Che contributo sarà capace di portare a Napoli Carlo Ancelotti? Al suo arrivo nella città partenopea ce lo siamo chiesti tutti.
Per un anno intero – quello appena terminato – la domanda abbiamo continuato a porcela senza avere una risposta concreta. Al termine della passata stagione il contributo del mister più titolato al mondo è sembrato non essere così evidente.
Ma ci sono delle lavorazioni che non sono sempre visibili ad occhio nudo, che non si materializzano istantaneamente. Ed è proprio questo il caso.
Esposizione totale senza paura di scottarsi
Il vero contributo Carlo Ancelotti lo sta dando questo anno. Al suo arrivo ha sostanzialmente ereditato la macchina perfetta sarriana e, al di là del cercato e voluto Fabian Ruiz, si è limitato a passare da un apprezzamento a distanza ad un minuzioso studio ravvicinato del material umano a disposizione.
Durante l’intera passata stagione ha scrutato, osservato, lavorato nell’immediato ma anche immaginato quello che sarebbe potuto diventare il suo Napoli.
Al pronti-via nella stagione 2019-2020 il colpo Manolas è il primo tassello che ha la sua firma. E’ forse il primo grande calciatore ingaggiato dal Napoli senza fatica. Certo, si è trattato di un gioiello strategico della società ma, quando ieri sera i tifosi hanno chiesto a Manolas cosa avesse provato di seguito alla chiamata del Napoli, il greco ha risposto:
“Ho parlato col mister e non ci ho pensato due volte”
Carisma, incidenza e garanzie, questo è Carlo Ancelotti.
Ma Manolas non sarà l’ultima pedina da inserire nel Napoli che sarà. Il nome caldo e James Rodriguez. Sorvoliamo un attimo sull’effettiva possibilità che il colombiano arrivi a Napoli, soffermiamoci – invece – su un altro aspetto: il fantasista ha detto si al Napoli da settimane. Di chi pensate che sia il merito?
Vi poniamo una domanda ma daremo noi la risposta: quale precedente allenatore del Napoli non ha seguito la strada della deresponsabilizzazione quando si è trattato di parlare di nuovi acquisti? Nessuno.
Le ripetute dichiarazioni di Maurizio Sarri – ad esempio –
“Io non entro nelle scelte di mercato, alleno quelli che la società mi mette a disposizione”
Ne sono l’esempio lampante. Carlo Ancelotti si sta assumendo un rischio enorme: se i proclami non dovessero diventare realtà, il fallimento sarà tutto suo e degli uomini che lui stesso ha voluto. Ma è un rischio che ne certifica il coraggio e, ancora una volta, il blasone.
Non si ha più paura di parlare
Ma l’influenza del mister di Reggiolo ha invaso anche il campo della comunicazione. La parola scudetto non è più tabù, viene pronunciata e auspicata; i pensieri sono esternati senza veli, svuotati della paura di generare ripercussioni.
Nessuno era abituato alla schiettezza di Zielinski:
“Vogliamo lo scudetto”
“vedrete la ma cazzimma”
O alle osservazioni critiche di Dries Mertens:
“Dopo Manolas la società dovrà acquistare ancora se vogliamo diventare davvero grandi”
Ancora più sorprendente l’esplicita e feroce accusa di Lorenzo Insigne al suo ex allenatore Maurizio Sarri:
“E’ un traditore”
Un calcio al formalismo. Per vincere bisogna essere audaci e il Napoli sta imparando ad esserlo.