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Politica Calcistica

La stagione della verità

In molti vedono nel Bari una sorta di nuovo Parma: fallimento, ripartenza dalla Serie D e ritorno tra i professionisti al primo colpo e da lì in poi altre due promozioni consecutive e di nuovo la Serie A.

Non ci sarebbe nulla di strano in tutto questo, del resto è un qualcosa che è capitato anche ad altre realtà (in principio fu la Fiorentina dei Della Valle a ripartire dalla C) se non fosse però per la proprietà della società pugliese finita dallo scorso anno nelle mani della famiglia De Laurentiis.

La legge sulle multiproprietà vieta infatti il possesso di due società militanti nello stesso campionato, circostanza che potrebbe rivelarsi decisiva già a partire dalla prossima estate in fase di programmazione per l’attuale patron del Napoli.

Da più tempo si rincorrono voci su una possibile cessione del pacchetto azionario del Napoli ed una eventuale promozione in cadetteria del Bari al termine della prossima stagione agonistica potrebbe dare un ulteriore impulso a questa ipotesi, soprattutto se i galletti dovessero essere inseriti nel girone B per evitare incroci pericolosi con il Foggia, fresco di retrocessione.

Saranno infatti settimane complicate per il Presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli in sede di compilazione dei gironi e la possibilità che ad emigrare nel girone adriatico siano proprio i biancorossi appare abbastanza probabile. Premesso che i campionati si vincono sul campo e che i pronostici vanno sempre rispettati, non è difficile da immaginare però un Bari altamente competitivo per la promozione in B.

E cosa c’entra il Napoli in tutto ciò? Apparentemente tutto o nulla: è noto da tempo che ormai il club azzurro abbia raggiunto da 3/4 stagioni circa il massimo potenziale con alla guida Aurelio De Laurentiis e quindi la reale prospettiva per il neo 70 enne imprenditore cinematografico di continuare ad investire nella scalata verso l’alto del Bari farebbe aumentare vertiginosamente i ricavi aumentandone contemporaneamente anche il valore societario.

Un qualcosa di già visto un decennio fa anche da queste parti, con due sostanziali differenze però: la prima è data dalle indubbie minori pressioni che la proprietà riceverebbe a Bari, piazza storica del calcio italiano ma che a differenza del Napoli oltre a non avere trofei, non ha nemmeno mai partecipato ad una competizione europea UEFA e che presa dall’entusiasmo per il ritorno nel calcio che conta potrebbe garantire utili maggiori in termini di merchandising, incassi allo stadio e diritti televisivi.

La seconda differenza è data dall’asset stadio: se dopo 15 anni di presidenza – al netto delle responsabilità politiche ed amministrative – il San Paolo sta ritornando ad essere uno stadio quanto meno decente, per il San Nicola di Bari la strada per renderlo nuovamente un impianto funzionale e da poter mettere a reddito sarebbe molto più facile da dover percorrere.

Insomma per De Laurentiis il dilemma potrebbe diventare chiaro molto più rapidamente di quanto lo si possa pensare: vendere il Napoli e rilanciare il Bari o proseguire su un doppio binario?

About author

Gianluigi Noviello è laureato in Comunicazione ed è specializzato in Management Olimpico presso la Scuola dello Sport di Coni Servizi. Giornalista pubblicista dal 2007.
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