Lo diciamo subito. Il titolo è una provocazione. Quindi, se volete leggere qualcuno che vi dica che Insigne è da Pallone d’Oro, interrompete la lettura all’istante.
La provocazione è frutto di una piccola irritazione. Da tempo ormai, si si spreca di tutto per Dybala. Dalle potenzialità da Pallone d’Oro all’essere l’erede di Messi e così via. In tempi in cui si parla della dieci del Napoli ad Insigne, noi crediamo che questa sia una questione secondaria e, pertanto, la sfioreremo soltanto.
Pensiamo invece sia primario porsi una domanda: ad oggi, qual è il livello di Insigne? Onestamente, il paragone con Dybala è irriverente, in questo momento. E non per l’argentino, che ha fatto vedere sì, cose egregie, ma ancora in maniera molto discontinua. Forse un po’ come l’Insigne di qualche anno fa. Oggi Lorenzo è nel pieno della sua maturazione calcistica ed è un calciatore completo. Salta l’uomo, sguscia in velocità, ha intelligenza tattica, visione di gioco, segna caterve di gol, ripiega in fase difensiva. Il tutto, con grande continuità all’interno dei novanta minuti.
Quindi, accostarlo a Dybala ci sembra riduttivo. Andiamo oltre. Ci chiediamo e vi chiediamo? Cosa ha fatto Insigne, quest’anno, meno di Neymar? Sì, proprio Neymar. A tutta prima, l’accostamento può sembrare blasfemo. Ma, in tutta onestà, non riusciamo a trovare caratteristiche del brasiliano che non ritroviamo nel giocatore del Napoli. Al massimo, forse il contrario. La differenza può essere nella casacca che indossano i due (come per Dybala) e nel conseguente sostegno mediatico. Oppure nell’odiosa propensione di O’Ney alla simulazione. In Nazionale, il brasiliano non riesce ancora ad essere trascinatore e, non raramente, le sue prove sono state incolori.
Non fossimo tifosi del Napoli, saremmo curiosi di vederlo proprio in blaugrana, inserito in quel contesto di gioco, a duettare con Messi e Suarez. Con quella maglia lì -siamo sicuri- prima o poi qualcuno parlerebbe di Pallone d’Oro per Lorenzo. Senza esser presi per pazzi o dileggiati, come sicuramente starà accadendo a molti che possono leggere questo articolo.
Se proprio dobbiamo trovare qualcuno che, nel ruolo, è ancora superiore o che comunque non ha nulla da invidiare ad Insigne è Hazard. Molto apprezzato, ma meno pubblicizzato di Dybala e Neymar, anche il belga è ormai un calciatore completo che ha spunto, visione di gioco e capacità realizzativa.
Ciò che è certo, è che ormai Insigne è ai vertici del calcio mondiale nel suo ruolo. Ed è importante che i napoletani siano consapevoli di questa cosa. Perchè finchè ce la vogliamo far raccontare dagli altri, Ronaldo sarebbe riserva nella Juventus e il Milan di quest’anno “sarà stellare” (cit.).
Dopo il gol al Bernabeu e l’ottima premessa delle perle col Lichtenstein, ora non rimane che la consacrazione con la Nazionale. Di cui Insigne può essere simbolo e trascinatore. In fondo, è dai tempi di Baggio che l’Italia non ha un giocatore di estro e fantasia che sia l’uomo di punta della squadra. Quello decisivo. Erano i mondiali americani. Sono passati 23 anni. Nel 2006 abbiamo vinto e c’erano Totti e Del Piero. Ma quella squadra si poggiava su Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Pirlo e Gattuso. I grandi attaccanti che aveva l’Italia in quella fase, ruotavano.
E, in fondo, Insigne potrebbe essere anche il tramite per un riavvicinamento dei napoletani alla Nazionale. Nessun giocatore del Napoli è mai stato realmente protagonista con l’Italia. Forse è anche questo tra i motivi della disaffezione verso le vicende dell’Italia.
Nei pregi di Insigne però, prima abbiamo volutamente trascurato la personalità. Anche sotto questo profilo, il talento di Frattamaggiore è migliorato moltissimo. L’intervallo di Sampdoria-Napoli è stata un’epifania. Abbiamo rivisto Diego che faceva appello ai tifosi del Napoli. Era il 1988. Il Napoli Campione d’Italia doveva affrontare il Milan di Sacchi nello scontro diretto. Maradona chiese a gran voce di non volere vedere “nemmeno una bandiera del Milan” perchè quando si andava al nord, il Napoli e Napoli erano continuamente vittima di cori discriminatori. A Genova, Insigne ha riportato la chiesa al centro del villaggio. Possiamo sbagliarci ma, a memoria, non ricordiamo nessuna difesa così decisa e sentita della città, da parte di un giocatore nell’era De Laurentiis. Nemmeno da parte di Hamsik.
E allora, noi non abbiamo un giudizio definitivo sulla dieci, ma pensiamo che sarebbe bello se Hamsik riconoscesse ad Insigne la maturità e la solidità che ha raggiunto e gli dicesse, porgendogli la fascia “Tieni Lorenzo. Io te l’ho custodita con cura. Ma è sempre stata tua. Ora sei pronto”. Magari aggiungendo qualcosa del tipo “Però, mi raccomando, se vieni sostituito, non t’incazzare e non fare piazzate”.
Se la fascia sì, perchè la dieci no? In realtà è ni. Noi facciamo un distinguo. Per l’ambiente Napoli, sarebbe un passo da compiere. Diego è stato unico. E se rimetti quel numero sulla maglia del Napoli, non cancelli il più grosso tributo che si possa fargli. Quello è nel cuore e nei ricordi di tutti. Negli aneddoti, nei racconti, nelle emozioni. Che vengono trasmesse e rievocate ogni giorno. Anche a livello visivo, tra murales e capelli, non mancano testimonianze del passaggio di Maradona a Napoli.
Riassegnare la dieci sarebbe un modo ulteriore per prendere consapevolezza che quell’epopea è finita. E’ stata meravigliosa e irripetibile. Ma altri eroi e miti sono possibili.
Ciò che ci desta qualche perplessità, è l’opportunità di questa scelta per Insigne stesso. Pensiamo che sia pronto per la fascia di capitano. Ma il numero dieci del Napoli è qualcosa che va ben oltre. Pesa molto più dei galloni di capitano, così come di qualsiasi cifra spropositata che qualche sceicco può pagare per acquistarti. E la volubilità della piazza di Napoli potrebbe essere devastante nei momenti di appannamento dell’ala azzurra. Noi non dimentichiamo quanto anche Insigne, come Hamsik e lo stesso Maradona, siano anche loro stati contestati da buona parte dei nostri stessi tifosi. E va ricordato che l’ultimo capitano che ha indossato quella maglia è rimasto tramortito e schiacciato da questo macigno. Ed era il più grande di tutti. Con due palle quadrate.
In definitiva, l’anno scorso, all’ipotesi della cessione di Higuain per novanta milioni, noi eravamo favorevoli. Per un giocatore di 29 anni, pur forte come il Pipita, sono tantissimi. Quell’operazione, aveva senso per noi e aveva senso per le ambizioni Champions della Juventus. I bianconeri non l’hanno alzata. Noi oggi abbiamo un Napoli migliore, senza Higuain.
Per Insigne invece no. Non crediamo sarebbe sensato accettare novanta e neanche cento milioni. Molti si erano sbagliati nel vedere in Higuain un simbolo e un trascinatore, totalmente compenetrato e in osmosi con questi colori e questa città. Non era lui. Era Lorenzo. E la cessione dell’argentino ora ce lo rende chiaro a tutti.