Insomma è troppo facile parlare di una partita a senso unico e dal punteggio tennistico. Troppo superiore il Napoli, troppo stordito il Genoa dall’arrembaggio del secondo tempo azzurro. Leggerete in giro una valanga di complimenti (giusti), attenuati solo in parte dalla caratura dell’avversario. Quindi saltiamo questa parte e proviamo ad evidenziare alcune cose (che pure leggerete ma probabilmente solo tra qualche giorno).
In redazione il primo commento post partita è stato: “ma quante cazzate diciamo tra una gara e l’altra?”. Il tono ironico sottolinea una verità conclamata: abbiamo perso la capacità di aspettare, di valutare. Vogliamo tutto e subito, non c’è sospensione del giudizio, come un pendolo oscilliamo continuamente tra l’estremo positivo e l’estremo negativo. Non c’è tempo, basta una partita per bocciare un giocatore e quella dopo per osannarlo, una vittoria per esaltare un collettivo e una sconfitta per gettare fango su squadra e allenatore. Allora se c’è una lezione che noi tifosi possiamo apprendere da questo rivoluzionario 2020 è proprio quella di saper rallentare il giudizio. Saper aspettare. Dare tempo. Valutare con il tempo. Questo atteggiamento non è solo migliorativo delle condizioni ambientali, ma genera anche un circuito virtuoso che permette di avere meno pressioni e quindi più serenità di crescita.
Facile a dirsi, più difficile è applicare un concetto tanto banale quanto profondo. Andrebbero sradicate abitudini che in quest’era social si sono acuite, in tutti gli ambiti, non solo nel calcio. Il ristretto ambito con cui prima si condividevano i commenti è ormai un vecchio ricordo, gli argini del dibattito sono totalmente abbattuti e chiunque può dirottare centinaia di commenti, creare un personaggio demenziale con un meme, rendere virale un pensiero estremizzandolo. Già, perchè la capacità di giudizio, la moderazione, non viene apprezzata. A meno che non la si riesca a dire con una certa autorità.
Il sorriso di Lozano dopo i due gol in questa domenica grigia è uno schiaffo a tutti coloro che lo avevano ridicolizzato, ribattezzandolo “Vargas 2 – la vendetta”. Certo è che vero i calciatori sono pagati (e tanto) anche per subire le critiche e blablabla, eh si, c’è di peggio nella vita, senza dubbio… ma ciascuno si prenda le responsabilità di ciò che fa o sostiene: il calciatore della prestazione, il tifoso di ciò che genera al suo intorno e oltre. E non si tratta di essere compiacenti o arresi a tutto ciò che ci viene propinato, ma di aspettare un pò, solo di aspettare un pò. D’altra parte, tornando alla partita di oggi, alzi la mano chi dopo aver letto la formazione non ha pensato alle potenziali imbarcate che avremmo potuto prendere con quattro attaccanti e due mezzali come Zielinski e Fabian? Eppure i rischi sono stati pochi, la squadra ha retto e la valutazione del mister è stata corretta. E allora lasciamolo fare le sue valutazioni in pace, Gattuso è un uomo con i piedi ben saldati per terra, lui si che sa aspettare: “Dobbiamo pensare a migliorare lavorando durante la settimana e trovando il giusto equilibrio; è un risultato un po’ bugiardo, abbiamo creato tanto ma abbiamo anche sofferto nel primo tempo concedendo un pochino”. Non sono frasi scontate, Ringhio conosce bene il calcio, sa che al prossimo giro di ruota gli applausi possono tramutarsi in critiche. Ma lui sa aspettare e valutare, e di un uomo così ci si può fidare.