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Napoli, lascia a casa il divismo

Dimaro non è stata una scelta casuale. Una comunità molto piccola, incastonata tra le imponenti dolomiti trentine. Aria pulita e diaframma regolato alla perfezione affinchè vi entri la giusta quantità di tifosi. L’ideale per sentirne il calore ma non esserne asfissiati.

L’Hotel Rosatti, quello che ospita la S.S.C. Napoli, è situato al principio del piccolo paesino della provincia di Trento, con un accesso fronte strada a cui ne è stato aggiunto un secondo ad hoc per consentire alla comitiva azzurra di godere di una privacy nell’accedere alla struttura.

Quando il Napoli è giunto a Dimaro nelle passate stagioni, lungo la stradina secondaria si sono sempre accalcate parecchie persone, non tantissime, ma un buon numero affinchè la piccola arteria sembrasse colma di colore e passione.

Una procedura preparatoria incredibilmente articolata per poi godere di una visione ravvicinata. Nella migliore delle ipotesi.

Tifosi con la passione nelle vene, presenti sotto un sole cocente ai margini delle transenne sistemate dagli uomini della security. Appassionati con l’orologio alla mano pronti registrare l’arrivo del Napoli a Verona e calcolarne il tempo di percorrenza fino a Dimaro.

L’attesa è frenetica. Ogni piccolo rumore, ogni leggera variazione sonora dell’ambiente mette in agitazione cuore ed anima, spesso consegnando solo delusione, frutto di falsi allarmi.

Ma poi, inevitabilmente, il grande momento arriva. Dalla curva stradale che proviene dall’arteria principale sbuca il pullman del Napoli. I cuori si agitano, gli occhi scrutano l’impossibile alla ricerca di un’istantanea, anche se solo stampata nell’album visivo dei ricordi. Momenti emozionanti per chi ama il Napoli. Inutile nasconderlo.

Attimi che saldano come un collegamento permanente l’amore per una città ad una maglia, nonostante il magico momento duri soltanto pochissimi minuti. Volti celebri scrutati dapprima attraverso i non sempre penetrabili vetri del pullman, e successivamente intenti nello scendere dallo stesso, recuperare la borsa dal vano riservato ai bagagli, e scappare nell’Hotel. Salvo eccezioni, il tutto condito pure da sguardo basso e sorriso appena accennato.

Il tifoso resta li, in fondo deluso, ma la gioia di aver immortalato un momento sulla tela della memoria diventa gioia predominante.

Ieri la storia si è ripetuta, la scena è andata nuovamente in onda. Stavolta, però, qualcosa è andato diversamente.

Nonostante la cavalcata trionfale della passata stagione, i tifosi azzurri presenti a Dimaro ad accogliere la squadra sono stati pochi. Talmente pochi da non riuscire nemmeno a decorare d’azzurro la piccola superficie antistante l’albergo. Del resto, l’ancor più sparuta rappresentanza presente a Castel Volturno qualche giorno prima lo poteva far presagire.

Inoltre, la poca gente presente non ha avuto il cuore tenero. Non ha goduto impassibile alla fredda passerella dei beniamini, ma ha protestato educatamente, ostruendo il passaggio, pretendendo a gran voce che i calciatori scendessero tra di essi prima di varcare la soglia che ne delimita l’umana raggiungibilità.

Qualcuno dinanzi all’impassibilità palesata ha gridato: “vergogna”. Qualcun altro, spinto da un istinto più plateale, si è addirittura disteso sull’asfalto dinanzi al pullman.

 Il Calcio Napoli deve capire che Dimaro non è Napoli. Non può dimenticare che la piccola comunità trentina è stata scelta forse soprattutto per questo. Ciò che nella nostra città è reso impossibile dallo smisurato, incontrollato, insostenibile e per certi versi fastidioso calore dei tifosi, a Dimaro è possibile, deve essere possibile.

La pressione asfissiante di una metropoli che trasuda di passione non può essere paragonabile a quella educata e silenziosa di un piccolo paesino del Trentino Alto Adige tinto d’azzurro a piccole macchie. Per cui l’atteggiamento della società e dei suoi tesserati nei confronti di chi raggiunge il Trentino non può e non deve essere lo stesso.

Il tifoso che raggiunge Dimaro da ogni luogo, da nord a sud, non merita di respirare un’aria che ostenta aristocrazia, unica particella di veleno di un’aria sublime. Il Napoli non deve perseverare in quell’atteggiamento. Non ve ne sono obblighi, non ve n’è la necessità.

Il tesserato del Napoli può tranquillamente umanizzarsi e vivere la permanenza a Dimaro privandosi del divismo che lo accompagna, inevitabile conseguenza della quotidianità napoletana.

E allora perché il trattamento che la società di De Laurentiis riserva ai tifosi presenti in Trentino rimane invariato? DSC_0181

Probabilmente un bagno di umiltà non farebbe male, ed un’aria più distesa, più consona al rilassante scenario montuoso delle dolomiti, farebbe il bene di tutti. Il Napoli non può e non deve dimenticare che non sarebbe il Napoli senza l’enorme bacino d’utenza che ne alimenta la popolarità.

Ma forse prima che dotati di talento e professionalità, per comprenderlo bisogna possedere intelligenza ed umiltà. Vero mister Sarri?

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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