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Tre storie intorno al Besiktas

Nella seconda metà dell’Ottocento, il football inventato dagli inglesi inizia ad avere seguito un po’ ovunque. Merito della spensieratezza con cui ventidue giovani in mutande rincorrono un pallone, o forse della capacità di risolvere con una partita antiche rivalità di campanile, fatto sta che il calcio impiega poco tempo a diventare fenomeno di massa. La storia del successo del pallone è stata raccontata milioni di volte, in milioni di salse e da milioni di angolazioni diverse, ma trattasi di angolazioni occidentali. Più a est le cose andavano diversamente.

Il club più importante di Turchia

Nello scenario geopolitico degli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dominato dalle dittature, i comportamenti dei tiranni rispetto alla diffusione del calcio furono diversi. Alcuni poteri assoluti d’occidente, ad esempio il regime fascista italiano, si impadronivano della pratica sportiva tramutandola in uno strumento di propaganda. Spostandosi a oriente, era sì consentito dedicarsi ad uno sport, purchè individuale. Nell’Impero Ottomano, particolarmente chiuso e conservativo in un periodo di profonda crisi interna, fu tassativamente bandito il gioco del calcio, perchè favoriva troppo le relazioni di squadra e poi perchè, semplicemente, era importato dall’estero. Ecco che alla squadra di Smirne viene concesso di giocare talune partite di esibizione e di assumere la denominazione inglese Football Club, a patto che non venissero convocati atleti turchi.

Il seme, tuttavia, era stato gettato. I turchi che non si riconoscevano più nella dominazione della Dinastia Ottomana fecero di tutto per creare dissenso e destabilizzazione. In contrapposizione agli ordini imperiali, nel 1901 venne fondata la prima squadra composta da soli calciatori turchi, i quali per dotarsi di uniformi recuperarono un po’ di materiale dalle divise scolastiche. I calzettoni e i pantaloncini erano immancabilmente neri, ma lo schiaffo più grande al Sultano Abdul Hamid II fu assumere la denominazione inglese FC Black Stocking, letteralmente Calze Nere. La prima partita ad Istanbul, contro una selezione di atleti greci, fu anche l’ultima perchè la polizia operò un colossale blitz per reprimere quella frivola manifestazione. Sfortunatamente per i sudditi del Califfato, ciò aumenterà la popolarità del calcio, tant’è che prima del 1910 saranno già oltre la decina le associazioni a praticarlo e nel 1904 verrà organizzato un primo torneo, proprio nel capoluogo turco. Nell’immaginario collettivo, le gesta del Black Stocking divennero leggendarie, tanto da indicare quella squadra come la più importante del calcio turco di ogni tempo.

Il volo delle Aquile Nere

Istanbul, già in tempi remoti, è stata il prototipo di moderna città metropolitana. Ha un’area urbana molto vasta e se si considerano tutti i suoi distretti e i comuni limitrofi, conta oltre 15 milioni di abitanti: è il centro europeo più popoloso. Da sempre, il calcio ad Istanbul è quindi una questione di zona, laddove l’appartenenza detta le regole del tifo. Nel 1903 viene fondato ufficialmente il primo club calcistico, inserito in un contesto polisportivo, che ovviamente non può chiamarsi con il nome della città, troppo banale. Il fondatore è un certo Samil Osmanoglu, nato in un distrretto di Istanbul che in epoca bizantina era chiamato Kounopetra, la culla di pietra. Tradotto in turco moderno, quel distretto prese il nome di Besiktas.

I primi anni non furono semplici. Come detto, il Sultano proibiva il gioco del calcio, quindi le società polisportive che lo annoveravano tra le discipline dovevano operare in quasi clandestinità. Ma la diffusione di questo sport ormai aveva raggiunto tutti i ceti sociali. Se, infatti, il Besiktas era espressione dei giovani patrioti che chiedevano al Sultano la reintroduzione della Costituzione del 1876, sempre ad Istanbul nacquero due nuove società calcistiche: nel 1905 venne fondato il Galatasaray, sulla spinta degli intellettuali laici, mentre nel 1907 fu la volta del Fenerbahçe, club nato dalla mente dei giovani di ceppo asiatico, radicati nel quartiere Kadikoy. L’anno dopo, il 1908, vide la marcia dei Giovani Turchi fino al palazzo del Sultano Abdul Hamid II, il quale fu costretto a concedere la Costituzione. Contestualmente, fu liberalizzata la pratica del calcio e qundi “legalizzate” le diverse società.

Il Besiktas scelse da subito il bianco e il nero quali colori della sua divisa, in quanto i fondatori riconobbero il netto contrasto derivante dalla presenza in Turchia di svariate culture. Uno dei giorni più importanti della storia del club è senza dubbio il 19 gennaio del 1941: allo stadio Şeref il Besiktas gioca una partita contro il Süleymaniye. All’improvviso si levano dieci, cento, mille voci all’unisono che inneggiano agli uomini guidati all’epoca da Osman Top. Mano a mano, tutto l’impianto si unisce al coro: “Kara kartallar! Kara kartallar!”, che significa “Aquile nere”. La partita finì 6-0 per il Besiktas, che da quel giorno assunse proprio quel soprannome.

Un record solo sfiorato

Il Besiktas è una delle cinque squadre ad aver vinto il campionato turco. Ad oggi sono 14 i titoli vinti dalle Aquile Nere, ma se il prestigio dei bianconeri, almeno in patria, avesse un nome e un cognome, sicuramente si chiamerebbe Gordon Milne. Inglese di Preston, un prestigioso passato da mediano nel Liverpool di Bill Shankly, Milne approda in Turchia nell’estate del 1987. E’ alla sua prima esperienza in un club straniero.

Al termine della prima stagione si piazza secondo alle spalle del Galatasaray, ma subito vince la Başbakanlık Kupası, una sorta di Coppa del Primo Ministro che si è giocata con varie formule fino al 1998. Nel 1989 il Besiktas termina la stagione ancora secondo in campionato dietro uno stratosferico Fenerbahçe, ma questa volta vince la TSYD Cup (un trofeo che riuniva le migliori squadre raggruppate per regioni), la Coppa di Turchia e la Supercoppa. Nel triennio ‘89/’91 in Turchia sarà dominio bianconero. Milne vince tre volte di fila il campionato, addirittura terminando imbattuto nella stagione 1990/91. Alza poi altre due volte la coppa nazionale (’90 e ‘94), un’altra volta la Supercoppa (1992) e ancora due volte la TSYD Cup (’91 e ‘94).

Nella stagione 1992-1993, il Besiktas era avviato a vincere il suo quarto titolo di fila. Sarebbe stato un record assoluto in quanto le squadre più titolate erano ferme, al pari dei bianconeri di Milne, a tre titoli consecutivi. L’ultima giornata di campionato attestò la parità di punti (66) tra Besiktas e Galatasaray, ma la vittoria andò ai giallorossi in virtù della migliore differenza reti. A titolo di cronaca, tale impresa riuscirà proprio il Galatasaray, nel 2000. Per i tifosi delle Aquile Nere, legittimamente, Gordon Milne è considerato una leggenda. Per problemi finanziari in cui incappò tra il 1993 e il 1994, la società dovette vendere tanti giocatori e rinunciare a Milne, che l’anno dopo allenò in Giappone, al Nagoya, prima di tornare nella sua seconda patria per allenare il Bursaspor, con il quale ottenne un ottimo quinto posto nel 1996/97, e il Trabzonspor, piazzandosi quarto nel 1998/99.

About author

Paolo Esposito è laureato in Economia Aziendale. Per lavoro si occupa di tax auditing con particolare attenzione al transfer pricing, al financial accounting e alle business restructuring. Tuttavia crede che di calcio sia meglio parlare in napoletano.
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