In principio era il sudore. L’anno scorso, di questi tempi, era la parola (o hashtag, a piacere) più inflazionata. Bisognava sudarla la maglia. Per questo si era pensato all’archetipo del “sergente di ferro”, quello che “ti appende al muro”, insomma Mihajlovic. Il serbo non è arrivato e allora al secondo posto, subito dopo le goccioline testimoni di attaccamento alla maglia, è venuta la maniacalità di Sarri: allenamenti maniacali, attenzione maniacale alla fase difensiva e ovviamente “Sarri li fa sudare”, per chiudere il cerchio. Era appena terminata l’era del chiattone blanco, come taluni (molti?) definivano Benitez e nessuno ancora sapeva che qualche mese più tardi De Laurentiis avrebbe usato lo stesso epiteto per bacchettare uno dei tre più forti centravanti al mondo.
Oggi di sudore non si parla più. A quanto pare, il Napoli ha sudato tanto e bene. Quest’anno la hit è indubbiamente la parola tradimento. Quello di Higuain, ci mancherebbe.
I principali capi di imputazione sembrano essere:
- è andato alla squadra più odiata dalla tifoseria azzurra
- cantava “difendo la città” sotto la Curva
- lo ha fatto per soldi, è un mercenario
Alla prima accusa verrebbe da dire che sarebbe ora di superare questo odio (sì, senza virgolette). La Juventus è la squadra più odiata d’Italia. Perchè vince più delle altre e molto più frequentemente. E’ la più odiata per interisti, fiorentini, torinisti e forse addirittura romanisti. Non a caso, la rivalità minore è con i milanisti che hanno vinto di più in Europa. Un grosso salto in avanti, sarebbe considerare la Juventus una squadra come le altre, la cui unica differenza, in questo momento storico, è che è fortissima e rende proibitiva ogni ragionevole ambizione di scudetto. Personalmente, trovo un po’ mortificante odiare qualcuno a cui forse sto al massimo un po’ antipatico. Un po’ come l’odio di parte dei tifosi della Salernitana verso il Napoli. Sentimento ovviamente non ricambiato.
Ma la cosa principale è che Higuain voleva una squadra più competitiva. Se l’Atletico Madrid, accanto ai 60 milioni offerti, ne avesse aggiunti altri 30, invece che Vietto e Kranevitter, oggi il Pipita sarebbe alla corte dei colchoneros.
Riguardo il secondo imperdonabile peccato di Higuain, c’è da dire che il gingle dei Righeira è stato eletto a coro di festeggiamento di fine partita. Attaccarsi a quel “difenso la città” non ha alcun senso. Significherebbe credere che tutti i calciatori che hanno cantato e che canteranno quel motivetto, non solo hanno un legame indissolubile con la città, ma la difendono anche. Se il livello di ingenuità è così alto, allora va bene, Higuain è un traditore.
L’ultimo punto è quello più opinato. Si è detto e stradetto che un professionista ha il diritto sacrosanto di scegliere ciò che è meglio per se stesso. E allora quali sono le ragioni principali per cui un calciatore può cambiare maglia? I soldi, il “progetto” e il tasso di competitività della squadra in cui è e di quella in cui valuta di andare. Dal Napoli emerge che l’offerta al giocatore era la stessa fatta dalla Juventus. Sul “progetto”, qualcuno può dire che la Juventus non abbia prospettive migliori del Napoli? E’ stato più volte sottolineato (giustamente) l’enorme differenza di fatturato tra le due compagini. Quella bianconera è una Società che acquista Evra, Dani Alves, Khedira & co. ma che allo stesso tempo prende Pjaca, Rugani, Dybala, Mandragora ecc ecc. Ma sui 28-29 anni, quando neanche con Messi riesci a vincere qualcosa e con Ronaldo sei stato un comprimario, il progetto che cerchi è di breve respiro. Per il progetto, scelse il Napoli, compagno del suo omologo chiattone. Ma all’epoca aveva 25 anni e poteva permettersi una scommessa. Oggi come oggi, Higuain deve vincere. Come doveva vincere Batistuta quando da Firenze andò a Roma, vincendo. Il bomber argentino lascia la sfida scudetto di Napoli, per quella Champions con la Juve. In proporzione, forse hanno lo stesso grado di difficoltà. Perchè, non inganni la finale di due anni fa, al netto della comprensibile euforia dell’ambiente juventino, la Vecchia Signora è ancora ben distante dai top club europei. Però Gonzalo sa bene che, male che gli andrà, avrà vinto uno scudetto, a meno del Leicester italiano di turno.
Tutti sanno e dicono che uno scudetto a Napoli è un avvenimento storico. Come tale verrebbe festeggiato e Higuain avrebbe ricevuto la corona regale, in una città in costante ed antistorica ricerca del Re perduto un secolo e mezzo fa e simbolicamente ritrovato più di un secolo dopo, anche se venuto dall’altro capo del mondo, anche se il suo regno è durato un battito d’ali.
Evidentemente, Higuain deve aver pensato che era troppo alto il rischio di passare alla Storia come un meraviglioso centravanti eterno secondo, quello che nei momenti decisivi sbaglia rigori, gol quasi fatti e perde la testa nella provincia italiana, quasi slava.
E’ andata così. E forse la cosa più dura è proprio accettare che non è colpa di nessuno. Poteva salutare Sarri e la squadra, certo. E se pensare che Higuain sia discutibile dal punto di vista umano ci fa stare meglio, potremmo anche farlo.
Ma bisogna accettare che un calciatore, soprattutto un grande calciatore, possa lasciare il Napoli per la Juventus. Stacce, direbbero a Roma. Lo fecero Altafini e Zoff in un’epoca che oggi viene rimpianta. E oggi nessuno si sognerebbe di dire che Zoff era un mercenario o che non era un galantuomo.