In principio fu Castel Volturno. Il centro di allenamento che era storicamente situato a Soccavo. Fin dalle prime battute poi, De Laurentiis ha subito parlato di “stadio virtuale” e in seguito di un ipotetico stadio vero e proprio da circa quarantamila posti, fuori Napoli.
Questa sorta di exit strategy da Napoli sembra prendere sempre più piede negli ultimi tempi. Per De Laurentiis, il radicamento del Napoli a Napoli è ormai un limite e affrancarsi dalla città sta diventando una vera e propria necessità.
Una città che non lo ha mai amato realmente. Anzi, lo contesta e ne è insofferente. E’ recentissima la nuova ondata di striscioni contro il Presidente. Striscioni di dubbia provenienza. Legati al mondo delle Curve. E’ tristemente normale che un’azienda sana e dall’importante fatturato attiri l’interesse del sottobosco dell’illegalità. ADL ha evidentemente sottratto la SSC Napoli al gioco di favori al mondo ultras e questo scatena periodicamente una contestazione strumentale. E allora non arriviamo a dire che chi contesta De Laurentiis è complice della criminalità. Perchè tra i detrattori di ADL ci sono tante persone perbene e perchè effettivamente è una gestione perfettibile. Però occorre essere consapevoli di dove si collocano certe idee e certe posizioni. Ci piace pensare che persone perbene preferiscano appoggiare chiunque sia inviso alle persone non perbene, pur non apprezzandolo. Perchè chi va ad intaccare interessi criminali è sempre da appoggiare. E in una città come Napoli, questo è molto più importante del Calcio in se’.
Gli sforzi della Società sembrano proprio direzionati a rendersi autosufficienti dalla realtà napoletana parzialmente e fatalmente inquinata. E’ anche questa la ratio del tentativo di calare finalmente il Napoli in un contesto globale. Per attingere da quei milioni di sostenitori e simpatizzanti che il Napoli ha sparsi in tutto il mondo. Per trarne supporto e soprattutto introiti. Da lì anche il conflitto con Sarri per l’Europa snobbata.
Ecco quindi la pantera della nuova Kombat, che fa’ storcere il naso a Napoli, tanto quanto vende e viene elogiata altrove. Il Napoli abbandona definitivamente Il Ciuccio e la sua narrativa simpaticamente sfigata per abbracciare lo storytelling d’assalto tipico di un felino pericoloso.
Ecco lo sbarco su Amazon, dove i napoletani e le maglie pezzottate riducono al lumicino la propria incidenza sul fatturato. Emancipandosi da Napoli, ADL trova finalmente un target che caccia i sordi senza che pretendano lo stesso da lui. C’è da sperare che il prossimo passo in questa direzione ruguardi la sponsorship delle maglie. Fatta di acqua, pasta e caffè ed assolutamente locale. Quando altrove, realtà di pari livello o a cui il Napoli aspira, hanno brand internazionali sui propri kit di gioco.
Naturale conseguenza di questo processo di delocalizzazione sono le spallucce che il Presidente fa quando gli viene chiesto della contestazione delle Curve. Lascia libera espressione a tutti, perchè lui è già bello che lontano da Napoli. Ultima testimonianza ne è l’acquisto del Bari. Il fresco bi-Presidente sa che questa mossa gli toglierà il consenso anche di parte di quella resistenza culturale al papponismo.
E qualcuno penserà che in realtà ADL è un ruffiano paraculo per certe dichiarazioni. Probabilmente siamo di fronte a un populista nelle parole e un antipopulista nei fatti. Un prestigiatore o un equilibrista. O entrambi.
Napoli è troppo piccola per il Napoli. Troppo poco pronta per il Napoli. Troppo arroccata nella sua soffocante tradizione, nella sua oleografia e nel suo narcisismo per accogliere la fluidità e la mutevolezza, che sono cifre della contemporaneità e che invece ADL intercetta benissimo.
Napoli è la chiesa in The Young Pope. Aurelio De Laurentiis il suo Lenny Belardo. Forse meno raffinato. Ma se ami McLuhan, difficilmente sei un coglione.