No, nessun #gattusout. Dispensare il tecnico calabrese dal suo incarico, adesso, sarebbe solo controproducente. Prima di tutto perché le alternative sono poche e inaccessibili, in secondo luogo perché significherebbe catalizzare ogni colpa su di lui, senza contare che Rino merita comunque di essere giudicato solo al termine della sua prima vera stagione.
Ciò non vuol dire che il tecnico non sia in discussione, anzi: lo è, costantemente, ma non deve essere oberato dallo spettro dell’esonero. Sarebbe irrispettoso verso chi, poco più di un anno fa, ha accettato un fardello pesantissimo da trascinare.
Chiarito questo, non possiamo negare che su Ringhio pesino diverse responsabilità, che non si riferiscono solo all’ultima, surreale gara casalinga.
Purtroppo le sconfitte in campionato sono arrivate a cinque, tutte unite da un filo conduttore: l’inconcludenza.
Che si tratti di una grande prestazione contro l’Inter o una gara scialba col Sassuolo, gli azzurri faticano maledettamente nelle conclusioni, richiedendo una gran mole di occasioni per finalizzare il minimo sindacale. Colpa dei giocatori? Senz’altro, ma se queste situazioni si ripetono ciclicamente, allora si tratta anche di una mancata crescita mentale, imputabile anche al mister, visibilmente scoraggiato nel post partita:
Forse il problema sono io che non riesco a far capire certe cose ai giocatori
È il tecnico stesso che ammette di star sbagliando, con una schiettezza che quasi confonde. Da questo punto di vista, è difficile non considerarlo in discussione quando ci si mette lui stesso. Forse solo un’esternazione del genere dovrebbe essere sufficiente a corroborare l’orgoglio del gruppo. Sfortunatamente, così non è; per di più, anche a livello squisitamente tattico si notano delle scelte discutibili da parte del mister: tra queste, il vagabondaggio tattico di Lozano a mo’ di tappabuchi per defezioni, proprio lui che ha ampiamente dimostrato di essere devastante sulla corsia destra; la fruizione centellinata di Elmas e Rahmani, poi, rappresenta peccato mortale in un campionato a cadenza frenetica come quello in corso.
Gattuso paga i propri errori senza sconti, sa bene che questa è la stagione che può lanciarlo nel gotha dei tecnici o scagliarlo nel calderone degli incompiuti.
Stiamo buttando via un campionato…
Sono queste le parole che indicano la preoccupazione di Ringhio nei confronti di quest’annata volubile, che gli fa tradire anche un certo nervosismo quando gli si pongono domande sul piano meramente tecnico, soprattutto riguardo l’eventuale utilizzo dei calciatori con meno minutaggio. Domande fastidiose, urticanti, forse anche fini a loro stesse, ma che Gennaro dovrà abituarsi a gestire per non rendere più pesanti questi momenti.
In un campionato dove ballano sette squadre in nove punti, la continuità è l’unica arma imprescindibile per dare un senso alle proprie filosofie. Il Napoli ad ora ne ha acquisita ben poca ed è per questo, nonostante la buona classifica, che c’è paura di sprecare tutti gli sforzi compiuti finora: un paio di partite sbagliate e si rischia di rimanere ai margini dell’Europa.
In virtù di questo, è difficile mantenere onestà critica verso l’operato del tecnico.
Le ultime ore ci parlano di una squadra che non ha risolto nessuno dei problemi che l’affligge. Ma di contro, è la stessa squadra che si trova ancora a lottare per tutte le competizioni con una finale di supercoppa alle porte. Cambiare guida tecnica in questo momento sarebbe autolesionismo immotivato.
È giusto porsi dubbi sul valore di Gattuso allenatore, ma è pur vero che cambiare in corsa può solo rallentare ogni processo di crescita. Tutto ciò che si può fare è continuare sulla strada già tracciata. Nessuno può prevedere se sarà oblio oppure Olimpo, ma di sicuro alla fine del percorso ognuno avrà le idee più chiare.