Il presidente adotta una nuova strategia comunicativa. Una presa di coscienza che nel calcio è una regola di sopravvivenza.
Parlavamo nei giorni scorsi del silenzio stampa del Napoli e dell’approccio comunicativo scarno e apparentemente privo di strategia. Dopo la gara con l’Atalanta, la società ha deciso invece di uscire nuovamente allo scoperto. E non solo ha parlato Sarri nell’immediato post gara, ma anche il presidente De Laurentiis ha rilasciato una breve intervista alla radio ufficiale.
In una risposta, in particolare, il patron azzurro è sembrato voler esprimere quello che potremmo definire il nuovo manifesto del pensiero societario: convincere tutti è impossibile.
Una presa di coscienza dopo anni di proclami, di tentativi di raccogliere il consenso più ampio possibile. Una verità sacrosanta, non una resa. De Laurentiis non alza bandiera bianca rispetto agli obiettivi graduali che la società ha conquistato e si propone di raggiungere nei prossimi anni, ma è oramai consapevole che nel calcio è impossibile tenere unita una piazza così ampia e umorale, a meno che non si concluda il campionato al primo posto o si vinca una coppa europea. La buona programmazione, il sano bilancio, sono argomenti che non sfamano le bocche semi-digiune dei tifosi.
Ci saranno sempre i soddisfatti e gli insoddisfatti, coloro che guarderanno il bicchiere mezzo pieno denso di bel gioco, vittorie e un secondo posto infarcito di record storici, e chi vedrà il bicchiere mezzo vuoto di occasioni perse, mancati acquisti di gennaio e rincalzi che mancano in rosa. Difficile restare in equilibrio tra il si poteva fare di più e il si è fatto oltre le più rosee aspettative. Accettare la realtà per come si manifesta, con i suoi vantaggi e i suoi limiti, è probabilmente un’impresa eccezionale ai giorni nostri. Soprattutto nel mondo del calcio.
De Laurentiis afferma che “c’è una sintonia importante, io sono estremamente soddisfatto, ma non posso convincere tutti”. Insomma, riconosce che c’è comunione di intenti tra Napoli e il Napoli, ma questa concordanza non coinvolge l’intero e variegato panorama del tifo partenopeo. Appunto, è impossibile convincere tutti. Coinvolgimento che ha toccato il suo climax a gennaio, quando il Napoli era primo e la squadra si radunava ogni fine partita sotto la curva per partecipare al coro “Un giorno all’improvviso”.
Poi il Napoli ha frenato, o meglio, come dice De Laurentiis “non siamo venuti meno noi, ma sono gli altri ad aver fatto una rimonta con una crescita straordinaria”, e anche l’entusiasmo, la sintonia, è scemata, fino a sfociare nello stadio semivuoto di domenica scorsa, indiscutibile termometro dell’incostante coinvolgimento, oscillato tra aspettative create e poi deluse, tra traguardi sfiorati e non raggiunti.
Eppure il Napoli è lì, a giocarsi il secondo posto per la sesta volta nei suoi quasi 90 anni di storia. Per molti una stagione da buttare, un’occasione persa. In realtà, uno dei migliori campionati della storia azzurra. Ma anche i numeri, nel calcio, non possono convincere tutti.