Prezioso per Benitez, indispensabile lo è diventato per gli schemi di Maurizio Sarri. Lo spagnolo è probabilmente il miglior interprete possibile per il ruolo di ala destra nel tridente offensivo partenopeo.
C’è una parola di cui gli allenatori cercano di trovare il senso più profondo, la formula arcana, spesso senza riuscirci: equilibrio. E giocatori come Callejon sono gli alchimisti che riescono a trasmutare le fasi di gioco in maniera naturale, con sacrificio e con un lavoro oscuro non sempre apprezzato per il suo reale valore.
Difficile trovare in giro uno come lo spagnolo. Più forti sotto il profilo offensivo? Ce ne sono, forse. O altri più abili nella fase difensiva? Sì, probabile. Ma giocatori capaci di unire entrambe le fasi è quasi impossibile. Callejon è fondamentale in questo Napoli: con lui il 4-3-3 sartiano ha raggiunto un equilibrio perfetto, i suoi ripiegamenti sulla linea di centrocampisti e difensori riescono a trasformare la squadra in fase passiva, creando densità nei reparti e agevolando le fasi di recupero dei compagni di squadra.
Fondamentale, dicevamo. Te ne accorgi quando attacca, con la sua capacità di puntare il fondo o tagliare in area, movimento che lo ha reso celebre nel nostro campionato, al punto da essere considerato uno dei migliori in Europa grazie a questa capacità a metà tra istinto e tattica che gli ha fruttato tanti gol.
Ma te ne accorgi soprattutto per il fondamentale lavoro difensivo che riesce ad assicurare alla fascia destra: un moto perpetuo capace di partecipare in maniera perfetta sia alla fase attiva che alla fase passiva, favorendo i raddoppi e le chiusure, ma anche le sovrapposizioni di Hisaj con cui ha creato una delle migliori coppie laterali del campionato.
Al di là dell’importanza tattica, analizziamo le ultime quattro stagioni di Callejon con il seguente grafico:
Ad una giornata dal termine della stagione, i numeri dicono che Callejon è tornato ai livelli del primo anno di Benitez, con una media gol molto vicina all’exploit del suo arrivo in Italia (2013/14: 1 gol ogni 202 minuti – 2015/16: 1 gol ogni 255 minuti).
Nonostante il periodo di digiuno di gol in campionato che è durato 8 mesi (da aprile 2015 a gennaio 2016), Calleti ha raggiunto Insigne a quota 13 gol realizzati (tra tutte le competizioni), piazzandosi con lui al secondo posto dopo sua maestà Higuain (che li ha quasi triplicati).
Ma il dato più rilevante è quello relativo agli assist: lo spagnolo infatti tocca per la prima volta la doppia cifra e stabilisce il record personale. Sono dieci infatti i passaggi decisivi, sintomo di un lavoro costante di supporto per la fase offensiva e per la potenzialità realizzativa di tutto il reparto.
Dopo la partenza di Benitez, tecnico che sponsorizzò e instradò il suo arrivo a Napoli, Calleti aveva seriamente pensato di lasciare l’Italia. Ma dopo una stagione così importante, lo spagnolo è tornato a essere un punto fondamentale per la formazione partenopea. Ad inizio stagione confessò: “Volevo andarmene, se sono rimasto è perché Sarri è riuscito a convincermi dicendo che credeva in me e che avremmo fatto un’ottima stagione”. Profezia avverata.