Alla fine De Laurentiis ha parlato. Lo ha fatto con il solito tono fermo, di chi guarda dritto negli occhi il suo interlocutore e da lui pretende risposte altrettanto precise. Da uomo di spettacolo, il presidente del Napoli entra in scena al momento giusto, prendendosela tutta e relegando al ruolo di comparse i suoi colleghi dirigenti. Alla domanda sulla presunta trattativa tra il Napoli e la Juve per Higuaìn, De Laurentiis risponde: “la Juventus è molto intelligente e sa di non poter fare questo torto. Non è arrivata sul mercato due anni fa, sa perfettamente che è una battaglia persa perché diventerebbe una squadra estremamente antipatica”.
Volendo stilare una lista di calciatori acquistati dalla società bianconera nell’ultimo quinquennio vincente, si trovano elementi in grado di rinforzare oggettivamente qualsiasi rosa al mondo, basti pensare a Pirlo, Vidal, Pogba, Tevez, Morata e Dybala, ma anche i giovani più promettenti del panorama nazionale, come Rugani, Berardi, Zaza e Mandragora. Ultimamente, per chi non se ne fosse accorto, dalle parti di corso Galileo Ferraris è in atto un tentativo di smantellamento della Serie A. Per la Juve non basta più prendere calciatori in grado di garantire un alto standard in Italia e potenzialmente in Europa, l’ultima tendenza in casa bianconera è togliere risorse alle dirette concorrenti al fine di raggiungere un’egemonia assoluta.
Quest’anno è toccato a Pjanic, punta di diamante della Roma, che va a puntellare un reparto mediano che già può contare su pezzi da novanta come lo stesso Pogba, Marchisio (che però tornerà l’anno prossimo) e Khedira, ma le malcelate intenzioni di Marotta vanno ben oltre. La vera o presunta trattativa per portare Higuaìn in bianconero, con i riflessi mediatici stigmatizzati da De Laurentiis (clicca qui), risponde al chiaro intento di togliere l’uomo migliore alla rivale diretta. E’ successo anche l’anno scorso, sempre con il Napoli, quando il tentativo della dirigenza torinese fu indirizzato a strappare un accordo per Marek Hamsik. In quel caso finì con un nulla di fatto.
La Roma e il Napoli sono le uniche due società che ad oggi hanno dimostrato di poter contendere la vittoria finale alla Juve, ma è obbligatorio fare un distinguo. I giallorossi devono prima vendere per poter comprare, con più di un occhio fisso al bilancio e alla situazione in via di definizione con l’Uefa per quel che concerne il fair play finanziario. Il Napoli non ha questi obblighi.
Dietro loro due c’è il deserto, tra scarsa consistenza, accordi per la cessione di società che non arrivano, o se arrivano al momento non producono gli effetti sperati. De Laurentiis è lì, schiena dritta, occhi alla telecamera, a ribadire che il giocatore più forte della sua squadra (e forse dell’intera Serie A) non si muove da Napoli, perché lui non ha intenzione di privarsene e perché nessuno è in grado di muovere una tale cifra, se non aggirando l’ostacolo con contropartite di dubbia utilità.
Sì perché il patron azzurro, in un mercato dove regnano gli scambi e gli affari a zero euro, può permettersi di dire: “Pereyra? E’ fuori dai giochi”, ed ancora “Zaza? Con tutti gli attaccanti che abbiamo ne devo pigliare un altro?”. Ciò dimostra la posizione di superiorità che ha il club azzurro nei confronti dei suoi tesserati, che non viene scalfita nemmeno da una super potenza come la Juve e dai vari procuratori che popolano i salotti del mercato.
Il passaggio sulle varie interviste rilasciate da Nicolas Higuaìn è emblematico: “lui fa il procuratore, noi non parliamo con i procuratori”, chiarendo ancora una volta che evidentemente è stato il fratello del Pipita a bussare alla porta altrui.
Analizzati i fatti, una domanda è d’obbligo: quanti altri presidenti italiani possono permettersi di sostenere una conferenza stampa come questa di De Laurentiis? Ad occhio e croce nessuno. E’ ben noto che la nostra massima serie annaspa tra società fallite, che non vengono ammesse alle competizioni europee per problemi finanziari e che sono più o meno vicine al definitivo crack. Nessuno oggi direbbe che Pereyra è fuori dai giochi o che Zaza non serve. Nessuno oggi potrebbe imporsi con tanta fermezza specificando “ho chiesto a Marotta se ha intenzione di pagare la clausola, ha risposto che non ci pensa nemmeno”. Nessuno, a parte De Laurentiis.
Ecco perché oggi il Napoli rappresenta l’unica, forse l’ultima speranza rimasta ad un campionato italiano che voglia mostrarsi credibile agli occhi dei tifosi. Assistere ad una Serie A già vinta a Natale, con la seconda in classifica distante venti punti, non sarebbe un buono spot per il sistema calcistico tricolore. Lo sa bene De Laurentiis, che insieme a quasi tutti i suoi colleghi presidenti ha negli introiti derivanti dai diritti televisivi l’unica voce di ricavo consistente. Un campionato rivenduto a poco o niente fra tre anni significherebbe aver impoverito l’intero movimento a vantaggio di una sola società, guarda caso la Juventus. Una Juventus che, a quel punto, avrebbe un marchio che si vende da solo, perché completamente avulso rispetto al contesto italiano, un po’ come accade in Francia con il Paris Saint Germain.
In un contesto in cui sono sparite quasi del tutto la competizione sportiva e la competitività aziendale, con scenari futuri dove si può allargare sempre di più la forbice tra “padrone” e “servi”, fa bene De Laurentiis a proseguire su questa linea, sia nei confronti della stampa, sia con riguardo alla sua rivale diretta sul campo. Gli addetti ai lavori potranno dire e scrivere di tutto, tranne che l’antipatico è lui.