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Partenopeismi

Quell’ebrezza di chi ha già vinto

Era il 12 dicembre scorso quando tra le mani di Ruud Gullit comparve su di un bigliettino a fondo bianco la scritta “Napoli”. Non era un bigliettino qualunque. Il nome impresso sul tagliando era quello della squadra che avrebbe dovuto affrontare il Real Madrid negli ottavi di Champions League.

In un sol colpo paura ed orgoglio, timore e fermento, si impossessarono di me. “Il Real Madrid”- mi dissi – ingoiando nel modo in cui lo si fa quando da digerire c’è qualcosa di indigesto.

Dinanzi agli occhi non vedevo più sfrecciare automobili e motociclisti (ero in autostrada), ma Cristiano Ronaldo e Bale. L’impatto fu tremendo. Nessun incidente, tranquilli, a casa vi arrivai sano e salvo. Fu l’impatto con la realtà madrilena ad essere tremendo, anzi, lo fu la sola idea. Ma poi subito pensai alle cose belle: mi sentii inorgoglito, felice, contento, fiero. Immaginai gli occhi del mondo sul “mio” Napoli, immaginai l’attesa. Quest’ultima oltre ad emozionarmi mi spaventò anche, forse più dello strapotere conclamato del Real. Temetti una flessione nell’immediato prosieguo del campionato di serie A. Il Napoli era reduce dalla brillante vittoria casalinga contro l’Inter e la roboante passeggiata sul campo del Cagliari. Ebbi paura che la prospettiva Real potesse rallentare la corsa degli azzurri verso la vetta.

Checchè ne dica la gente, la piazza, parte degli opinionisti, intenta a rimuginare sui punti persi a Firenze e al San Paolo con il Palermo, il Napoli dal giorno in cui è comparso il suo nome su quel bigliettino bianco ha pareggiato solamente due volte, riuscendo a fare bottino pieno, indifferentemente in casa o fuori casa, per ben sei volte. Su 24 punti disponibili ne ha conquistati ben 20. Numeri e modalità di conquista che mi hanno fatto apprezzare mister Sarri ancora di più: non solo è stato capace di far giocare il Napoli nel consueto spettacolare modo, ma è riuscito nell’ardua impresa di schermare ed isolare i calciatori da qualsiasi distrazione o pensiero post-datato. Si, impresa, perchè di ciò si è trattato. Da quel 12 dicembre non vi è stata conferenza stampa in cui non sia stato fatto il tentativo da parte della stampa di intavolare l’insidioso argomento Real. Una vera e propria bomba ad orologeria innescata puntualmente nel cuore dello spogliatoio azzurro. Sarebbe stato facilissimo per gli azzurri distogliere l’attenzione dal campionato e lasciarsi attrarre dall’evento dall’eco mondiale. Ma il Napoli ha fatto il Real, sia in termini di punti che di concentrazione: da allora solo due pareggi e zero cali di tensione, nonostante i quattro punti lasciati per strada.

Ma a spegnere conseguenti polemiche, sterili e sicuramente inopportune, ci ha pensato il triplice fischio del signor Giacomelli, arbitro di Napoli-Genoa. Un fischio che ha avuto il sapore della liberazione: Real Madrid-Napoli è divenuto tema trattabile ed ha cestinato l’etichetta di argomento tabù: ho cominciato a leggere negli occhi di Sarri la consapevolezza, l’orgoglio, l’emozione per quello che sarebbe accaduto di li a qualche giorno. Ho cominciato ad emozionarmi al solo pensiero gli azzurri debbano venir fuori da quel prestigioso sottopassaggio, ho provato a mettermi nei panni di giovani uomini che sentono addosso la responsabilità di una città intera che spinge e sogna. Ho provato ad immaginare che energia possa scorrere nelle vene di chi getterà il cuore oltre l’ostacolo per consegnare tra le mani di questa gente un ricordo indelebile.

Ma ho anche sentito sulla pelle una città in fermento: ho visto gente non parlare d’altro, ho visto gente non attendere altro. Ho visto comitive accordarsi in merito alla location in cui assistere alla gara, ho visto negli occhi dei giovanissimi la fierezza di essere napoletani. Ho visto gente provata dalla quotidianità godere dell’attesa di questo evento, ho visto esplosioni di gioia collettiva in bambini spesso rancorosi e rissosi. Real Madrid-Napoli comincerà mercoledì 15 febbraio alle ore 20,45, ma il Napoli, nonostante non sia ancora sceso in campo, ha decisamente già vinto.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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