Per terminare senza parafrasi la citazione musicale (un consigliatissimo disco dei CCCP del 1985) verrebbe da dire “del conseguimento della maggiore età”. Da preliminare a preliminare, il Napoli contro il Nizza deve dimostrare di essere diventato grande, di saper affrontare un impegno decisivo in partita secca, senza appello.
Come si presentano gli azzurri di Sarri a questo impegno rispetto all’undici di Benitez che fu eliminato dai baschi? Proveremo a rispondere in cinque punti chiave
a. LA CARATURA DELL’AVVERSARIO
Non è eresia affermare che la Liga è decisamente più competitiva della Ligue 1, ma per capire chi sia più forte tra gli spagnoli e i francesi, al di là del valore intrinseco dei singoli calciatori, è utile confrontare il rendimento (sia interno che europeo) nei precedenti cinque anni di gestione tecnica, partendo dalla stagione che ha fruttato la qualificazione al turno preliminare di Champions League.
Prima di centrare la quarta piazza utile a giocarsi l’accesso ai gironi contro i partenopei, il Bilbao aveva ottenuto in sequenza un ottavo, un sesto, un decimo e un dodicesimo posto in classifica. Campionati deludenti? Non esattamente: nello stesso periodo di tempo, i leoni allenati da Joaquín Caparrós prima e dal loco Bielsa poi riuscirono a raggiungere due volte la finale di Coppa del Re e una volta addirittura quella di Europa League. A ciò si aggiunga che da sempre il Bilbao è una delle formazioni più competitive in terra iberica, essendo una delle tre (insieme ovviamente a Barcellona e Real Madrid) a non essere mai retrocessa in quasi 120 anni di storia ed essendo a pieno merito tra le più vincenti, con i suoi otto titoli, 23 coppe nazionali e 2 Supercoppe. Giusto per completezza, l’allenatore di quel Bilbao giustiziere del Napoli era Ernesto Valverde, fresco di nomina quest’estate sulla panchina del Camp Nou.
Il Nizza, dal canto suo, aspira a ripercorrere le orme del PSG e del Monaco, pur sapendo di avere a disposizione un bacino d’utenza ridotto e di giocare in un campionato che non è esattamente tra i più ambiti d’Europa. I soldi ci sono, lo dimostrano i corposi investimenti effettuati per ingaggiare e poi trattenere Balotelli e mister Favre, tecnico svizzero proveniente dal Monchengladbach e tentato dalle sirene dell’altro Borussia, quello di Dortmund. Con lui al timone e con Supermario in avanti, il Nizza è passato da quattro campionati anonimi su cinque (solo un quarto posto nel 2013, poi nulla oltre l’undicesimo) ai recenti quarto e terzo posto in graduatoria. Al tecnico, e al consorzio cino-americano insediatosi da qualche tempo, va anche riconosciuto il merito di aver lanciato molti giovani che stanno attirando le attenzioni di diversi top club europei: da Cardinale a Dalbert, passando da Seri ed Eysseric, solo per citarne alcuni.
E’ evidente, tuttavia, che nel 2014 il Napoli si trovò di fronte una muraglia biancorossa dalle solide fondamenta mentre in questo caso, pur incarnando un progetto estremamente interessante, il Nizza somiglia più ad un cantiere aperto.
b. IL CALCIOMERCATO
Nell’estate del 2014 i tifosi azzurri sognarono tanto ma si svegliarono con poco.
Partendo dalle cessioni, De Laurentiis vendette a prezzo di saldo tre uomini della vecchia guardia: Behrami, Dzemaili e Pandev andarono via per nemmeno dieci milioni complessivi. Non fu riscattato Reina dal Liverpool (lo spagnolo sarebbe tornato l’anno successivo con Sarri), mentre l’unico affare in termini economici fu l’incasso di quasi dieci milioni per la cessione di Federico Fernandez allo Swansea. In entrata, l’unica operazione buona fu l’intuizione Koulibaly, preso dal Genk per otto milioni. Poi il “solito” tormentone Mascherano (in voga ai tempi di Benitez), il ripiego Kramer, fino alla bufala Fellaini. Pare che il Manchester United avesse accettato l’offerta del Napoli di 16 milioni di Euro (il belga era stato pagato il doppio appena l’anno prima), ma non se ne fece nulla perché la richiesta di cinque milioni netti all’anno da parte del centrocampista riccioluto fu considerata troppo alta. Ciò che di nuovo i tifosi videro in mediana furono David Lopez, De Guzman e Michu, oltre al ritorno di Walter Gargano dal Parma.
Quest’anno, in attesa di accedere ai gironi, il Napoli non ha fatto sfracelli in sede di mercato. Sono arrivati Mario Rui, fedelissimo di Sarri e alternativa a Ghoulam sulla fascia mancina, e Adam Ounas, promettente esterno d’attacco che dovrebbe far rifiatare Callejon. Non è stata ancora risolta la questione riguardante il portiere, sospesa tra il rinnovo di Reina e le difficoltà a trovare un suo erede, mentre sugli esterni manca ancora qualcosa. Di buono, anzi di ottimo, c’è che De Laurentiis si è mosso per tempo, rinnovando i contratti dei calciatori con tante richieste sul mercato: Insigne, Mertens, Callejon, Jorginho, lo stesso Hamsik, sono stati messi in ghiaccio durante l’anno proprio per evitare sgradevoli sorprese estive.
c. IL CONFRONTO TRA LE ROSE
A corollario del punto precedente, quale diretta conseguenza della campagna trasferimenti, c’è l’organico di cui dispone l’allenatore. Dal 4-2-3-1 di Benitez al 4-3-3 di Sarri è passata tanta acqua sotto i ponti, anche se le due formazioni titolari presentano diversi uomini in comune. Partendo dal presupposto che sia in quella occasione che in questa l’andata è di scena al San Paolo, è utile confrontare la formazione titolare di quel 19 agosto 2014 con quella di oggi.
Il duello tra i portieri, Rafael e Reina, è decisamente vinto dallo spagnolo, che davanti ha gli stessi due centrali titolari nel precedente preliminare. Albiol e Koulibaly contro il Bilbao furono affiancati da Maggio e Britos, mentre quest’anno agiranno Hysaj e Ghoulam. E’ di tutta evidenza che la linea difensiva odierna sia più attrezzata della precedente.
Stesso discorso si può fare per la mediana: male assortita, leggera e poco dinamica quella allestita da Benitez, che aveva in Gargano e Jorginho la coppia di partenza ma che alla prova dei fatti consegnò al campo un italo brasiliano timido, spaesato e divorato dagli spazi. Ben presto fu sostituito da David Lopez. Di tutt’altro lignaggio è il centrocampo costruito da Sarri, che ha finalmente nello stesso Jorginho il suo perno, leader e “direttore in campo”. Il maggior equilibrio tattico dato da tre uomini invece dei precedenti due consente innanzitutto di avere maggior copertura degli spazi. Inoltre, a seconda dell’avversario, al mister di Figline è possibile configurare il terzetto a seconda che siano richiesti muscoli (Diawara e Allan) oppure tecnica (Hamsik e Zielinski). Il giovane Rog, infine, è il jolly buono per tutte le situazioni. Queste alternative, evidentemente, a Benitez non furono concesse.
In attacco è ovvio riconoscere la superiorità di Higuaìn rispetto a tutti gli altri, anche se Mertens, con un bottino di 34 gol stagionali (el Pipita nell’anno del record ne fece solo quattro in più e Dries ha cominciato a giocare centravanti a metà ottobre), ha tutt’altro che sfigurato al suo posto. Sono rimasti Callejon e Insigne sugli esterni, mentre l’uomo in più tra le linee in quel Napoli era Hamsik: è nota a tutti la fatica che fece lo slovacco per adattarsi alla nuova collocazione voluta da Benitez. Arretrando di qualche metro il suo raggio d’azione, oggi il capitano da girovago della trequarti è diventato il faro della cosiddetta catena di sinistra: una volta innescati i suoi movimenti, l’interazione con Insigne e Ghoulam provoca dolori a tutti.
d. LA PREPARAZIONE ESTIVA
Il ritiro estivo del Napoli segue ormai lo stesso copione da diversi anni. La località trentina di Dimaro accompagna le prime sgroppate dopo le vacanze. Nel 2014, complice il preliminare, i tempi furono compressi e i ritmi serrati: la preparazione durò in tutto 12 giorni, dal 17 al 29 luglio, e si giocò, oltre che con la locale rappresentativa amatoriale, in sole due occasioni, contro la Feralpisalò e i greci del Kalloni.
Inoltre, come tutti gli anni pari, il 2014 si visse nella costante apprensione per i nazionali, chiamati a vario titolo dalle rispettive federazioni per gli impegni più svariati. Tra amichevoli internazionali e Mondiali in Brasile (non esattamente dietro l’angolo), gli stranieri del Napoli si ritrovarono insieme al resto della truppa solo pochi giorni prima della gara contro l’Athletic. I Rojiblancos, al contrario, per espressa politica societaria coltivano solo talenti di terra basca: non avendo stranieri in rosa, prepararono la partita contro il Napoli praticamente nel corso di tutto il ritiro.
Dimaro 2017, diversamente, può essere l’arma in più a disposizione di Sarri, che ormai conosce bene cosa significa preparare un impegno cruciale per il resto della stagione. Venti giorni di ritiro, quattro amichevoli con crescente livello di difficoltà, un quadrangolare come l’Audi Cup che costringe a giocare due volte in ventiquattro ore. Poi ancora amichevoli internazionali, contro Bournemouth ed Espanyol, prima di arrivare all’appuntamento tanto atteso. A giudicare dalle ultime uscite, questa squadra sembra avere nelle gambe già almeno un’ora di gioco ad alto livello.
e. L’ARIA CHE TIRA
Un famoso giornalista di un’emittente nazionale, che aveva visto da vicino l’ultima creatura di Benitez, ebbe a dire: “il Napoli sembra una quinta superiore”. A cominciare dall’allenatore, che accettò l’opzione per un altro anno di contratto imposta da De Laurentiis pur essendone in disaccordo, era quasi solidificata e tangibile quell’aria di rivoluzione strutturale dalle parti di Castelvolturno. Al novantesimo del ritorno contro il Bilbao, che sancì la retrocessione degli azzurri in Europa League, Higuaìn rispose seccato e a monosillabi nelle interviste di rito, mentre alla squadra a giorni alterni furono imposti diverse volte il silenzio stampa e il ritiro. Va ricordato che, paradossalmente, quella squadra riuscì a vincere la Supercoppa ai danni della Juventus e che, nella primavera successiva, arrivò ad un passo dalla finale di Europa League, perdendo in modo controverso nella doppia sfida al Dnipro. Come dire: non tutti i mali vengono per nuocere.
Oggi il clima sembra diverso. I giocatori hanno unanimemente e volontariamente rinunciato alla facoltativa quarta settimana di vacanza. Tutti insieme e tutti dall’inizio in vista della sfida al Nizza. I volti più rappresentativi hanno deciso di restare ed hanno accettato di buon grado le condizioni imposte dalla società per rinnovare e adeguare i rispettivi contratti. Ormai la squadra ha meccanismi rodati e, al di fuori dei soliti errori individuali che spesso costano caro, è evidente quanto sia cresciuto il livello di consapevolezza nei propri mezzi.
Osservando questi elementi essenziali verrebbe quindi da pensare che il Napoli avrà un impegno più agevole contro il Nizza di quanto non lo sia stato sfidare l’Athletic Bilbao. Tuttavia, a parte quello in campo, l’unico arbitro in grado di decidere la sfida sarà il campo. Sperando che, in autunno, quella musichetta che piace tanto ai tifosi e quell’urlo che li ha resi famosi tornino a riecheggiare dalle parti di Fuorigrotta.