“90” nell’immaginario del napoletano ha sempre rappresentato la paura, quella che a Dimaro si è vissuta giorno dopo giorno come una spada di Damocle che, sorniona, si è poggiata sulla testa di ogni singolo tifoso. Una paura che poche ore fa si è sciolta come neve al sole. Gonzalo Higuian è andato via, lo ha annunciato la Lega Calcio.
La tenenovela è finita, il tormentore che ha tenuto in apprensione i tifosi del Napoli ha finito la sua corsa in un ufficio della Lega, quello all’interno del quale Gonzalo Higuain è diventato ufficialmente un calciatore della Juventus. Non vogliamo più parlare di tradimenti presunti, di logiche inevitabili del calcio moderno, di cuori affranti e doloranti. Di Gonzalo non ci interessa più nulla. Quello che stuzzica la nostra curiosità, o forse la rabbia e l’indignazione è altro: dov’è il Napoli? Che fine ha fatto la sua voce? E soprattutto vogliamo sapere dove è finito il rispetto per una marea di gente che è giunta a Dimaro per godere dell’atmosfera-Napoli, un clima reso invisibile dall’ombra generata dalla faccenda che ha riguardato il Signor Higuain.
Il tifoso presente qui a Dimaro è stato costretto a rinunciare ad eventi previsti e pianificati in largo anticipo, ha dovuto ascoltare le inaccettabili e fasulle promesse di esponenti della dirigenza napoletana in merito all’arrivo di Gonzalo, ha dovuto credere alla promessa che gli eventi saltati sarebbero stati riproposti. Chi rimborserà i delusi? Dove è finita la serietà? Dove è finito il rispetto per una categoria, quella della stampa napoletana, mai informata e letteralmente ignorata. Non si chiamavano organi di informazione? Moltissime testate giornalistiche sono presenti a Dimaro dal 9 luglio, giorno del ritiro pre-campionato, e sono qui con grandi sforzi, anche economici. Da quel giorno la voce del Napoli si è udita una sola volta, in occasione della conferenza tenuta da Aurelio De Laurentiis. In venti giorni di ritiro non è poco, è ridicolo. Qualcuno dirà che il Napoli ha dovuto calare il sipario per cautelarsi dietro un forzato silenzio. Bene, adesso che la querelle è terminata, il Napoli è obbligato a dar voce alle sue corde vocali.
Lo meritano i tifosi, lo meritano gli organi di informazione che navigano da diciassette giorni in un mare di silenzio. Bocche cucite che non sono comunque state capaci di nascondere una spiacevole notizia, giunta a destinazione attraversando ogni poro comunicativo che non fosse quello ufficiale. La piazza è depressa e delusa e non desidera più sentir voci. Tranne quella della verità.