Fu così che Napoli, per l’ennesima volta, si svegliò da una notte turbolenta vittima di un incubo: trasformare una farfalla bella e variopinta in un rospo da allontanare via a calci.
In questa città si resta davvero basiti dinanzi a ciò che propone ad occhi ed orecchie la quotidianità calcistica.
Il Napoli, in settimana, batte 4-2 il Benfica in Champions League (ripetiamo, Champions League, non torneo interregionale) e la piazza gongola, si pavoneggia, si esalta, cancella i propri connotati, li nasconde alla vista per fare spazio alla più lussuriosa visione possibile. Poi, accade che gli stessi undici (o giù di lì) scendono in campo a Bergamo per sfidare una squadra che non vale nemmeno un decimo di quella sfidata (e battuta) nella prestigiosa competizione europea. Il Napoli fallisce, sbaglia approccio, è deconcentrato, perde la gara. La piazza insorge. E non è una piazza qualunque. Si tratta di un foro romano variegato affollato da “malati” (termine con i quale si intende il tifoso incallito), tifosi comuni, semplici appassionati, ed udite udite, addetti ai lavori.
Le strade della città sono invase da bestie e inabili, polli ed incapaci sono ovunque, si tratta dei calciatori del Napoli che transitano allegramente dalla bocca dell’opinionista di turno all’altra. Gli eroi dell’arena flegrea notturna si sono magicamente travestiti da calciatori di terza serie.
I social? Beh, quelli sarebbe il caso di non nominarli nemmeno. I commenti si sprecano e fin qui, nulla possiamo eccepire, considerato che dello sfogatoio del pensiero si tratta. Ma sui contenuti, beh, meglio stendere un velo pietoso anzi, impietoso, proprio come la crudeltà di chi ha dimenticato le imprese del Napoli nelle giornate precedenti e si accanisce con immemore atteggiamento nei confronti di una squadra eccellente che ha semplicemente messo il piede in una buca.
Quello che stupisce, poi, non è nemmeno la critica in sè – peraltro sconfinata dai margini di una equa analisi – quanto la percezione di sentimenti quali da delizia, la contentezza, la soddisfazione, la gaiezza, che arricchiscono ed accompagnano il pacchetto dei commenti. Una sorta di critica partorita nel bel mezzo di un orgasmo. Come può un amante di questi colori godere dinanzi ad una performance poco edificante? Una montagna di reazioni provinciali che risorgono ad ogni sconfitta, ad ogni passo falso e costringono il buon Maurizio da Figline a presentarsi dinanzi alle telecamere per inviare un messaggio alla piazza, anzi, al foro. Già, perchè affermare dinanzi alle telecamere che la Juve è di un altro pianeta, che non è giusto alimentare sogni utopici e false speranze corrisponde al suggerire ai tifosi (e agli addetti ai lavori), di non perdere di vista la reale dimensione, di non dimenticare che si sta viaggiando a velocità non preventivate e che dunque è il caso di mantenere inalterati equilibrio e soddisfazione. Nessun messaggio ai calciatori in quelle frasi rilasciate alla stampa, quelli, Maurizio Sarri li sa lanciare benissimo all’interno dello spogliatoio.
Ma Napoli fatica davvero. Abbiamo detto Napoli, non il Napoli. Quello, viaggia una bellezza sulle ali di un progetto vincente che ha trasformato una modesta partecipante ad un torneo in una protagonista assoluta e costante. Peccato non se ne accorga quasi nessuno. La Napoli che fatica è quella che nulla ha a che fare con la S.S.C. Napoli: è la città, attraverso i suoi variopinti ma ancora provinciali poli espressivi. Non è possibile cadere puntualmente in feroci e ingrate critiche verso una squadra esaltata e paragonata alle compagini più forti d’Europa appena tre giorni prima. Si rischia di coprirsi di ridicolo e crediamo che in questa città davvero sia il caso di tener lontani altri motivi per cui rischiare di vergognarsi.
Napoli dovrebbe svegliarsi davvero e lasciarsi accarezzare da una luce finalmente diversa, nuova, matura, internazionale. Napoli dovrebbe prendere esempio dal Napoli e capire quale strada intraprendere per crescere e diventare una città non solo stupenda ma anche capace di sprovincializzarsi e superare indenne la bufera dell’arretratezza concettuale.
Il Napoli è una squadra forte ma giovane, un gruppo che sta regalando alla propria tifoseria soddisfazioni enormi, una rosa che se non fosse stato per la presenza di una Juventus inarrivabile avrebbe già messo le mani su di uno scudetto vinto solamente 2 volte in 90 anni di storia. Il Napoli, a Bergamo, poteva cadere, forse doveva, era scritto nel percorso di crescita di questi ragazzi. E la piazza, tutta, prima o poi, dovrà pur averli gli occhi spalancati sulla realtà.
A seguito delle fatiche di Champions in campionato non sono riusciti a vincere squadre del calibro di Bayer Monaco e Real Madrid (giocando addirittura in casa) e Barcellona, sorprendentemente sconfitto. Ma questo dato non importa a nessuno, “il Napoli DEVE vincere”. Questa frase echeggia maldestramente nelle orecchie di chi vi scrive ma, presumibilmente, anche in quelle di Maurizio Sarri, tristemente obbligato a nascondere pubblicamente i propri sogni lasciando sconsolatamente vacante la culla della condivisione.