Partiamo dai dati, come sempre, scegliendo come riferimento OPTA che fornisce numeri interessanti in tal senso. Ci limitiamo all’ultima gara, quella di Champions tra Dinamo Kiev e Napoli, dove sono emersi ancor più che con Milan e Palermo numeri significativi che denotano una metamorfosi tattica, un cambiamento di pelle da parte dell’undici di Sarri.
Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie, così i dati raccolti ed anche un diverso atteggiamento che abbiamo scorto nella squadra, nel modo di approcciare tatticamente alle partite, ci hanno insinuato il tarlo: ma vuoi vedere che Sarri sta lavorando a qualcosa di diverso rispetto al recente passato?
Il possesso palla. Già col Palermo, ma prima ancora in casa col Milan, ci eravamo accorti che qualcosa stava cambiando, i dati poi hanno confermato quella impressione: le percentuali bulgare di un anno fa sono lontane. A Kiev, dove Rebrov ha ben impostato tatticamente la partita, limitando i punti di riferimento per la linea difensiva del Napoli, il dato numerico del possesso palla è stato 50,3 % per gli ucraini e 49,7 % per il Napoli. Se guardiamo alla qualità dei singoli in campo, il dato dovrebbe preoccupare non poco, in quanto certamente i centrocampisti della Dinamo sono più deboli dei palleggiatori azzurri, sul piano della qualità. Se consideriamo che la media percentuale del possesso palla dell’intera stagione scorsa è stata di 62,85%, quota mai toccata in nessuna delle precedenti partite di questa stagione (ci si è avvicinati a questi numeri solo a Pescara), lo scenario complessivo appare più completo.
Baricentro più basso. In altre parole non è che il Napoli abbia “sofferto” la pur tosta e compatta compagine ucraina, ma forse è stata una scelta ponderata il voler lasciare, in determinati momenti della gara, il pallino agli avversari, arretrando di qualche metro il baricentro, che nella passata stagione è stato il più alto di tutto il campionato (53,3 metri). Per la prima volta, inoltre, i passaggi completati sono risultati praticamente pari con la squadra avversaria (483 Napoli e 469 Dinamo Kiev) e va considerato anche il lungo periodo di superiorità numerica, quando si analizza questo dato, che ha certamente favorito il Napoli.
Il Napoli di Sarri ha costruito la sua forza ed anche i suoi successi soprattutto sul gioco e sulla siderale distanza dagli avversari proprio in questi numeri. Nella scorsa stagione oltre al miglior possesso palla, è stata anche la squadra con la migliore percentuale di passaggi riusciti (85,82 %) e con più tiri in porta verso la porta avversaria: 510 conclusioni totali, 243 nello specchio, 267 fuori.
Anche il record di Jorginho, nella gara di Kiev, di 103/109 passaggi completati (94,5%, una enormità) viene confezionato solo nel finale e scaturisce da un possesso palla sterile e dagli scambi ravvicinati a trenta centimetri, a volte sempre allo stesso compagno. Dunque, i numeri parlano e fanno certamente riflettere, ma vanno sempre analizzati ed interpretati nella globalità di una singola partita.
Un altro dato non secondario, sempre in riferimento alla gara di Kiev, sono i passaggi in zona d’attacco, dove emerge che il calciatore che fa più passaggi in zona di attacco tra gli azzurri sia Allan (10/13), cioè il centrocampista dai piedi meno buoni, seguito da Jorginho (9/13). Questo anche perché la densità che la squadra avversaria solitamente oppone al Napoli è sempre molto alta, quindi è anche facile che alcuni passaggi nella trequarti avversaria siano intercettati dei difensori. Ecco perché Sarri sta lentamente dotando il Napoli di alcune varianti tattiche, che sono strettamente legate alle caratteristiche dei diversi calciatori in rosa.
La metamorfosi di Sarri. Meno possesso palla, più accelerazioni improvvise e verticalizzazioni, sulla falsa riga del 4-3-1-2 del suo Empoli, le due ali più vicine al centravanti e meno larghe in una sorta di “albero di natale” (un 4-3-2-1 per gli amanti dei numeri), il metodista a tentare l’imbeccata e la verticalizzazione per la punta centrale o la mezzala più avanzata in quella fase di gioco, con le ali a fungere da punte vere e proprie.
Sarri sta pensando di rendere il Napoli più imprevedibile, con due o tre variazioni sul tema mica da poco, aiutato anche dalla duttilità di alcune pedine, molto congeniali ai cambiamenti in corso d’opera. Spesso una delle due ali, soprattutto Callejon (ma non per forza lui), si abbassano sulla linea mediana a formare un 4-4-2 lineare ed equilibrato, con Mertens o Insigne a fare da seconda punta (cosa che per la verità avveniva anche lo scorso anno). Anche così si spiega il maggiore impiego del belga, più punta rispetto ad Insigne, a sua volta più ala sinistra e più efficace in fase difensiva.
Mercato prezioso. Ad aiutare Sarri, però, sono stati gli innesti dei nuovi arrivati, che hanno certamente dotato il Napoli di una rosa più eterogenea e che può disporre di più frecce nel proprio arco.
Prendiamo Zielinski, il dodicesimo titolare di questo inizio stagione. Il polacco è dotato di una grande accelerazione e di una siderale progressione palla al piede, il che gli consente di ribaltare l’azione risultando letale in ripartenza ed offrendo la variante del cambio di passo. Zielinski, sia col Milan che con il Palermo, è stato l’uomo in più sfruttando proprio questa caratteristica ed influendo in maniera importante sul risultato finale.
Il fatto di avere in panchina, mai come quest’anno, dei calciatori di livello tecnico assoluto, ancorché giovani (quindi più plasmabili e “morbidi” alle idee del tecnico) come il nazionale della Polonia, come Rog o Diawara, come lo stesso Giaccherini, che a dispetto dell’età, può offrire tantissimo per la sua duttilità tattica, potrà rivelarsi per il Napoli la carta decisiva per raggiungere gli obiettivi di stagione.
Il Napoli, dando uno sguardo ancora ai numeri dell’ultima gara, che si sommano a quelli precedenti (le tre gare di campionato) crea tanto, sciorina calcio purissimo e produce potenziali occasioni da rete a getto continuo (con la Dinamo a Kiev ben 9 a 4 per gli azzurri) .
Napoli Camaleonte. Questo significa che, nonostante si stia gradualmente cambiando pelle, il Napoli risulta sempre efficace e propositivo, anche se all’apparenza meno padrone del campo. Dato confermato, anche qui, dai numeri inequivocabili delle segnature (11 nelle 4 gare ufficiali fin qui disputate), che parlano di una media di quasi 3 reti a partita, oltre ad una serie nutrita di legni ed occasioni mancate.
Ben tre calciatori sono andati a segno con doppiette (Mertens, Milik, Callejon, ancora Callejon, Milik in Champions), altro elemento significativo perché denota la sistematicità con cui certi ruoli si trovano a contatto con la realizzazione, rendendosi sempre pericolosi in fase attiva.
Nel prossimo tour de force, dopo le trasferte di Palermo e Kiev, che vedrà il Napoli impegnato con Bologna, Genoa, Chievo e Benfica, ben 4 partite in 10 giorni, Sarri dovrà giocoforza puntare le sue fiches sulla panchina lunga, gettando nella mischia anche i vari Maksimovic, Rog, Diawara, Giaccherini e Gabbiadini.
E chissà che, a seconda di chi sarà chiamato alla titolarità del ruolo, non assisteremo a temi tattici sempre diversi, non tanto nello schieramento del modulo di partenza, quanto nei movimenti e nelle situazioni di gioco che si andranno a verificare sul campo, con una squadra più camaleontica e meno monotematica nello spartito da eseguire. Maurizio Sarri ha già dimostrato di essere molto sensibile a questo tipo di soluzioni, nell’ottica di un Napoli sempre più forte ed imprevedibile per l’avversario di turno.