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Partenopeismi

La coperta corta di Sarri

Se aveste una coperta corta vi coprireste la testa o i piedi?

Il Napoli stasera è sceso in campo allo stadio San Paolo contro il Lipsia. Anzi no, non vi è sceso affatto. A monte di ciò che stiamo per esprimere diciamo subito che l’unico aspetto che proprio non siamo riusciti a mandar giù è stato il mancato rispetto per quegli appassionati irriducibili che hanno sfidato il gelo dell’impianto di Fuorigrotta per stare vicino alla squadra del cuore. Per il resto, non sapremmo proprio cosa contestare agli azzurri.

Paradosso? Eresia?

Sembrerebbe di si. In fondo la nostra intenzione è esprimere un altro concetto, un qualcosa che ci è venuto in mente tutte le volte che abbiamo visto giocare – e male – il Napoli in gare ufficiali che non fossero di campionato.

Come è possibile che la squadra che sta deliziando in campionato ha spesso deluso in gare facenti parte ad altre competizioni?

E come è possibile che a seguito di cadute o gare deludenti il Napoli sia sempre tornato in campionato a sfoderare le sue prestazioni scintillanti?

La risposta è troppo banale per non essere colta:

Il Napoli al pronti-via di Dimaro aveva numericamente due squadre, i canonici due uomini per ruolo che hanno consentito a Sarri di allenare comodamente la squadra sul terreno di Carciato. Ma nulla di più.

La compagine del patron De Laurentiis, due squadre per poter affrontare le tre competizioni cui poi è andata incontro, non le ha mai avute. Sarri ha sempre dichiarato di non avere a disposizione titolari e riserve ma ha sempre pensato l’esatto contrario.

Sarri ha giocato tutte l competizioni per vincerle, ovvio, ma è altrettanto scontato che ha sempre saputo di non avere il potenziale qualitativo adeguato per poter competere fino alla fine in tutte le competizioni.

Un convincimento tramutato ben presto in messaggio, seppur implicito ed apparentemente invisibile ai più.

Risultato? Napoli molle e demotivato in tutte le gare che non avessero come motivetto introduttivo l’inascoltabile inno della Serie A.

Adesso che gli azzurri sono anche decimati dagli infortuni, la coperta è ancor più corta e la convinzione inconscia che le poche energie rimaste sarebbe stato il caso di non disperderle su più tavoli da gioco, ha fatto si che la semina è ancora più disastrosa.

Il Napoli non poteva dare tutto stasera. Non si tratta di una volontà razionale, ma di una ineluttabile ed invisibile verità.

Qualcuno potrebbe obiettarci dicendo che si è gettata al vento una grande possibilità. Quale?

Andare in giro per l’Europa a metà settimana con mezza squadra, pregando San Gennaro affinchè nessuno subisca infortuni? Affrontando magari squadre del calibro di Atletico Madrid ed Arsenal ed intervallando queste “passeggiate” con il tortuoso quanto irrinunciabile sogno scudetto? A noi questa si che sembra una eresia.

Non facciamo dunque la scoperta dell’acqua calda se affermiamo che il Napoli attuale, decimato anche numericamente, giocando una sola volta la settimana e non avendo testa e gambe a sprecare energie lontano dai terreni italiani, aumenterebbe notevolmente le sue chance di vincere il campionato.

Non dovesse accadere, zero rimpianti. Lo sappiamo ormai da mesi che gli azzurri possono competere ad altissimi livelli per una sola competizione, è stato lo stesso Maurizio Sarri a dircelo, con le sue scelte settimanali, mostrandoci da mesi la gestione complessiva della rosa.

A seguito della brutta sconfitta il tecnico azzurro si dice deluso, lo siamo anche noi. Ma non siamo stati noi a depotenziare materiale umano e a dequalificare una competizione piuttosto che un’altra.

Se davvero il nostro tecnico ha maturato questa convinzione dopo aver constatato l’inequità della rosa, da oggi in avanti non dovrà fare altro che percorrere senza ostacolo alcuno il percorso a lui più congeniale.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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