fbpx
Partenopeismi

Sarri, lesson 1: missione difesa blindata

Il termine “maniacalità” deriva dalla ripetizione spasmodica delle esercitazioni. Le sedute di allenamento viste a Dimaro hanno dettami ben precisi, sono programmate e pianificate con cura del dettaglio ed una petulante ripetitività, nel senso buono, anzi ottimo, del termine.

Le sedute quotidiane – salvo variazioni in occasione di gare amichevoli – sono doppie: mattutine e pomeridiane.

Diciamo subito che nelle sedute mattutine difensori, centrocampisti ed attaccanti non lavorano mai assieme. I gruppi sono due: da un lato i difensori, dall’altro centrocampisti ed attaccanti.

In questa prima pubblicazione soffermeremo l’attenzione sulle esercitazioni difensive.

Esercitazione n.1

In questa esercitazione, Maurizio Sarri allena i suoi difensori a difendersi dall’attacco della squadra avversaria nella condizione in cui uno dei suoi esterni difensivi (Ghoulam) è “staccato dalla linea” perché “uscito” per andare incontro all’esterno destro avversario.

In tal caso, gli altri tre difensori (Koulibaly, Albiol e Hysaj), si stringono facendo densità al centro/sinistra dell’area di rigore e la zona di destra, rimasta scoperta, viene coperta da Callejon e dal centrocampista di destra del Napoli in ripiegamento difensivo (In questo caso, Allan).

Ovviamente, l’esercitazione viene eseguita i maniera speculare su entrambi i lati, per cui una volta si scopre la fascia sinistra (con Ghoulam che si stacca) e la volta successiva la fascia destra (quando a staccarsi dalla linea è Hysaj).

L’attenzione ai dettagli in questa esercitazione è evidente. Mister Sarri ci tiene tantissimo ai famosi sincronismi difensivi e al fatto, dunque, che i tre difensori rimasti a formare la “linea” siano compatti ed affiatati nei movimenti, sia in orizzontale (mantenendo inalterate le distanze tra loro), sia in verticale (cercando di evitare che la “linea” si spezzi).

N.B. E’ questo il motivo per cui Sarri predilige difendersi in questa maniera e non come – ad esempio – ha fatto la Roma di Spalletti, che nel caso di esterno “scoperto” allargava i tre centrali rimasti in linea e arretrava De Rossi sulla linea difensiva andando ad occupare un posto da difensore centrale. Secondo il tecnico azzurro, infatti, il sistema da lui adottato conferisce al reparto difensivo una compattezza maggiore ed una collaudata memorizzazione dei movimenti.

Esercitazione n.2

L’esercitazione che segue è tra quelle maggiormente somministrate.

Sembra banale, ma perpetuata nel tempo conferisce solidità ed automatismi alla linea difensiva: i quattro difensori si posizionano in linea, appena prima della linea del proprio centrocampo, guardando la metà campo avversaria. Da quest’ultima parte un lancio in profondità che scavalca i quattro difensori che, mantenendo intatta la linea, devono arretrare verso il proprio portiere.

Esercitazione n.3

Anche stavolta la linea difensiva deve difendersi da un attacco centrale, che però, non consiste in un lancio profondo, ma in una percussione palla a terra.

In questo caso, nel momento in cui l’avversario parte palla al piede, tutta la linea difensiva deve arretrare lasciando ai centrocampisti il compito di “chiudere”. Se ai dieci metri dal termine della propria area di rigore l’avversario è ancora indisturbato uno dei due centrali difensivi ha il compito di “uscire” a chiudere. La scelta del centrale dipende dalla porzione di campo in cui avviene l’attacco.

Esercitazione n.4

Nel caso di attacco laterale, invece, è l’esterno di difesa ad “uscire” a coprire.

I rimanenti difensori (i due centrali e l’altro esterno) si compattano e scalano in orizzontale di qualche metro in direzione del fronte attaccato. Il versante opposto, lasciato scoperto, sarà “chiuso” dall’esterno d’attacco sinistro in ripiegamento difensivo (Insigne), oppure dalla mezz’ala sinistra operante un quella zona di campo.

Esercitazione n.5

In caso di attacco globale della squadra avversaria (inteso come manovra avvolgente e non come progressione di un singolo), che preveda dunque la circolazione della palla, la squadra che difende deve seguire la direzione della palla: nel caso di “retropassaggi” degli avversari la difesa deve “salire”, nel caso di attacchi verticali, invece, la difesa deve arretrare.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
Related posts
Campo

L'abito farà il monaco?

Coach

Così parlò Antonio Conte

Comunicazione

Si riparte a Dimaro, terra di pace e tricolore

Campo

Scherzo da comandante