E fu così che arriva quel giorno dal sapore paradossale in cui se non fosse per l’imprescindibile legame al Napoli quasi arriveresti a desiderare le sconfitte più delle vittorie. Quel momento in cui la rabbia per l’assenza di amore nei momenti di difficoltà ti porta distante da ciò che dovrebbe esserti vicino. Ci riferiamo al sentimento provato da chi scrive che, con un pizzico di presunzione, crediamo sia pienamente condiviso con chi questo Napoli l’ha costruito.
Ormai tra il Napoli e Napoli si è creata una distanza assiderale: di percezione, di mentalità, di concetto. Non è vero che il Napoli merita questa tifoseria piuttosto, è veritiera la versione opposta di taluna teoria. Tutto ciò che accade in questa città a seguito di una sconfitta della squadra di Maurizio Sarri è qualcosa che rimane sullo stomaco come il più indigesto degli alimenti. Qualcosa che irrita, infastidisce, delude, stizzisce chi, questo Napoli, l’ha costruito seguendo una straordinaria pianificazione aziendale e tecnica (seppur sempre perfettibile) che continua a vivere crescendo senza sosta dal lontano 2004.
La maledetta visione provinciale, figlia di un incallito ed irragionevole sentimentalismo, divampa e dilaga a seguito di ogni caduta consegnando, a chi sorregge questo Napoli, un carico di tristissima ingratitudine. Per la piazza, l’asticella su cui viaggia il Calcio Napoli, è obbligata a crescere incessantemente, mese dopo mese, anno dopo anno, rendendo il suo moto inarrestabile e infinito. Ma quella che monitora il livello di maturità di un sentimento, sgombro di approcci provinciali insensati, irrazionali e limitati, quando cresce? Quando il tifoso del Napoli riuscirà a non limitarsi alla valutazione del microcosmo emozionale che consegna una gara di calcio che dura 90 minuti, per lasciarsi andare ad un giudizio globale che tenga presente di una realtà ad ampio raggio? Quando l’osservatore imparerà ad essere tale, freddo, giusto, equo, ragionevole, chiudendo in un cassetto ogni condizionamento istintuale? Perchè non ci si rende conto che ci si veste di ridicolo se, di seguito ad una vittoria in Champions, ci si sente i più forti del mondo e poi pochi giorni dopo meritevoli di essere paragonati al Crotone (con tutto il rispetto per i calabresi)?
No, tutto ciò in questa città non è possibile. Il Presidente è tornato Pappone, la squadra intrisa di brocchi, Sarri quello che era prima di venire a Napoli: un inutile e illuso provinciale. E, forse, anche incapace, anzi, sicuramente incapace. La immaginiamo la faccia del mister, con quel sorriso beffardo di chi pensa a quanto ci sia da migliorare in questa città dinanzi alla sconcertante arretratezza socio-culturale. E alla faccia di chi si diverte a seminare pepe e zizzania insinuando ed ipotizzando spaccature tra i due, siamo certi che anche questo Sarri-pensiero sia condiviso da Aurelio De Laurentiis, periodicamente voglioso di mettersi di traverso rispetto alla piazza napoletana perchè stanco e demotivato di predicare nel deserto.
Noi ci siamo spesso chiesti come possa o debba sentirsi un imprenditore capace di portare il Napoli a questi livelli (mai raggiunti in novanta anni di storia, parentesi maradoniana a parte) puntualmente richiamato, criticato, offeso, disprezzato, invitato ad andarsene. Soltanto un profondo amore per il suo gioiello, generatore di soldi ed emozioni, ha potuto trattenerlo a Napoli sino ad oggi. I proclami suoi, affiancati a quelli di transitati predecessori, sono sempre caduti nel vuoto di un’impalpabile capacità recettiva. Mister Sarri, il Presidente De Laurentiis e tutti i tesserati del Calcio Napoli viaggiano a cento all’ora sostenuti da un calore pazzesco se i risultati arrivano con imbarazzante frequenza ma, devono combattere e difendersi dai loro stessi sostenitori se si inciampa durante un percorso che deve per default essere necessariamente trionfalistico. L’intervento di Dela di ieri in conferenza stampa è stato l’ennesimo tentativo di fare blocco, l’ennesimo tentativo di compattare l’ambiente e risultare più forti ma siamo sicuri se ne sarà già pentito e, da domani, lo vedremo di nuovo ritratto nel suo piccolo mondo evoluto ed avanguardistico che continuerà a guardare dall’alto una immobile Napoli.