Quando il Napoli va a giocare in Russia o nei paesi dell’ex URSS (era già successo con Dinamo Mosca e Dnipro), inevitabilmente la mente del tifoso meno giovane va lì, a quell’amaro pomeriggio di Mosca del 1990.
Dynamo Kiev-Napoli, prima di Champions League per gli azzurri di Sarri, risveglia in tutti noi il ricordo di quel 7 novembre 1990 (stagione 1990/91) quando il Napoli disputò il ritorno degli ottavi della massima competizione continentale contro lo Spartak Mosca. All’epoca non c’era distinzione politica tra Ucraina e Russia e la Dynamo Kiev militava nella Vysšaja Liga, unico campionato sovietico, prima della disgregazione dell’U.R.S.S.
La Dynamo, squadra del colonnello Lobanovskyi, in quegli anni era una delle principali squadre europee, dopo i fasti di metà anni ’70 ed era tornata a primeggiare in Europa vincendo la Coppa delle Coppe 1985/86. Nella Vysšaja Liga lottava con CSKA, Torpedo e proprio Spartak Mosca per lo scettro del calcio sovietico.
All’epoca dei fatti la competizione si chiamava ancora Coppa dei Campioni, per gli amanti nostalgici del calcio che fu e c’era ancora Diego Armando Maradona. Il Napoli era alla sua seconda partecipazione alla maggiore competizione europea, la prima volta non era andata bene (eliminazione dal Real Madrid). La Coppa dei Campioni prevedeva la partecipazione solo delle squadre vincitrici dei rispettivi campionati e si partiva dai Trentaduesimi di finale.
Dopo aver eliminato i Campioni d’Ungheria dell’Ujpest Dosza (3-0 al San Paolo, 2-0 a Budapest) gli azzurri pescarono dall’urna nientemeno che lo Spartak Mosca campione in carica dell’Unione Sovietica, avversario ostico ma non insormontabile. Ben tre legni fermarono il Napoli al San Paolo, una gara stregata che terminò a reti inviolate col discorso qualificazione rimandato al ritorno.
Ritorno che si giocò il 7 novembre 1990: il Napoli, in completo azzurro, si reca nello storico impianto dello Stadio Lenin (oggi Luzhniki), la gara si gioca alle 16 del pomeriggio (ora italiana) e su Mosca è in corso una bufera di neve e gelo. Maradona non partirà con la squadra ma raggiungerà Mosca a poche ore dalla gara, nella notte precedente alla partita.
Il Napoli, orfano del Pibe de oro, gioca lo stesso una partita gagliarda, con Zola, Mauro e Incocciati che sfiorano a più riprese la segnatura, su un campo di gioco ai limiti della praticabilità, dinanzi a quasi 100.000 spettatori.
Albertino Bigon a mezzora dalla fine getta nella mischia anche un Maradona in condizioni precarie, ma non c’è nulla da fare, lo 0-0 non si schioda, nemmeno dopo un altro legno di Incocciati. Si va ai supplementari e poi ai rigori, dove Maradona segnerà il suo ultimo goal in una competizione continentale prima della squalifica per doping. Il Napoli fallirà un penalty con Marco Baroni ed uscirà mestamente dalla competizione (3-5 d.c.r il risultato finale).
Quella partita segna il capolinea di Diego Armando Maradona e del grande Napoli che fu, dopo un quinquennio di successi in Italia ed in Europa. Maradona, qualche mese più tardi, verrà squalificato per doping, il Napoli terminerà settimo in campionato ed inizierà il suo lento ed inesorabile declino.
Siamo sicuri che questa sera, quando il Napoli scenderà in campo nella bolgia dell’Olimpijs’kyj per il suo debutto stagionale in Coppa dei Campioni, chi di noi ha vissuto quel giorno amaro, anche solo per un attimo, andrà con la mente lì, a quello Spartak-Napoli di 25 anni fa.