Caro presidente, tu hai ragione. Ed io sono con te.
Se ne sparano troppe, spesso pescate dal nulla.
Quando qualche esponente della categoria dei giornalisti si impegna affinchè si diffonda, in maniera sempre più corposa, l’identikit degli spara- minchiate in ambito di calciomercato, sono il primo a soffrirne.
Soffro perché dietro la notizia dovrebbe esserci una sola voglia: quella di offrire un servizio.
Non quella di fare prima degli altri.
Non quella di fare sensazione.
Non quella di illudere i lettori per poi far deflagrare i loro sogni in un mare di nulla.
Ieri sera sei arrivato sul palco arrabbiato con la categoria.
Sei giunto lì impettito e voglioso di denigrare coloro i quali non solo non offrono un buon servizio ma che – inoltre – inculcano nella testa dei tifosi verità che non sono le tue, prospettive che sono idee mai nate.
Giusto avercela con loro.
Con loro, però. Non con tutti.
Tu saresti felice se avanzassi critiche feroci a tutti i presidenti di serie A, includendo senza pietà, senza tatto, senza senso di giustizia, anche te?
Non credo. Ed avresti ragione. Anche stavolta.
Allo stesso modo, chi ti sta scrivendo adesso, immaginiamo anche a nome di tutti coloro i quali cercano di fare questo mestiere tenendo sempre bene a mente i cardini della deontologia professionale, ti dice che hai sbagliato.
Perché le generalizzazioni sono sempre sbagliate.
Sempre, presidè.