Il calciomercato ha le sue storture, le sue incongruenze, le sue illogicità, ma anche il suo fascino. Il tifoso ha sete di grande nome, o forse anche soltanto di nome, quello nuovo, quello che fa scattare la molla della fantasia, della novità più affascinante rispetto a quella che si è appena accantonata.
Ma non sempre le reazioni emotive ai nuovi acquisti sono esilaranti, non sempre ci si esalta, anzi, spesso capita di reprimersi e rammaricarsi, semplicemente perchè il nome accostato al Napoli non è di moda, non è stato sponsorizzato abbastanza dai media, non è stato enfatizzato a dovere.
Il Napoli ha ufficializzato l’acquisto di Lorenzo Tonelli ed Emanuele Giaccherini (Clicca qui per leggere l’approfondimento sull’ex Bologna), e attorno a se orbita prepotentemente il nome di Davide Santon. Nomi che non sono riusciti ad accendere l’entusiasmo della piazza partenopea. Nomi, non grandi nomi.
Nomi di calciatori che non hanno avuto il tempo di godere dell’accostamento al Napoli, nomi che non hanno tratto beneficio dall’ alimentazione quotidiana della fantasia, dall’auto-convincimento, dalla spinta mediatica. Nomi nascosti benissimo dal bravo Direttore Sportivo del Napoli, Cristiano Giuntoli. I nomi di Tonelli, Giaccherini e Santon, sono venuti alla luce solamente a ridosso delle firme. Non prima. Acquisti resi normali e non esilaranti dalla loro protratta invisibilità. Eppure, una mente fredda e lucida, non può non ritenerli, almeno sulla carta, acquisti funzionali.
Destino diverso invece hanno avuto altri nomi, quelli accomodati per settimane intere nelle cavità auricolari dei tifosi, quelli pronunciati ogni santo giorno dai mass media. La duratura candidatura rende il nome appetibile, al di là dell’effettivo valore tecnico. Non volendo andare troppo indietro nel tempo, ne sono esempio lampante Wrsaliko e Zielinski. Buonissimi calciatori, ma non certamente fenomeni. Eppure, la lunga ed estenuante rincorsa alla loro acquisizione, i loro rifiuti, resi inaccettabili dall’altrettanto inaccettabile presunzione partenopea, ha aggettivato come grave il fallimento delle trattative.
Forse bisognerebbe svincolarsi da tutta una serie di preconcetti, forse bisognerebbe lasciarsi condizionare meno, forse bisognerebbe munirsi di tanta pazienza ed aspettare. Attendere che le scelte societarie abbiano la possibilità di esprimersi. E’ la storia che ce lo insegna: nell’ormai lontano 2010 il Napoli, orfano di un Quagliarella mai integrato nella realtà napoletana, acquistò un certo Edinson Cavani dal Palermo. Uno sconosciuto, non più di un giovane di belle speranze. Chi è oggi Edinson Cavani non tocca a noi dirlo.
Ma esistono anche esempi inversi: ricorre l’estate del 2011, le voci di un interesse del Napoli su Gokan Inler sono insistenti. Sembra fatta tutti i giorni, fin quando sembra giusto il contrario: nella trattativa si inserisce la Juventus ed il calciatore preferisce i bianconeri. Una querelle infinita che rende l’ipotesi di mercato un affarone. Un tira e molla che dura settimane intere prima di terminare con il botto, quello fatto esplodere dal vulcanico Aurelio De Laurentiis che in perfetto stile cinematografico presenta l’ormai ex centrocampista dell’Udinese che indossa la maschera di un leone a bordo di una nave della MSC. Modesti, molto modesti saranno i livelli prestazionali dello svizzero con la casacca del Napoli, così come anche il prosieguo della sua carriera lontano da Napoli.
Ma la lista di coloro che hanno deluso le aspettative (Rafael, De Guzman) e di coloro che invece le hanno sovvertite a loro favore (Higuian, Mertens, Callejon, Koulibaly, Hysaj), è lunga, assai lunga. Un elenco così corposo che non può non diventare decalogo.
Esempi che non possono non dare un taglio a tutta una serie di vissuti istintuali che non hanno fatto e continuano a non fare il bene del Napoli.