Comincia Roma-Napoli ma la solita tensione manca. Razionalmente ci chiediamo come sia possibile: è appena iniziata la gara attesa da giorni e non siamo in fibrillazione? Trascorrono i minuti ed i ritmi blandi mutano la nostra sensazione in fatti acclarati.
Il Napoli giochicchia e non rischia nulla, le solite trame di gioco dei partenopei passeggiano comodamente sul prato dell’Olimpico senza stressarsi.
La Roma sembra piccola, impossibilitata a rendersi pericolosa, nonostante avesse tra le fila chi l’ha buttata dentro sette volte in sette gare.
Il Napoli non diverte come al solito, ma non desta mai preoccupazione.
Tra un’uscita a vuoto di Reina nel primo tempo e un miracolo dello spagnolo su Fazio nella ripresa c’è stato il bel gol di Insigne. Esultiamo. Ma lo facciamo nella maniera in cui lo fa chi ha la consapevolezza che il gol prima o poi sarebbe arrivato.
La Roma cresce alla distanza, ma non troppo. Proprio come la tensione che vive in noi.
Dopo cinque minuti di recupero l’arbitro fischia la fine e noi tiriamo un flebile sospiro di sollievo, anzi due. Siamo stanchi, più del solito, nonostante la gara sia stata vissuta con una inconsueta serenità.
Ci chiediamo il perché.
Con un briciolo di forza accendiamo i riflettori e lo facciamo sullo Juventus Stadium, scenario di un qualcosa che non andava in scena da bel quarantuno gare: la Juventus perde con la Lazio.
Adesso capiamo.
E’ stata quella la gara che ci ha gasato, esaltato, estasiato. Abbiamo tifato Lazio come se in campo vi fosse il Napoli, “abbiamo” sofferto e vinto. Quando è iniziata Roma-Napoli noi la partita degli azzurri l’avevamo già vissuta.
Siamo stanchi ma felici.
Il vento sembra cambiato: la Juve inciampa, il VAR tranquillizza, le avversarie non convincono, il Napoli sembra maturo.
Sembra.
Adesso spazio al silenzio e testa a Manchester. In attesa di ulteriori, soavi, conferme.