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Un fallo è per sempre. Come i piagnistei

Napoletani piagnoni, vittimisti e lamentosi, quello in cui vi siete imbattuti è il classico articolo che renderà ancora più amaro il lunedì post sconfitta azzurra.

Volete una sintesi? Il Napoli con la Juventus non ha perso per colpa dell’arbitro.

Ma andiamo con ordine.

Meret meritevole di espulsione? Si, non vi sono altre teorie valide da prendere in considerazione. Spieghiamo il perché:

Il Regolamento recita così:

  • Un calcio di punizione diretto (in area di rigore punito con un calcio di rigore) è assegnato se un calciatore commette una delle seguenti infrazioni contro un avversario in un modo considerato dall’arbitro negligente, imprudente o con vigoria sproporzionata:
  • caricare
  • saltare addosso
  • dare o tentare di dare un calcio
  • spingere
  • colpire o tentare di colpire (compreso con la testa)
  • effettuare un tackle o un contrasto
  • sgambettare o tentare di sgambettare
  • (Negligenza” significa che il calciatore mostra una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto o che agisce senza precauzione. Non è necessario alcun provvedimento disciplinare.
  • “Imprudenza” significa che il calciatore agisce con noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario e per questo deve essere ammonito.
  • Con “vigoria sproporzionata” si intende che il calciatore eccede nell’uso della forza necessaria e mette in pericolo l’incolumità di un avversario e per questo deve essere espulso).

Nel caso specifico, Meret effettua una uscita che può essere paragonata ad un tackle e agisce senza alcun dubbio in maniera “negligente” o nella peggiore delle ipotesi “imprudente” in quanto Cristiano Ronaldo è costretto a saltarlo per evitare di farsi male.

A chi sostiene che il portoghese fosse già in volo prima del presunto contatto chiediamo: avrebbe tutelato la sua incolumità fisica se fosse rimasto in piedi?

In ogni caso, è inutile sforzarsi di capire se il contatto vi sia stato o meno, in termini regolamentari non ha nessuna influenza.

Quello di Meret è un fallo sanzionabile con un calcio di punizione e la conseguente espulsione del portiere in quanto si nega la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete.

Diversa la questione “morale” che mette giustamente sotto una cattiva luce Cristiano Ronaldo il quale, a seguito della caduta, simula dolore successivo ad un contatto che presumibilmente non vi è mai stato.

Ma torniamo a bomba sull’arbitro, investito da critiche che vanno oltre: più di qualcuno accusa Rocchi di non aver colpevolmente consultato il VAR. Accusa infondata, anche se in questo caso la situazione è più complessa e trova frizioni nella controversia della regola. Spieghiamo perché:

  • Il regolamento recita così:
  • L’arbitro può essere assistito dal VAR solo in caso di un “chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” in relazione a:
  • rete segnata / non segnata
  • calcio di rigore / non calcio di rigore
  • espulsione diretta (non seconda ammonizione)
  • scambio d’identità quando l’arbitro ammonisce o espelle il calciatore sbagliato.
  • L’assistenza del VAR riguarderà l’uso di replay dell’episodio. L’arbitro prenderà la decisione finale che può basarsi esclusivamente sulle informazioni del VAR e/o sulla revisione del filmato effettuata direttamente dall’arbitro “a bordo campo” (nell’area di revisione).
  • Tranne che per un “grave episodio non visto”, l’arbitro (e, se del caso, gli altri ufficiali di gara sul terreno) deve sempre prendere una decisione (compresa la decisione di non sanzionare una potenziale infrazione); questa decisione non cambia a meno che non sia un “errore chiaro ed evidente”.

In quale stralcio si evidenzia la contraddizione della regola?

Dire che: “l’arbitro può essere assistito dal VAR solo in caso di un “chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” equivale a dire che se l’errore non è chiaro ed evidente l’arbitro deve considerare che il VAR non esista e tutte le decisioni, così come avveniva in passato, dipenderanno dalle sue scelte autonome ed incondizionate.

Allora perché nel prosieguo la regola lascia chiaramente intendere che l’intervento del VAR sia stato comunque consentito anche in assenza di un errore chiaro ed evidente?

Insomma, la regola non è chiara ed offre il fianco a continue ed inevitabili polemiche.

Nel caso specifico – comunque – l’arbitro ha sentito i colleghi del VAR, lo si è visto parlare a lungo al microfono. Comunicazione che – stando al protocollo – non sarebbe nemmeno dovuta avvenire perché non ci si trova dinanzi ad un “chiaro ed evidente errore”.

Quindi, perché criticare la scelta di Rocchi di non andare al monitor? Secondo quale dicitura regolamentare avrebbe dovuto farlo?

Ma andiamo avanti, perché i pastrocchi non sono finiti qui.

Rigore assegnato al Napoli: inesistente.

  • Il regolamento della F.I.G.C. (aggiornato di seguito alla pubblicazione della Circolare n°1 – 2018/2019 approvata dall’IFAB in occasione della sua 132a Assemblea Generale Annuale, tenutasi a Zurigo il 3 marzo 2018. P), recita così:
  • Il fallo di mano implica un atto intenzionale di un calciatore che con la mano o il braccio viene a contatto con il pallone.
  • I seguenti criteri devono essere presi in considerazione:
  • • il movimento della mano verso il pallone (non del pallone verso la mano)
  • • la distanza tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato)
  • • la posizione della mano non significa necessariamente che ci sia un’infrazione.

Nel caso specifico, dove sta l’intenzionalità da parte di Alex Sandro di colpire il pallone con la mano?

Dove si evince il movimento della mano verso il pallone?

Come ha fatto l’arbitro a ritenere congrua la distanza tra avversario e pallone?

Sul carro di chi cavalca l’onda del piagnisteo precostruito noi non ci saliamo, soprattutto nel caso in cui ogni critica avanzata non sarebbe altro che un ulteriore velo di ridicolo posato sui volti dei partenopei.

Archiviamo la sconfitta, riflettiamo sui veri motivi che l’hanno generata e pensiamo alle cose serie : il Salisburgo ci aspetta.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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