilmente fuori dalle Coppe Europee, per la prima volta dopo 10 anni e con una rosa da ricostruire da capo.
RIPARTENZA – Oggi il Napoli deve ripartire, lo deve fare con i Lobotka, con i Demme, con i Rahmani e gli Amrabat dal Verona, con questo profilo di calciatori, lo stesso che in passato è stato scelto e che l’ha condotto fin qui. La città ed il tifo devono farsene una ragione, una volta per tutte: questo club ha risorse limitate e con quelle deve andare avanti. Il club azzurro non può competere con Juventus e Inter e tra poco nemmeno con Milan e Roma, dove l’ingresso di multinazionali porterà un upgrade sensibile e capacità finanziarie nemmeno lontanamente immaginabili dalla famiglia De Laurentiis. Serve pazienza, bisognerà costruire anno dopo anno, stagione dopo stagione, per raccogliere i frutti, ora più che mai. A meno di un cambio di proprietà, difficile da immaginare al momento, lo scenario che abbiamo davanti è questo.