L’attuale protocollo Covid19, in caso di positività di atleti, prevede che vengano sospesi dalle attività agonistiche solo gli atleti coinvolti e non tutta la rosa.
Si mettessero comodi – dunque – tutti coloro ai quali piace aizzare le folle, mettere zizzania, alimentare rabbia e dissapori: in ragione di tali direttive non c’è stata una sola squadra in serie A che non ha rispettato le rigide regole imposte, Genoa compreso.
Il protocollo italiano
Il protocollo adottato dall’Italia, mediato da quello della Bundesliga, prevede (almeno fino ad oggi) tamponi periodici nell’arco della settimana e, soprattutto, uno 48 ore prima della gara: chi risulta negativo può giocare). In caso di caso di positività, il giocatore si isola e passa sotto l’egida dell’Asl: 14 giorni di quarantena e doppio tampone prima di tornare nel “gruppo squadra” mentre per il resto della squadra tamponi ogni 24 ore per 14 giorni coi negativi che escono dal ritiro solo per andare a giocare. Non c’è invece una norma in caso di focolaio, come successo in queste ore al Genoa.
Il passaggio chiave è il seguente: “48 ore prima della gara”. E’ questo il passaggio sul quale bisogna soffermarsi, è questa la falla clamorosa che esiste nel protocollo in essere.
Siamo stanchi pure di ripeterlo ma, la disinformazione dilagante in cui ci imbattiamo quotidianamente, ci impone di rimarcare questo fondamentale concetto: il Covid19 vive un periodo di incubazione. Il fatto che, oggi, a tre giorni di distanza dall’incriminata gara Napoli-Genoa, i calciatori azzurri siano risultati tutti negativi al tampone, non vuol dire che non possano positivizzarsi domani, venerdì oppure anche pochi istanti prima di scendere in campo contro la Juventus.
Dunque, fin quando si lascia un margine ampio di ore (e 48 ore sono tante) tra la somministrazione del tampone e la gara di calcio, sarà sempre molto alta la probabilità che qualche atleta scenda in campo positivo al Covid19 senza che nessuno lo sappia.
Ed è altrettanto banale immaginare quanto questo meccanismo perverso possa anche scatenarsi a catena, facendo presa abilmente visti gli inevitabili contatti ravvicinati cui sono esposti gli atleti, al di là delle esposizioni (solamente) scenografiche degli uomini in panca.
Il Ministro Spadafora per il momento si mostra tranquillo, noi seguiamo la logica e non lo siamo affatto. Il problema esiste e bisogna porvi immediatamente rimedio. La gara Genoa-Torino, prevista per sabato prossimo alle ore 18 è ad alto rischio sospensione ma, stando al regolamento attualmente in uso, si dovrebbe giocare ed ecco perché la Lega, attraverso un consiglio straordinario, sta cercando di normare questo vuoto legislativo.
Regolarità del campionato
La domanda da porsi in questo momento è proprio questa: è regolare un campionato così? Tutti gli sforzi economici fatti dalle società di calcio per schierare valore tecnico in campo potrebbero essere vani: arriva il Covid19 e spedisce in quarantena chiunque, a prescindere da qualità balistiche, realizzative o valore commerciale.
Il Genoa potrebbe giocare contro il Torino con un numero di defezioni tali da rendere assolutamente impari l’incontro. E se ciò che è accaduto ai grifoni accadesse ancora? Magari con inarrestabile frequenza?
Avrebbe senso portare avanti un campionato così?