Non possiamo permetterci di dire che il Napoli ha inscenato una farsa sulla presunta offerta faraonica proposta a Kalidou.
Voci, illazioni, presunzioni. Si parla di questo, non di altro.
Potrebbe essere lo stesso Koulibaly a smentire la società ma, ad oggi, non lo ha fatto.
Certo, le dinamiche episodiche sono a dir poco curiose e le domande pregne di scetticismo fioccano: perché il Napoli non ha fatto questa offerta mesi fa se aveva intenzione di confermare il gigante della difesa azzurra?
E’ solo un caso che a poche ore da questa clamorosa esternazione pubblica il Chelsea è risultato vicinissimo al calciatore?
Domande legittime, ci mancherebbe. Ma sarebbe sbagliato, adesso, etichettare chicchessia di falsità.
Una cosa però possiamo dirla: non è bello quello che sta accadendo. Su più fronti.
Sembra ci si barcameni tra una società che si difende sforzandosi di mostrare intenti benevoli e poco criticabili e un ambiente che, seppur senza certezza alcuna, accusa la società di incoerenza e presunta falsità d’intenti.
Insomma, potrebbe funzionare tutto ma non funziona niente.
Questo clima non fa bene a nessuno. L’aria pesante, nonostante ci si trovi in Trentino, è palpabile.
L’entusiasmo – come le presenze – qui a Dimaro non sono le solite. Il calo non è vistoso ma c’è, ed è per certi versi triste.
Bastano le cessioni di Mertens, Insigne e Koulibaly a giustificare tutto ciò?
No, il problema viene da molto lontano.
Il Napoli deve smetterla di creare barriera. I tifosi amano con il cuore e questo stesso cuore deve essere la prima cosa presa in considerazione da una società che ci tiene a favorire un clima sereno.
L’addio di Mertens definito in un silenzio tombale è una cosa brutta assai; definire incedibile un calciatore e vederlo vicinissimo ad un’altra squadra il giorno dopo è qualcosa di spiazzante.
Possiamo magari comprendere il velo di mistero calato sui movimenti di mercato che necessitano di rimanere nascosti per essere conclusi nel migliore dei modi ma l’indifferenza con cui si trattano scelte già prese e già definite non ci piace nemmeno un poco.
La gente non apprezza. La gente ci resta male.
Di contro, l’ambiente tutto non deve avere pregiudizi precostituiti nei confronti della società, deve smetterla di vedere fantasmi e retro-pensieri ovunque, anche quando non esistono.
Deve smetterla di criticare alla prima cessione, seppur blasonata, senza nemmeno aspettare la conclusione del mercato.
Cosa diremmo un domani se – ad esempio – il Kvaratskhelia di turno sarà il nuovo Lavezzi? Riconosceremo la bravura societaria o saremo ancora troppo impegnati a criticarla per una farsa presunta e mai accertata?
Nel cielo di Dimaro ci sono troppe nuvole, poche luci e tante ombre.
Le parti si avvicinino, si ricompattino. Ci si impegni tutti a ricreare un clima propedeudico a qualsiasi tipo di successo.
Dopo cessioni così amare sarebbe il primo grande acquisto di cui saremmo davvero entusiasti.