Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri…
A poco più di 8 mesi dall’Apocalittica serata di San Siro che ci ha negato il Mondiale dopo oltre 60 anni, il calcio italiano si ritrova ancora una volta a far fronte a tantissimi dubbi, poche (buone) certezze ed un presente/futuro avvolto dalle polemiche e da pochi margini di programmazione.
Dal 14 novembre in poi la tempesta che ha avvolto la Figc ha portato finora al commissariamento targato Fabbricini, al cambio in panchina tra lo sciagurato Ventura (bravo solo a rispettare la scadenza contrattuale senza incorrere in penali) ed un Mancini in formato nazionalpopolare, con nel mezzo l’interregno Di Biagio.
Le riforme? In stand by quella dei campionati, in itinere quella delle squadre B, anche se -Juventus a parte- sembrano tutte propense a voler partire dalla stagione 2019/2020, in cassaforte quella della Lega di A sulla riduzione dei tempi del calciomercato, la prossima stagione si avvia a partire con il solito enigma iscrizioni tra Serie C e Serie B e con ben 8 orari differenti sulle 10 partite a giornata del massimo campionato causa finestre televisive.
Tra le poche cose buone da segnalare oltre alla qualificazione dell’Italdonne del Ct Milena Bertolini ai prossimi Mondiali 2019 ed all’argento Europeo dell’Under 17 maschile, vi è anche la volontà della Federazione di dare ulteriormente credito e spinta allo sviluppo del calcio in rosa, con il passaggio di consegne tra Lnd e la stessa Figc, pronta ad occuparsi dell’organizzazione del prossimo campionato di Serie A con annessa la riforma del torneo cadetto.
Un commissariamento tutt’altro che semplice quello di Fabbricini, alle prese anche con la rivolta di gran parte delle componenti, fortemente decise a porre fine alla sua gestione, ma ancora arroccate dietro strategie e ricerca di papabili candidati alla poltrona più importante di Via Allegri: un tam tam che ha prodotto il nome di Abete, penultimo Presidente Federale eletto, ma che potrebbe essere messo fuorigioco dalla norma che vieta a chi ha già trascorso 3 mandati alla guida del Comitato Olimpico o di Federazioni Nazionali di potersi ricandidare.
Nel mentre si dirimerà la questione tra Collegio di Garanzia del Coni, Tar del Lazio o Consiglio di Stato, appare evidente un’assenza fondamentale: quella di idee e programmi per la rinascita del calcio italiano.