La domanda più ricorrente degli ultimi tempi, ripetuta come un mantra nei bar dello sport ma anche nelle conferenze di Maurizio Sarri è:
“Cosa manca al Napoli per vincere lo scudetto?”
Considerando che la squadra di Sarri la scorsa stagione si è piazzata seconda ad una distanza ragguardevole dal primato e che, in questo campionato, è attualmente al terzo posto a ben 13 lunghezze dalla Juventus (che però ha giocato una gara in più) ed a 4 dalla seconda piazza, sembrerebbe che manchi ancora molto. Lo stesso Sarri ha più volte ribadito che il Napoli, per struttura del club, non è in condizioni di programmare uno scudetto e che vincere il campionato costituirebbe un vero e proprio evento, un elemento di discontinuità storica.
A nostro avviso, al club azzurro più che chiedere cosa manchi per vincere, dovrebbe essere domandato quali sono le strategie per migliorarsi”. Cosa che, nella gestione De Laurentiis, peraltro, il Napoli ha quasi sempre fatto di anno in anno, con la sola eccezione della seconda stagione di Rafa Benitez.
Sul piano prettamente tecnico, guardando alla struttura della rosa azzurra, forse il Napoli dovrebbe tentare di equiparare in termini di qualità il reparto difensivo a centrocampo e attacco. Se dalla cintola in su la squadra offre un ventaglio di scelte di livello assoluto, con elementi di classe autentica e di qualità conclamata, lo stesso non si può certo dire del pacchetto arretrato.
In rapporto alla qualità, attuale e potenziale, di mediana e attacco, il Napoli lascia qualcosina nei confronti dei rivali proprio nel reparto arretrato ed è lì che deve “alzare l’asticella” se vorrà migliorarsi.
Il portiere. Pepe Reina va avanti con l’età ed ha bisogno di essere affiancato da un pari livello di stampo europeo, d’esperienza e di prospettiva al tempo stesso, uno che non faccia pesare sulle pur robuste spalle dello spagnolo il destino di una intera stagione densa di partite importanti, tra la ribalta europea e gli impegni di casa nostra. Un portiere a cui affidare la futura titolarità del ruolo, insomma, non un giovane di belle speranze ma un profilo già collaudato.
La difesa. In rosa abbiamo un 22enne, Elseid Hysaj, terzino titolare di fascia destra, un onesto e bravo interprete della linea sarriana, uno che potrà certamente crescere in prospettiva, ma non ancora un top. A sinistra ci sono Ghoulam e Strinic, anche loro, buoni interpreti del ruolo ma lontani dai livelli di eccellenza. Al centro troviamo Albiol e Koulibaly, esperienza ed esuberanza atletica, giocatori forti e affidabili ma certamente non il top del calcio internazionale. Dietro di loro ci sono le alternative Chiriches e Maksimovic, buoni centrali ma non fulmini di guerra, col secondo che si spera possa diventare calciatore importante in futuro.
Per migliorarsi significativamente si dovrebbe pensare a gente più collaudata e titolata, uno alla Kompany o alla Godin, tanto per fare dei nomi. E sulle fasce uno Schmelzer oppure un Filipe Luis, profili pronti da subito, calciatori che garantiscano forza mentale, caratura internazionale, con l’abitudine a competere ai massimi livelli.
Agli azzurri ora serve gente abituata alla “garra”, profili che aggiungano punti in termini di esperienza e di personalità, che sappiano prendere in mano le redini nelle situazioni complicate: in altre parole bisognerebbe reperire sul mercato i Mertens e gli Insigne della difesa, ma questo non è facile, anzi è quasi impossibile.
Il Napoli storicamente non si è spinto mai oltre un esborso di 20 milioni di euro per calciatori che non siano attaccanti, con l’eccezione Maksimovic che però è stato e resterà un unicum nell’agire e nel modo di fare calcio della società di De Laurentiis, sempre molto coerente in tal senso.
Difficilmente, quindi, il Napoli prenderà calciatori di questo calibro, dal profilo così alto e dispendioso. I nomi succitati hanno tutti ingaggi a sei zeri ed i rispettivi cartellini costano cifre blu, tanto da essere inaccessibili per le politiche di mercato azzurre.