E’ stato un Cardinale Sepe molto terreno e poco aulico quello sceso stamane sul terreno di gioco di Carciato come consuetudine negli ultimi anni. Un appuntamento ormai divenuto fisso e che, di fatto, conclude la permanenza degli uomini di Maurizio Sarri in Trentino.
Il Cardinale, a margine della seduta mattutina degli azzurri, ha celebrato la messa al di sotto di stand appositamente allestiti a bordo campo e rivolti verso la tribuna affollata di tifosi.
L’atmosfera, c’era da aspettarselo, non era quella che di solito si respira su di un campo da calcio. La presenza spirituale di una entità al di sopra delle parti ha reso magica l’atmosfera, addolcendola, consentendole di assumere meno spigolosità e maggiore serenità.
Come se la gente fosse entrata concretamente all’interno di un edificio religioso, i toni della voce si sono abbassati, ed anche nell’attesa sul campo arrivasse la squadra (presumibilmente sotto le docce), la gente presente è stata paziente e silenziosa.
Con un leggero ritardo, comincia poi l’omelia. Il preambolo è breve ma intenso: molte parole per la squadra e per il suo presidente, poche per il grande assente, Gonzalo Higuain. “Siamo forti, tutti sono necessari, nessuno è indispensabile – ha esordito il Cardinale Sepe. E se qualcuno vuole andare via….”.
Nessun riferimento diretto, ma molto esplicito si. La stessa chiarezza esternata in merito alla presidenza di Aurelio De Laurentiis:
“Eravamo in serie C, ricordo, in quella fase non ero a Napoli e mi vergognavo di quella condizione. Poi per fortuna è arrivato il Presidente che dalla C ci ha portato dapprima in serie A e poi sul tetto d’Europa”. Dobbiamo essergli grati. Così come dobbiamo essere grati a Sarri, un uomo che ho imparato a conoscere, è straordinario”.
Ed infine quella parolina lì, quella impronunciabile, lo scudetto. E’ stato proprio lui a fare la richiesta esplicita al Presidente De Laurentiis. Ma i suoi modi, ecclesiastici ma umili, diretti ma cortesi, hanno reso la richiesta plausibile.
Insomma, molto più orecchiabile dell’ormai indigesto “amma vencer”. E così sia.