La forza di De Laurentiis è la sua solitudine. E’ il suo monopolio incontrastato.
Diciamolo chiaro e tondo, il patron del Napoli si è reso sempre antipatico, ultimamente ancor di più.
Lo è perché agli occhi dei tifosi appare spocchioso, altezzoso, talvolta arrogante, freddo, cinico e calcolatore.
L’antipatia trasborda oltre i limiti quando poi diventa irrispettoso dei sentimenti altrui.
Si, irrispettoso. Perché non mostrare rammarico per uno scudetto che si poteva vincere vuol dire essere indifferenti alla sofferenza altrui.
Abbiamo parlato di sofferenza perché quello che lega i napoletani al Napoli non è un sentimento, è il sentimento.
Il Napoli è in Champions League, traguardo prestigioso, palcoscenico eccitante. Eppure, il suo popolo insorge, ferito e sanguinante nell’animo.
I tifosi non sono lacerati dal traguardo mancato, non lo sono per lo scudetto che hanno avuto modo solo di accarezzare. Lo sono perché colui che è al timone di questa società non soffre con loro, non piange con loro, non palesa alcun dolore per il mancato raggiungimento di un sogno.
Ed hanno ragione.
De Laurentiis fa benissimo il suo mestiere di imprenditore: osserva, pianifica, organizza, investe, raccoglie. Fa impresa. E la fa benissimo. E’ un imprenditore di successo ed è a capo di una società di calcio che sa gestisce ed ha sempre saputo gestire in maniera esemplare da un punto di vista economico, riuscendo, al tempo stesso, ad alzare l’asticella da un punto di vista sportivo.
Questi sono dati di fatto. Inconfutabili. Indiscutibili.
Di contro, il patron, pur avendo grande propensione alla comunicazione, non sempre dimostra di conoscere l’aspetto emotivo del dialogo.
I tifosi amano e un amore va sempre trattato con i guanti, con delicatezza, con garbo e rispetto.
Nelle ultime dichiarazioni rilasciate da Aurelio De Laurentiis tutti questi ingredienti sono completamente mancati.
Come può pretendere di essere amato un Presidente che palesa senza veli anzi e con vanagloriosa freddezza il suo disinteresse totale alla mancata conquista dello scudetto?
Ma sbagliamo noi. Diciamo noi cose inesatte. Perché lui non lo pretende affatto.
Non gli interessa riscuotere consensi e approvazioni.
Sente forte la sua posizione: quella di chi ha portato il Napoli ad alti livelli come nessun altro (Ferlaino a parte), ha saputo fare.
Sente di essere unico e incontrastato.
Si sente bombola di ossigeno che ha ridato vita ad un essere destinato a morire.
Non a caso ritorna soventemente a Paestum e ai palloni che mancavano.
A De Laurentiis dobbiamo essere grati, e va bene.
Ma adesso tocca a lui.
Se non vuole che il Napoli precipiti in tempi brevi in un anonimato emotivo senza precedenti deve assolutamente esporre chiaramente – e non solo lasciarli intendere – quella che è la dimensione del Calcio Napoli.
Deve esplicitare quelli che sono i programmi societari conditi, stavolta, anche da una partecipazione emotiva che preveda la presenza del Presidente dalla parte dei suoi stessi tifosi e non sulla sponda opposta che fa confluire il tutto verso l’inaccettabile paradosso di essere in Champions ma respirare un clima cimiteriale.