Nella fase più calda del calciomercato estivo, l’argomento di cui tutti parlano è la clausola che, in caso di attivazione, libera dal Napoli Gonzalo Higuaìn. Si conosce la cifra per attivarla, 94 milioni e 736 mila Euro, composti dai 90 fissati da De Laurentiis e dagli “spiccioli” da riconoscere al Real Madrid e al River Plate, società che lo hanno formato. Ma come funziona nella pratica la clausola per liberare un calciatore dalla sua società? Cercheremo di spiegarlo in modo semplice ed esaustivo.
Innanzitutto partiamo con il correggere un errore abbastanza frequente: non si chiama clausola rescissoria (o di rescissione), bensì clausola risolutiva. E’ importante essere precisi e comprendere la differenza tra i due diversi elementi del contratto. Si può chiedere la rescissione per anomalie verificatesi al momento della firma del contratto, se esso cioè è stato concluso in stato di pericolo oppure sotto minaccia. Con tutta la fantasia possibile, è inimmaginabile pensare a tale circostanza per un calciatore. La risoluzione, diversamente, interviene per concludere il contratto prima della sua scadenza naturale, attraverso modalità decise in accordo tra le parti. Nel caso del Pipita, come per la maggior parte dei calciatori, più avanti vedremo che si tratta di risoluzione di diritto.
Il principio ispiratore della clausola è “pacta sunt servanda” (i patti devono essere osservati), derivante dal diritto romano, che sintetizza il principio secondo cui un contratto è vincolante per le parti. Nel diritto italiano si stabilisce addirittura che il contratto ha forza di legge tra le parti. In ambito calcistico, la clausola fu introdotta per la prima volta in Spagna, grazie all’articolo 16 del Real Decreto n. 1006 del 26 giugno 1985. In origine fu definita come “clausola di recesso”, a titolo di risarcimento a favore di una società sportiva danneggiata dalla volontà di un calciatore di concludere anticipatamente un contratto, mentre con il passare del tempo è diventata uno strumento per dissuadere altre società dall’acquistare il giocatore, se non a cifre molto alte.
La Fifa, nel Regolamento sullo status e sui trasferimenti dei calciatori, ha codificato tali principi in diversi articoli, il più importante dei quali è l’art. 17. La norma stabilisce che in caso di risoluzione anticipata del contratto deve essere previsto un indennizzo a favore della società cedente, un principio che sembra quasi promuovere l’inserimento di tali clausole nei contratti dei calciatori. L’importo della clausola, come visto nel caso di Higuaìn, deve essere aumentato di un’indennità di “formazione”, da riconoscere alla società con la quale il calciatore firma il suo primo contratto da professionista (nel nostro caso il River Plate) ed a tutte quelle in cui si trasferisce fino alla stagione in cui compie il suo 23esimo anno di età.
Un altro importante principio stabilito dalla Fifa stabilisce che ogni società applica la clausola in virtù dell’ordinamento nazionale di cui fa parte. In Italia si applicano le disposizioni del codice civile, con specifico riferimento (come detto in premessa) alla risoluzione di diritto. Essa si può invocare nel caso in cui il contratto contenga una “clausola risolutiva espressa”, cioè quando la società e il calciatore convengono che il contratto termini prima della sua scadenza naturale.
In tal caso, come previsto dall’art. 1456 del codice civile, l’ammontare dell’indennizzo e la modalità di pagamento devono essere indicati in modo preciso e non generico. Questo passaggio è di fondamentale importanza in quanto il codice stabilisce che la volontà delle parti si sostituisce al controllo di un giudice, che sarà chiamato in causa solo in caso di contrasti tra le parti riguardanti, ad esempio, l’effettività del pagamento.
Infine, la questione più spinosa: la clausola è sottoposta a scadenza? Alcuni giornalisti parlano di un termine fissato nel 30 giugno, altri 31 luglio. Il Napoli, attraverso la radio ufficiale, ha fatto sapere che la clausola non è scaduta, non chiarendo però se una scadenza ci sarà e, soprattutto, cosa prevede il contratto una volta superata quella data, posto che non è dato conoscere il contenuto dettagliato del contratto di Higuaìn. Lo stesso articolo 17 del Regolamento Fifa prevede, oltre al pagamento dell’indennizzo, talune sanzioni sportive nel caso in cui la risoluzione stessa avvenga durante il cosiddetto “periodo protetto”, vale a dire tre anni di durata residua del contratto con il calciatore che non ne ha ancora compiuti 28, due anni se ha già superato quell’età.
Facendo due conti, Higuaìn ha il contratto in scadenza il 30 giugno 2018, quindi ne ha altri due davanti, ed ha già compiuto 28 anni, essendo nato il 10 dicembre del 1987. Ciò significa che, non trovandosi all’interno del periodo protetto, il 30 giugno scorso è scaduto solo il termine per eventuali sanzioni sportive. Fino a prova contraria, diversamente, la clausola segue la durata del contratto: conoscendo De Laurentiis, se proprio qualcuno volesse seriamente comprare Higuaìn, difficilmente vedremo contropartite tecniche, men che meno sconti.
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