Qualche mese fa l’occhio lungo del Napoli si poggia su uno spilungone, un attaccante polacco che veste la maglia dell’Aiax. Il giovanotto piace, veste i crismi della classica punta centrale che però non è statica e riesce ad offrire un degno contributo alla manovra della squadra. Il tutto condito da un’eccellente capacità di colpire il pallone con il suo piede naturale, il sinistro. Arkadiusz Milik, questo il nome dello spilungone, in tempi brevi diventa un calciatore del Napoli.
La società azzurra, a parte lui, non regala al reparto avanzato dell’undici di Sarri null’altro, se non un Gabbiadini a cui far spiccare finalmente il volo. L’eredità è pesante, pesantissima. Fare meglio di un Gonzalo Higuain giunto sulla soglia dei 36 gol stagionali è quasi impossibile per chiunque. La piazza è inizialmente scettica e il nome di Manolo Gabbiadini presente tra gli undici titolari che scendono in campo a Pescara per la prima di campionato indirizzano il pensiero verso l’intenzione societaria di rilanciare l’ex sampdoriano in attesa della giovane promessa polacca. Ma l’opaca prestazione del Napoli in Abruzzo lascia nel cono d’ombra sia Gabbiadini che il subentrante Milik.
L’inaspettato campione?
Nella seconda di campionato Sarri cambia: dentro Milik, fuori Gabbiadini. Al San Paolo è di scena il Milan di Vincenzino Montella. In mezz’ora il polacco ne sigla due. Il primo è un gol sporco, realizzato con lo stinco. Il secondo, con uno stacco di testa imperioso. Napoli si ritrova tra le mani ciò che pensava di non avere, e forse comincia a crederci anche Maurizio Sarri che lo conferma titolare nella successiva trasferta che il Napoli gioca a Palermo. I partenopei vincono agevolmente ma il polacco resta a secco. E’ il 10 settembre. La settimana che segue è quella che incolla il cognome di Arkadiusz sulla casacca azzurra: la trasferta ucraina in Champions League contro la Dinamo riporta la mente di tutti alla strepitosa gara disputata dal Napoli a Stoccarda in finale di Coppa Uefa nel lontano 1989. Il Napoli gioca benissimo, domina la gara, stringe i denti quando necessario, conquista i tre punti in palio grazie ad un Milik che sembra Careca per la semplicità con cui va a segno. La pacata esultanza a seguito di entrambe le marcature siglate sembrano il simbolo della freddezza di chi ha il gol nel sangue. La semplicità con cui Milik lega la palla alla rete avversaria è impressionante.
Ma a frenare quella che sembra un’esplosione irrefrenabile quanto impronosticabile ci pensa il turnover in vista di Napoli-Bologna: in campo ci va nuovamente Gabbiadini, spettatore deluso sul palcoscenico ucraino. Il Napoli è stanco e soffre molto contro un Bologna che grazie a Verdi rimette in piedi una gara che lo vedeva soccombere. I minuti si esauriscono in fretta, così come le energie degli azzurri che sembrano palesemente in riserva. Il minuto 61° è quello che segna due destini: un abulico ed irritante Gabbiadini lascia il campo ad un Milik che fa il Maradona. In un arco temporale così esiguo non lo si poteva nemmeno immaginare un calciatore così redditizio: passano appena dieci minuti ed il Napoli ha in cassaforte i tre punti. Una doppietta del polacco mette la parola fine in calce alla gara: Napoli 3 Bologna 1.
Tornano le nuvole
I ritmi con cui si gioca in questa fase della stagione sono davvero incalzanti. Il mercoledì successivo incombe il turno infrasettimanale di campionato, il Napoli è atteso sul difficile campo del Genoa. Gli azzurri, con Milik in campo, non sciorinano una indimenticabile prestazione, del polacco si ricorderà soltanto una caduta in area di rigore avversaria che griderà allo scandalo ma non eviterà agli azzurri di portare a casa un solo punto. Siamo al 21 settembre. Il 24 si gioca nuovamente, al San Paolo scende in campo il Chievo Verona. Milik si accomoda in panchina, in campo ci va un Manolo Gabbiadini che mette a segno la sue prima (e ultima) segnatura stagionale. La gioia della rete non durerà molto, Maurizio Sarri al minuto 64° lo sostituisce nuovamente con Milik consegnandogli l’ennesima dose di delusione.
Il terzo gol di Milik il Champions League nella roboante vittoria degli azzurri contro il blasonato Benfica è l’ultima gioia del Polacco, ad attendere gli azzurri in campionato vi è l’Atalanta di Giampiero Gasperini. Ma la trasferta bergamasca evidenzia crepe preoccupanti in casa-Napoli. Gli azzurri falliscono, nel gioco e nel risultato, al punto tale da rischiare il tutto per tutto nei minuti finali schierando contemporaneamente sia Milik che Gabbiadini, per poi raccogliere a fine gara il pentimento dello stesso Sarri per aver “tradito” il credo tattico consueto ed aver ceduto alla tentazione della mossa della disperazione. Milik (così come tutta la squadra), risulta non pervenuto.
Ma la notizia peggiore per il Napoli (la migliore per Gabbiadini) arriverà il giorno 8 ottobre. Arkadiusz Milik durante Polonia-Danimarca si infortuna seriamente: il responso medico è impietoso: rottura totale del legamento crociato del ginocchio sinistro, per lui, 4-6 mesi di stop. Per Gabbiadini si spalancano le porte della titolarità indiscussa. Ma dal 2 ottobre (giorno di Atalanta-Napoli) al 5 novembre (giorno di Napoli-Lazio), il bottino di Manolo Gabbiadini è allarmante: zero gol ed un espulsione il suo inquietante bottino. Un mese nero per l’attacco azzurro, orfano dell’ormai solo potenziale talento bergamasco, e soprattutto dell’infortunato Milik, che da quasi perfetto sconosciuto è divenuto irrinunciabile terminale offensivo.
Milik cecchino straordinario?
Ma chi è il vero Milik? Quello che ha sorpreso nella prime uscite stagionali o quello che è risultato abulico nelle gare disputate prima di infortunarsi seriamente?
Il polacco è davvero l’ennesima straordinaria intuizione di Aurelio De Laurentiis? Oppure soltanto una giovane promessa che ha avuto il merito di essere assistito da una fortuna straordinaria?
Possono bastare 4 reti in sette gare di campionato (due doppiette) e 3 reti in due gare di Champions League per eleggere Arkadiusz Milik ad ennesimo crack di De Laurentiis, oppure sono soltanto numeri frutto di un periodo di straordinaria combinazione astrale?
Arkadiusz Milik è senza dubbio un ottimo giocatore, ma è altrettanto vero che le assurde medie realizzative rette nella prima parte di stagione, l’assenza in rosa di un terzo attaccante, e il contestuale quanto incomprensibile fallimento di Manolo Gabbiadini, gli ha consegnato tra le mani lo scettro di icona imprescindibile. Sarà proprio così? Il tempo ci dirà.
Di certo, Arkadiusz Milik, per il momento, è un uomo fortunato.