Uno degli aspetti divertenti del Calcio è che genera discussioni. A volte “da bar”, altre volte, generando maggior soddisfazione, con argomenti più interessanti e senza per forza dover delegittimare a priori la validità dell’opinione altrui, ancorchè contraria alla nostra.
E’ questo il caso dell’uscita di scena del Napoli da tutte le competizioni extra campionato. Come testata, ne abbiamo parlato nel nostro ultimo pezzo.
La domanda di partenza è “Se aveste una coperta corta vi coprireste la testa o i piedi?”. La mia risposta è “dipende da dove hai più freddo in quel momento”.
La capolista della Serie A affronta la seconda in classifica della Bundesliga e subito dopo la 18esima del campionato italiano in casa. Non l’Inter, la Roma, la Lazio. E neanche il Torino o la Sampdoria. La Spal.
Ora la domanda è: considerando la squalifica di Mertens in Coppa, può il Napoli affrontare la Spal con -esempio- Rog, Ounas e Tonelli e rimanere strafavorita per fare bottino pieno? Magari con una prova opaca, con 1-0 scialbo, ma con 3 punti in saccoccia?
La risposta di Sarri è chiaramente “no”. Con una formazione di questo tipo
Reina; Maggio, Albiol, Tonelli, Hysaj; Diawara, Rog, Hamsik; Ounas, Insigne, Mertens il Napoli non ha la sicurezza necessaria per vincere in casa contro una squadra in zona retrocessione. O anche solo 2-3 dei cinque “non titolarissimi” della formazione di cui sopra.
Allora si dice che il livello delle riserve è bassissimo. Bene, anzi male. Ma che messaggio si può dare ad una parte di organico se gli si dice “a me neanche con la Spal servi”? Che atteggiamento ti aspetti da chi sa di poter giocare, forse, solo nelle amichevoli? Perchè l’approccio alle partite di coppa questo è stato. Da amichevole. E neanche amichevole come test importante. Ma come una tournè estiva all’estero che si fa’ solo per soldi e che, in termini di campo, è solo un fastidioso intralcio. E Sarri si dice deluso dall’approccio alla partita dei suoi. Ma che atteggiamento si può pretendere quando si dice “se qualcuno vuol riposare, lo farà col Lipsia”. Un approccio diverso coi tedeschi ci sarebbe potuto essere se il tecnico avesse detto “se qualcuno vuol riposare, lo farà con la Spal”. E con gli estensi sicuramente non ci sarebbe stato un atteggiamento molle, perchè partita della competizione su cui si punta.
Senza considerare che quando si pparla di “livello delle riserve” non si considera il contesto e il modo in cui vengono inserite. Se per Sarri il Napoli non è più il Napoli anche con il solo Ounas per Callejon o Rog per Allan o Tonelli per Albiol, allora la “riserva di turno” sta giocando in un’altra squadra quando il turnover è così massiccio. Sarà diverso interagire, per Ounas, ad esempio, con Callejon e non Mertens come punta di manovra e palleggio?
Si dice che tanto comunque non si sarebbe potuta vincere la Champions e che l’Europa League, passati eventualmente col Lipsia, avrebbe portato avversari più probanti. Vero, verissimo. Allora tanto vale non farla la Champions, giacchè purtroppo, il Napoli non avrà probabilmente mai la forza per cercare di vincerla. E in EL, tu intanto cerchi di passare. Perchè il calendario te lo permette. Poi magari non passi ugualmente. O passi e e becchi una squadra di livello, dove il calendario la affianca a partite di campionato importanti. E allora lì ha senso fare la scelta fatta col Lipsia. Intanto però sei passato, hai fatto ranking. E poi, nel malaugurato caso in cui le cose andassero male in campionato, hai una scialuppa di salvataggio.
Del ranking, si diceva… Il Napoli ha in qualche modo “scelto” il RB Lipsia. A Rotterdam, sull’1-1 e col City perdente in Ucraina, il Napoli era fuori dalla CL, ma era testa di serie in EL. Senza il calo che ha portato al 2-1 olandese, ci sarebbero state Ludogorets, Astana, Copenaghen ecc per il Napoli.
Poi non ci si lamenti per i gironi “della morte” in CL. Giacchè, se il Napoli nell’ultima CL non ha preso nel sorteggio due “squadroni”, come City e Bayern o Arsenal e Dortmund, è stato solo per la semifinale di EL di Benitez e le quattro vittorie nello sciagurato girone con Arsenal, Dortmund e Marsiglia.
Non ci si lamenti dei problemi sul Mercato. Se in Italia ci sono i problemi ormai ben noti, all’estero l’appeal lo guadagni per quel che fai nelle coppe europee. E dato che Napoli è tendenzialmente una tappa di passaggio e non un punto d’arrivo per chi ambisce ad altissimi livelli, un giovane calciatore anche solo vagamente importante non può essere attratto da un progetto che non ha una dimensione internazionale.
Si dice che le altre big della competizione non sono in lotta per il titolo e perciò hanno reso al meglio. Vero. Anzi no. Proprio i nostri avversari, si sono presentati alla sfida col Napoli da secondi in Germania. Con soli tre punti sul quinto posto e quattro sul sesto. E con la prossima di campionato contro l’Eintracht Francoforte, a soli due punti, in trasferta. Dopo questa partita, il Lipsia potrebbe ritrovarsi quinto. Come a dire: dopo il Lipsia, il Napoli affronta la Juventus a Torino e ha Inter e Roma che lo tallonano. In questo contesto e col Napoli che affronta una squadra di fondo classifica, i tedeschi scendono in campo al meglio e determinati, gli azzurri… lo abbiamo visto.
La stessa parola “titolarissimi” ci ha portato indietro di anni. Quelli di Walter Mazzarri. Possibile che si possa avere l’ardire di giocarsela col City di Aguero, Kompany, David Silva e Yaya Toure con Aronica, Inler e Dossena e di tremare all’idea della Spal, schierando Ounas, Rog e Tonelli?
In realtà, ogni tanto il campo fa’ presente che un Napoli vincente è possibile anche senza schierare sempre tutti i suoi migliori. Quando c’era Ghoulam, Mario Rui non vedeva mai il campo. Comprensibile, si potrebbe dire, visto che l’algerino era l’esterno sinistro migliore del mondo in quel momento. Il Napoli è meno forte senza Ghoulam? Sì, indubbiamente. Ma è rimasto primo, le partite ha continuato a vincerle e ci stiamo ancora divertendo. Ancora: sei costretto a schierare Tonelli, non le seconde e terze linee Chiriches e Maksimovic. Tonelli, quinta scelta. Di fronte hai la Lazio, in quel momento secondo miglior attacco del campionato e terza della classe. Subisci un gol all’inizio, vinci 4-1, delizi i palati più fini e porti a casa la partita più difficile e importante finora, secondo molti (dopo quella a Bergamo, secondo chi scrive).
Se con Benitez vivevamo l’idea del rigido turnover “scientifico” con tutte le sue contraddizioni, con Sarri e il ritorno dei “titolarissimi” si fanno quattro passi indietro, rispetto all’idea di un club “da millemila anni stabilmente in Europa”. A che serve farsi vanto di ciò quando le coppe vengono interpretate come semplice occasione di pausa per gli uomini di punta?
Sarri è un grandissimo uomo di campo. Scudetto o non scudetto, il migliore allenatore della storia del Napoli, per distacco. E, forse, non ci divertiremo mai più come in questi anni sotto la sua guida. Tuttavia credo che il Napoli sia destinato ad essere il picco massimo della sua carriera. Esattamente come Mazzarri, appunto. Allenatori che, con modalità diverse, massimizzano all’inverosimile parte del materiale a disposizione. Ma inadeguati per competere su più fronti, dove anche il secondo portiere ha bisogno di sentirsi importante e sulla corda. Perchè laddove hai impegni infrasettimanali, hai bisogno di tutti. E devi individuare spazi e partite giuste per inserire gli elementi che ti danno meno garanzie, senza ricadute sul risultato.
Infine, una piccola sortita su una parola tanto… “amata” a Napoli. Fallimento. All’epoca di Benitez, era trending topic nell’ambiente. Oggi, fosse solo per fideistico sarrismo o altro, fortunatamente, non è un mantra insopportabile (nell’ipotesi non si vinca lo scudetto).
Per quanto mi riguarda, se si entra in Champions, mai e poi mai si può parlare di fallimento per il Napoli. Sì, i fatturati, quelli per cui veniamo derisi in Italia e che però poi, puntualmente, chi ci deride li tira fuori davanti a battute d’arresto in Europa (ogni riferimento a Marotta & co. è puramente casuale). Se oggi il Napoli è in lotta per lo scudetto il merito è di Sarri. Perchè la naturale dimensione di questa squadra è sbranarsi con Inter e Roma per le briciole lasciate dalla Juventus.
E’ pur vero, però, che Sarri e i suoi hanno scelto una strategia. Si son messi all’angolo da soli. Se ne escono, chapeau e tutti contenti. Se a maggio, invece, lo scudetto dovesse rimanere dov’è, non sarà mai un fallimento. Ma sicuramente fallimentare sarà stata questa strategia. Per il momento, per il sottoscritto, è “solo” decisamente sbagliata. Dettata dalla paura più che da un supposto realismo smentito dai fatti.