Testa di legno.
Burattino.
Figurina.
Ma scusate, ma da quest’uomo che pretendevate?
Mauro Meluso è stato contattato il 12 luglio alle ore 7 del mattino.
Gli telefona Aurelio De Laurentiis che ha bisogno di riempire la casella del direttore sportivo.
Il giorno 16 luglio viene presentato alla stampa.
Si presenta un uomo elegante ma dall’atteggiamento umile.
Emozionato al punto giusto.
Si tratta di un uomo che fa calcio da una vita ma anche un uomo che è approdato nella squadra campione d’Italia.
Si tratta di uomini, non di robot.
Perché mai quest’uomo non avrebbe dovuto far trapelare la sua emozione?
La conferenza comincia. Meluso risponde alle domande.
Lo fa con un tono pacato e umile.
Lo fa esprimendo toni condivisibili.
Pur non dando notizie.
Ed è questo il punto a cui in tanti si sono appigliati per attaccare sulla fronte di quest’uomo la prima etichetta della stagione.
Una volta tanto che ci troviamo dinanzi ad un uomo vero che mostra verità si ha pure da ridire.
Ma cosa poteva mai dirci?
Se qualcuno immaginava un uomo, seppur navigato, potesse arrivare a Napoli, essere catapultato all’interno di un gruppo che lavora assieme da anni e, magari, potesse anche dettar legge grazie alle sue conoscenze, si sbagliava di grosso.
Meluso è stato ingaggiato. Adesso dovrà inserirsi in una equipe affiatata.
Ci sarà tempo per condividere le proprie idee, le sue conoscenze, i suoi intenti.
Nella sua conferenza di presentazione non poteva che dire quello che ha detto.
Ma in tanti, come spesso accade da queste parti, non sono mai contenti.
Non lo erano nemmeno quando un certo Cristiano Giuntoli fu ingaggiato e manco venne presentato.
Ma quella volta, a differenza di questa, avevano ragione.