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Editoriale

Perchè adesso?

A cosa serve dirselo adesso?

Serve ad anticipare una gioia? Serve a cominciare a farsi il palato?

Serve a cancellare anticipatamente macchie, annientare dolori, svilire mortificazioni decennali?

Serve a non sentire più dolore ai piedi, lanciando via dalle scarpe quei sassolini divenuti macigni nel tempo?

Serve a dire un giorno che l’avevamo detto due mesi prima?

Serve a vedere adesso che sapore ha la felicità?

Serve a sfiorare, qualora non si afferrasse?

Può darsi che la verità sia un una di queste cose. O in tante. Chissà.

Ma perché dirselo adesso?

No, non ce lo diciamo. Vi prego. Non adesso.

La matematica ci viene in soccorso. Troppi punti ancora disponibili. Troppi.

Nessuno sa se tredici punti di vantaggio sulla seconda alla 21° di campionato siano pochi o siano tanti.

Nessuno sa se il rassicurante margine di adesso tenderà la mano all’ampliamento o alla riduzione.

Guardiamo il calendario: Lazio, Atalanta, Milan, Juventus, Inter, i nomi che ci spaventano.

Guardiamo il Napoli. E non ci spaventa più nessuno.

Cancelliamo tutto. Voltiamo lo sguardo verso la razionalità. Quella che tiene a bada un istinto che scalpita. Quella che rimanda calcoli, proiezioni e visioni commoventi.

Chissà se è questa la strada giusta. Magari non serve congelare l’esaltazione.

Magari è fatta. Anche se manca tanto.

Magari il Napoli è irrimediabilmente irraggiungibile. E noi irrimediabilmente scaramantici.

Magari il Napoli è troppo per le avversarie. Magari è troppo difficile crederlo.

Magari è tutto già scritto.

Magari.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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