fbpx
Partenopeismi

La triade della discordia

Lunedì 29 gennaio la FIGC sarà chiamata ad eleggere il suo 34° presidente in 120 anni di storia, chiamato a portare avanti almeno fino al primo trimestre del 2021 il 44° “governo” dell’ente sovrano calcistico nazionale: una storia piuttosto tormentata quella della principale Federazione Nazionale Italiana, passata anche da ben 7 commissariamenti, 5 reggenze, un interim ed addirittura un incarico di Presidente rifiutato, datato addirittura 1913.

Tre i candidati in campo, in rigoroso ordine alfabetico: Gabriele Gravina – Presidente della Lega Pro – Cosimo Sibilia – Presidente della Lega Nazionale Dilettanti – e Damiano Tommasi, il più giovane dei tre, Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori.

Le loro candidature sono state proposte tutte dalle rispettive componenti che li vedono ai vertici, le maggiori per peso specifico in termini elettorali: Sibilia è quello con la base più solida, forte del 34% della Lnd che lo ha spinto all’unanimità appena un anno dopo la sua elezione nei Dilettanti alla scalata verso lo scranno più importante di Via Gregorio Allegri; Gravina parte dal 17% della Serie C, ma potrebbe perdere qualche voto sulle 56 società aventi diritto al voto della Lega Pro.

Partirebbe dal 30% infine Tommasi, forte del 20% dell’AIC e dell’appoggio dell’Associazione Allenatori con il suo 10%. Ed il resto dei voti? In uno scenario molto simile a quello delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, l’enigma principale è rappresentato dalle altre 3 componenti chiamate al voto: l’Associazione Arbitri, la più piccola in termini di peso con il suo 2% e da tradizione spesso equidistante dalle varie parti in gioco (tranne l’anno scorso quando risultò decisiva per il Tavecchio bis).

La Lega di B con il suo 5% di peso sembra spaccata a metà tra il consenso a Sibilia e Gravina: analoga situazione anche nella Lega A, dove però un ticket improvvisato tra la strana triade Lotito – Ferrero – De Laurentiis sembrerebbe favorire Sibilia per strappare gran parte del 12% di bacino elettorale delle 20 società della massima serie.

A tutt’oggi nessuno dei tre candidati sembra aver sbaragliato la concorrenza ed il rischio forte di un possibile commissariamento da parte del CONI oppure di una elezione con maggioranza risicatissima appare evidente: il classico gioco delle parti e del trasformismo all’italiana con il vero nocciolo della questione, la crisi del calcio italiano sfociata con la clamorosa mancata qualificazione ai prossimi Mondiali, che resta sempre in secondo piano.

Ciò detto, l’auspicio è che si possa giungere ad un accordo in extremis per il bene del movimento italiano (in forte crisi non solo tecnica) ma vuoi per ragioni di campanilismo e di “democrazia” territoriale, un’eventuale elezione dell’irpino Cosimo Sibilia rappresenterebbe per tutto il calcio meridionale un segnale forte da dare all’intera nazione.

Se è vero che l’Italia Repubblicana non ha mai visto nessun ex calciatore alla Presidenza della Federazione, è pur giusto ricordare che, fatta eccezione per i 10 anni tra la presidenza Matarrese ed il commissariamento di Pagnozzi, il Sud Italia (mai come adesso sulla cresta dell’onda con Napoli e Palermo in testa alle classifiche di A e B) non ha mai espresso un suo leader campano pronto ad assumere le sorti dell’intero Paese pallonaro.

About author

Gianluigi Noviello è laureato in Comunicazione ed è specializzato in Management Olimpico presso la Scuola dello Sport di Coni Servizi. Giornalista pubblicista dal 2007.
Related posts
Coach

Così parlò Antonio Conte

Club

Una narrazione inverosimile

Partenopeismi

Gli inciampi di ADL

Comunicazione

Testa di Legno? No. Teste di legno

1 Comment

Comments are closed.